Eccidio di Vallucciole

Eccidio di Vallucciole
Il corpo di Ofelia Michelacci tra le macerie della propria casa[1]
Tipostrage
Data13/04/1944
LuogoVallucciole
StatoItalia (bandiera) Italia
ProvinciaArezzo
ComunePratovecchio Stia
Coordinate43°50′13.77″N 11°40′12.37″E
Responsabilidivisione Hermann Göring
Motivazioneoperazione antipartigiana
Conseguenze
Morti109
Feriti207
Dispersi22
Sopravvissuti509
Beni distruttiVallucciole

L'eccidio di Vallucciole è stata una strage nazifascista compiuta il giorno 13 del mese aprile dell'anno 1944 a Vallucciole, frazione di Stia (attuale comune di Pratovecchio Stia) in Provincia di Arezzo.

Con un bilancio finale di 109 vittime e 207 feriti, è una delle stragi nazifasciste più gravi avvenute sul territorio italiano durante la Seconda guerra mondiale.

Contesto

A seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, nell'inverno successivo iniziarono ad organizzarsi nella zona appenninica dell'alto Casentino e della valle del Bidente (tra Forlì ed Arezzo) i primi gruppi partigiani, che iniziano a compiere sempre più operazioni contro fascisti e nazisti, che dall'aprile 1944 (cioè dopo la sconfitta nella battaglia di Cassino) iniziarono a compiere rappresaglie sempre più cruente, al fine di terrorizzare la popolazione nel tentativo di separare i civili dai partigiani.[2] Intanto, nell'Appennino forlivese nasce la prima repubblica partigiana dell'Italia del nord, la Repubblica partigiana del Corniolo.

Nella primavera del 1944 il comune di Stia era amministrato dal sindaco Martellucci, oltre che dal segretario Angelo Giabbani e dal segretario politico Cesare Francalanci, e era sede di una piccola guarnigione tedesca guidata dal tenente Egger, mentre il quartier generale del comando tedesco si trovava nel vicino Borgo alla Collina.[3]

La strage

Il 4 aprile a Firenze il generale tedesco Dostler aveva ordinato al colonnello von Heydebreck di ripulire la Linea Gotica, allontanando con la forza la popolazione civile, anche per mezzo di stragi dimostrative che fossero da monito per chi avesse appoggiato la Resistenza:[4] la divisione Hermann Göring ebbe l'incarico di bonificare il territorio compreso tra la statale 71 del Passo dei Mandrioli e la statale 67 del Passo del Muraglione, tra Bibbiena, Verghereto, San Godenzo e Dicomano, mentre il versante romagnolo venne assegnato ai soldati della Kampfgruppe comandata del maggiore Freyer.[3]

L'8 aprile il maggiore Unterricht della divisione Hermann Göring giunse così a Stia per pianificare con il brigadiere Emilio Biami un rastrellamento.[5] Il giorno successivo, un reparto tedesco si insediò a Pratolino, sulla strada che unisce Bologna a Firenze, mentre l'11 aprile si presentano a Molino di Bucchio tre militari tedeschi in abiti civili che, spacciandosi per prigionieri di guerra statunitensi in fuga, tentarono di entrare nella Resistenza italiana, ma furono fermati dai partigiani della brigata garibaldina "Faliero Pucci": durante un'improvvisa sparatoria, vennero uccisi due tedeschi e ferito il terzo in fuga, che attivò i propri commilitoni per recuperare i cadaveri ed effettuare una rappresaglia che portò ad incendiare alcune case e arrestare un paio di donne, interrogate a Firenze e poi rilasciate.[3]

Il corpo tumefatto del piccolo Viviano Gambineri (3 mesi d'età) preso a calci come una palla dai nazifascisti, con il cranio fracassato e 8 colpi di pistola sparati nel petto.[6]

Il 12 aprile il maggiore von Loeben al comando di 800 uomini del 1º reggimento Flak della divisione Hermann Göring giunse a Stia, dove alle ore 3:00 del mattino del giorno dopo diede ordine di fare terra bruciata e massacrare tutta la popolazione civile della valle, inclusi anziani, donne e bambini. Furono così uccise 14 persone a Giuncheto, 6 a Molino di Bucchio, una a Santa Maria, una al Molinuzzo, 12 donne e 4 bambini a Serelli, 17 persone a Vallucciole, due nelle fattorie della Capanna e della Canonica, 27 persone a Monte di Gianni, 6 persone a Moiano, dove sequestrarono anche un gruppo di donne, una delle quali di appena 17 anni fu stuprata da un branco di 4-5 tedeschi, nonostante le suppliche della madre che fu fucilata;[7] altre donne vennero stuprate e poi uccise.[8]

Dopo essersi concentrati verso il Monte Falterona, trascinandosi circa una trentina di ostaggi, i tedeschi tentarono un'operazione antipartigiana, ma senza esito. Ritornati a valle, fra Molino di Bucchio e Giuncheto, iniziarono a uccidere i tutti i prigionieri, fingendo di rilasciarli ma poi fucilandoli alle spalle mentre si allontanavano.[3]

Complessivamente, nella giornata del 13 aprile 1944, vennero uccise 105 persone. La notizia del massacro giunse a Stia già nella mattina della stessa giornata: monsignor Oliviero Vannetti si precipitò dal comandante tedesco Egger per supplicare di risparmiare il monastero, mentre nel pomeriggio organizzò con la Misericordia una squadra di soccorso,[9] che partì il giorno successivo dopo aver ottenuto l'autorizzazione dai tedeschi, iniziando a seppellire le vittime nel cimitero del santuario di Santa Maria. Il 15 aprile vennero seppellite le vittime di Vallucciole.

Il 17 aprile 1944 vennero fucilati a Stia 17 partigiani.

Il 18 aprile il sindaco Martellucci fece affiggere un manifesto per tentare di giustificare la strage quale rappresaglia per l'omicidio di "tre camerati tedeschi" e per il possesso illegale di armi da parte delle vittime, mentre il vescovo di Fiesole inviò il 22 maggio un memoriale a papa Pio XII.[3]

Elenco delle vittime

  1. Andreani Oretta
  2. Beoni Olinto
  3. Beoni Santa
  4. Berti Teresa
  5. Bucchi Adamo
  6. Bucchi Angiolo
  7. Bucchi Antonio
  8. Bucchi Cesello
  9. Bucchi Duilio
  10. Bucchi Franco
  11. Bucchi Giulio
  12. Bucchi Giuseppa
  13. Bucchi Igino
  14. Bucchi Marisa
  15. Bucchi Primetta
  16. Bucchi Zaira
  17. Ceccarelli Maria
  18. Ciofini Luciana
  19. Conticini Basilio
  20. Conticini Evelina
  21. Corsetti Maria
  22. Ermini Erminia
  23. Fabiani Teresa
  24. Fatucchi Gino
  25. Fioriti Maria
  26. Gambineri Adamo
  27. Gambineri Attilio
  28. Gambineri Paola
  29. Gambineri Viviano
  30. Gargiani Bruno
  31. Giabbani Giuseppe
  32. Gori Alduina
  33. Gori Amedeo
  34. Gori Lucia
  35. Lamberti Gina
  36. Marchi Angiolo
  37. Marchi Luciana
  38. Marchi Maria
  39. Marchi Olinto
  40. Marconcini Annita
  41. Marconcini Bianca
  42. Marconcini Bruna
  43. Marconcini Fleana
  44. Marconcini Gina
  45. Michelacci Armando
  46. Michelacci Caterina
  47. Michelacci Cesira
  48. Michelacci Isolina
  49. Michelacci Livia
  50. Michelacci Marco
  51. Michelacci Ofelia
  52. Michelacci Silvio
  53. Michelacci Virginia
  54. Nocilla Angelina
  55. Paoli Clorinda
  56. Peloni Adalgisa
  57. Poponcini Agostino
  58. Poponcini Domenico
  59. Ragazzini Domenico
  60. Ragazzini Iacopo
  61. Ricci Raffaello
  62. Ringressi Genoveffa
  63. Ringressi Giuseppe
  64. Ringressi Guglielmo
  65. Ristori Fortunata
  66. Rossi Marianna
  67. Salvi Cesare
  68. Seri Ernesta
  69. Seri Maria Giulia
  70. Seri Pierino
  71. Seri Santi
  72. Seri Severino
  73. Seri Zaira
  74. Sestini Fortunato
  75. Talenti Nello
  76. Tommasi Ameris
  77. Tommasi Carlo
  78. Tommasi Nello
  79. Tommasi Sergio
  80. Tonielli Luigi
  81. Trapani Dario
  82. Trapani Florio
  83. Trapani Giulio
  84. Trapani Pasquale
  85. Trenti Ada
  86. Trenti Adolfo
  87. Trenti Amelia
  88. Trenti Concetta
  89. Trenti Duilia
  90. Trenti Eufemia
  91. Trenti Giuseppe
  92. Trenti Giuseppe
  93. Trenti Isolina
  94. Trenti Maria
  95. Trenti Opiero
  96. Trenti Ottavina
  97. Trenti Rina
  98. Trenti Virginia
  99. Vadi Angiola
  100. Vadi Franco
  101. Vadi Giuseppe
  102. Vadi Orlando
  103. Vadi Pasquale
  104. Vadi Pietro
  105. Vadi Sabina
  106. Valenti Giuseppe
  107. Venturacci Veneranda
  108. Vignali Concetta
  109. Zampilli Fulvia

Processi

Processo per le stragi naziste di Vallucciole, Monchio e Cervarolo presso il Tribunale militare di Verona (2009-2011)

Il primo fascista locale, ossia il segretario comunale di Stia, accusato per i fatti connessi alla strage, fu assolto con formula piena l'8 febbraio del 1946[10], mentre il 15 marzo 1946 la Corte d'assise straordinaria di Arezzo assolse gli altri fascisti locali accusati della strage per insufficienza di prove.

Nel 1994 venne scoperto in uno scantinato della procura generale militare di Roma il cosiddetto armadio della vergogna, contenente anche un faldone di vecchie indagini sulla strage di Vallucciole. A distanza di 50 anni si riuscì così a portare a processo i responsabili dell'eccidio ancora in vita e far emergere che questa strage sproporzionata fu in realtà premeditata e pianificata nel contesto delle esigenze belliche naziste dell'epoca, cioè non fu una rappresaglia conseguente all'uccisione di due spie tedesche. Il processo di Verona, iniziato il 17 dicembre 2009, portò alla presentazione delle scuse ufficiali all'Italia da parte del ministro degli esteri della Germania.[11]

Dopo due anni di processo, in cui furono giudicati anche la strage di Monchio e la strage di Cervarolo, il 6 luglio 2011 il Tribunale militare di Verona condannò alla pena dell'ergastolo Alfred Luhmann, Helmut Odenwald, Ferdinand Osterhaus, Fritz Olberg, Wilhelm Karl Stark, Erich Koeppe e Hans Georg Karl Winkler, mentre a seguito del decesso di Wilhelm Bachler, Gabriel Horst e Günter Heinrot venne disposto il non luogo a procedere per quest'ultimi.[12] Il 4 dicembre 2014 la Corte d'appello di Roma annullò la condanna a carico di Koeppe, Odenwald e Osterhaus, così come la condanna a carico della Germania in base al principio d'immunità degli stati sovrani.

Ricordo

Sacrario delle vittime di Vallucciole presso la chiesa dei Santi Primo e Feliciano

Dopo la liberazione di Stia da parte dei partigiani della 5ª Compagnia del Battaglione "Licio Nencetti" avvenuta il 21 settembre 1944, venne celebrata una messa a ricordo delle vittime, ma poi sulla vicenda cadde un "silenzio istituzionale" per quasi dieci anni.[13]

Solo nel 1954, nel decennale della strage, venne organizzata dall'ANPI una pubblica commemorazione dei martiri di Vallucciole, con un corteo e comizio dell'onorevole Pietro Reali, una messa e l'avvio dei lavori (conclusi a settembre) di un ossario nella chiesa dei Santi Primo e Feliciano ove riunire i resti delle vittime fino ad allora divise in tre cimiteri. Nello stesso anno lo scrittore torinese Carlo Levi pubblicò il racconto La Pasqua di Vallucciole.[14] Per altri dieci anni non vi furono altre commemorazioni, fino alla cerimonia del 1964 per il ventennale organizzato dalla Provincia di Arezzo, la quale curò la pubblicazione di un libro diffuso in tutte le scuole del territorio.

Il 26 aprile 1970 venne inaugurato il Monumento ai 17 partigiani nei pressi del cimitero di Stia alla presenza di Luciano Lama, mentre nel 1972 fu inaugurato il monumento a Pio Borri di Molin di Bucchio, le cui lapidi raccontano le vicende belliche del comune di Stia, inclusa la strage del 13 aprile 1944.

Nel trentennale della strage venne organizzata una grande commemorazione e un consiglio comunale straordinario che deliberò di richiedere la concessione della medaglia d'oro al valor civile al gonfalone comunale, che non poté essere accolta per decorrenza dei termini.

L'8 aprile 1979, durante un'imponente manifestazione con 8000 persone, venne inaugurata nei pressi del municipio di Stia la scultura in ferro Ai martiri di Vallucciole (trasferita nel 2006 nel Parco della Memoria, sostituita dalla scultura di Paolo Massai Vallucciole tra Ferro e Fuoco), forgiata dagli studenti della locale Scuola del ferro battuto.

Nel 1984 venne realizzato il film La stagione delle stelle del regista Fabio Del Bravo, tratto dal saggio Partigiani in Casentino e Val di Chiana del 1974.

Nel 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concesso la medaglia d'argento al valor civile al gonfalone del Comune di Stia con la seguente motivazione:

Medaglia d'argento al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«La popolazione della cittadina toscana, animata da fiera ostilità nei confronti del regime fascista, partecipava con eroica determinazione alla Resistenza. Oggetto di violenti bombardamenti e feroci rappresaglie da parte delle truppe tedesche, la frazione di Vallucciole fu teatro di una delle più atroci stragi nazi-fasciste, nella quale furono trucidati centootto civili, tra cui molte donne e bambini. Ammirevole esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio. 13 aprile 1944 - Frazione di Vallucciole - Stia (AR)[15]»
— 27 ottobre 2011

Nel 2014 la compagnia teatrale NATA (Nuova Accademia del Teatro d'Arte) ha messo in scena uno spettacolo per ricordare quelle vittime: “108 – Vallucciole: un’orazione civile”, con testo e regia di Alessandra Aricò.[16]

Note

  1. ^ Grisolini|p. 116.
  2. ^ Dal rapporto dei Carabinieri del 31 luglio 1944: «Fu dai primi di aprile che le truppe medesime, in seguito all'uccisione o ferimento di militari tedeschi, alla scomparsa di materiali militari, ad atti di sabotaggio, agli impianti telefonici, telegrafici e alle vie di comunicazione da parte di patrioti, che presero ad infierire brutalmente con rappresaglie di ogni specie verso i civili innocenti abitanti nelle zone dove si erano verificati i fatti predetti».
  3. ^ a b c d e Vallucciole di Pratovecchio Stia 13.04.1944 (Arezzo - Toscana), su Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia.
  4. ^ Stragi di Vallucciole e Stia, su Museo virtuale dell'antifascismo e della resistenza, Provincia di Arezzo.
  5. ^ Grisolini, p. 105.
  6. ^ Grisolini, p. 115.
  7. ^ Grisolini, pp. 117-118.
  8. ^ Grisolini, pp. 118-119.
  9. ^ Grisolini, pp. 125-126.
  10. ^ Paoletti, Vallucciole una strage dimenticata, Firenze, Le Lettere in cui l'autore pubblica integralmente la sentenza di assoluzione per il procedimento di Angelo Giabbani..
  11. ^ Grisolini, p. 63.
  12. ^ Tribunale militare di Verona, Dispositivo di sentenza del 6 luglio 2011 (PDF). URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2019).
  13. ^ Grisolini, p. 173 e ss.
  14. ^ Carlo Levi, La Pasqua di Vallucciole, in Gian Piero Carocci (a cura di), La resistenza italiana, Milano, Garzanti, 1963. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2019).
  15. ^ Sito del Quirinale – Assegnazione onorificenza a Stia, su quirinale.it. URL consultato il 27 ottobre 2011.
  16. ^ Teatro serale, su NATA Teatro. URL consultato il 15 ottobre 2024.

Bibliografia

  • 35º anniversario degli eccidi di Vallucciole, Alto Casentino e Valle del Bidente. 1944-1979. Stia 7-8 aprile 1979, Stia, Arti Grafiche Cianferoni, 1979.
  • 50º Anniversario degli Eccidi di Vallucciole e Valle del Bidente, Stia, Fruska, 1994.
  • Ivo Biagianti, Rastrellamenti e stragi sulle pendici del Monte Falterona a Vallucciole, 10-17 aprile 1994, in 1943-1945. La Liberazione in Toscana. La storia la memoria. Testimonianze e ricordi dai comuni toscani, Firenze, Giampiero Pagnini editore, 1994.
  • A. Biagiotti e F. Nucci (a cura di), Non dimenticare Vallucciole. Le stragi naziste nel Comune di Stia nei documenti dell'esercito britannico, Firenze, Nuova Toscana Editrice, 2007.
  • Luca Grisolini, Vallucciole, 13 Aprile 1944. Storia, ricordo e memoria pubblica di una strage nazifascista (PDF), Firenze, Edizioni dell'Assemblea-Consiglio regionale della Toscana, 2017, ISBN 978-88-89365-85-4.
  • Carlo Levi, La Pasqua di Vallucciole, in Gian Piero Carocci (a cura di), La resistenza italiana, Milano, Garzanti, 1963. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2019).
  • P. Paoletti, Vallucciole, una strage dimenticata. La vendetta nazista e il silenzio sugli errori garibaldini nel primo eccidio indiscriminato in Toscana, Firenze, Le Lettere, 2009.
  • L. Pasquini, Il massacro delle lucciole (ricordi della II Guerra Mondiale), Arezzo, Edizioni Helicon, 2009.
  • G. Vessichelli, Era primavera anche a Vallucciole nell’anno 1944, Firenze, Consiglio Regionale della Toscana, 2006.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàGND (DE7592873-5