Il 6 giugno del 1944 un reparto di truppe tedesche si rese colpevole dell'uccisione di 13 civili inermi come atto di rappresaglia per la morte di un soldato tedesco[1].
(LA)
«Exurgat Deus et dissipentur inimici eius.»
(IT)
«Si levi Dio e siano dispersi i suoi nemici.»
((Ps. 67, 2), Don Antonio Tuzi, Archivio Parrocchiale di Roccaranieri - anno 1944, pag.61)
Lo sbarco alleato in Sicilia (luglio 1943) e l'armistizio (settembre 1943)
Lo sbarco in Sicilia degli alleati nel luglio del 1943 e la successiva apertura di un nuovo fronte alleato nella penisola italiana avevano posto le basi per il rovesciamento del governo fascista e il conseguente armistizio dell'8 settembre 1943 tra il Regno d'Italia e i governi dei paesi alleati.
All'armistizio era seguito lo sbando del regio esercito e l'improvviso passaggio delle truppe tedesche in Italia da alleati a forze di occupazione. A partire dal luglio del 1943 si intensificarono sulla penisola i bombardamenti alleati nei confronti delle truppe tedesche in ritirata anche nelle zone fino ad allora escluse da azioni belliche.
La battaglia di Cassino (gennaio-maggio 1944)
Dall'autunno del 1943 la forze tedesche, sotto il comando del generale Albert Kesselring, si riorganizzarono per resistere all'avanzata alleata. Vennero approntate delle linee di difesa, trasversali rispetto alla catena appenninica, la più importante delle quali fu la Linea Gustav scenario della cruenta battaglia di Cassino tra il gennaio e il maggio del 1944.
Lo sfondamento del fronte da parte degli alleati, nel maggio del 1944, comportò la ridisposizione delle truppe tedesche alla volta della Linea Gotica nell'Appennino tosco-emiliano.
La ritirata tedesca verso la Linea Gotica (giugno 1944)
La situazione del fronte in Europa tra il 1 giugno ed il 15 giugno del 1944.
Durante i mesi tra maggio e luglio del 1944 furono numerose le azioni di guerra che le truppe tedesche in ritirata lungo le valli interne dell'Appennino intrapresero contro la popolazione civile mentre proseguivano - ritirandosi verso nord - nella loro azione di difesa delle posizioni lungo la penisola italiana.
La guerra in Sabina
Mentre il borgo di Rieti veniva bombardato da parte della RAF, per ostacolare la ritirata delle truppe tedesche verso nord, causando 27 vittime civili e la morte di 15 soldati tedeschi, lo stesso giorno in cui gli alleati aprivano con lo sbarco in Normandia il fronte occidentale che avrebbe portato in meno di un anno alla disfatta nazista, in queste circostanze, il 6 giugno 1944, si verificavano gli eventi di Roccaranieri.
I dintorni di Rieti furono teatro, nel giugno del 1944, di episodi analoghi a quello di Roccaranieri ma che coinvolsero un inferiore numero di vittime civili: a Cerchiara (9 giugno 1944, 3 vittime)[2], a Pendenza (11 giugno 1944, 1 vittima)[3], a Sant'Elia (11 giugno 1944, 5 vittime)[4]. I fatti di giugno si verificavano dopo quelli già avvenuti, nel reatino, nell'aprile del 1944 in cui, oltre ai tedeschi, erano coinvolti reparti fascisti in particolare a Poggio Bustone (1-10 aprile 1944, 11 vittime - episodio seguito alla Battaglia di Poggio Bustone)[5], a Leonessa (31 marzo -7 aprile 1944, 46 vittime - Strage di Leonessa)[6] e a Rieti (9 aprile 1944, 15 vittime - Eccidio delle Fosse Reatine).
«Nelle ore mattutine due militari tedeschi, in transito lungo l'allora provinciale “Salto-Cicolano”, blocca tre fratelli, già militari negli Alpini, all'altezza del "Casale Cattani", lungo il corso del fiume Salto, e cerca di sequestrare la bicicletta di uno di loro, allontanandolo brutalmente con il calcio del fucile. La reazione è immediata perché i tre fratelli considerano i militari tedeschi responsabili di numerosi furti di bestiame e generi vari compiuti in quei giorni in tutta la zona, l'ultimo dei quali la mattina stessa in un casolare vicino al luogo della colluttazione. Uno dei due soldati muore sul colpo, l'altro è gravemente ferito, ma, mentre i tre fratelli occultano il cadavere del commilitone, riesce a dileguarsi e raggiungere il comando locale. La rappresaglia scatta immediatamente e in maniera scriteriata, colpendo in particolare le frazioni Roccaranieri del comune di Longone Sabino e Villa Grotti del comune di Cittaducale. Chiunque viene incontrato lungo la provinciale viene catturato. Sei uomini sono rinchiusi nel "Casale Petrangeli", all'imbocco del sentiero che dalla strada principale conduce a Roccaranieri. Giunti nei pressi dell'abitato, i tedeschi colpiscono a morte senza alcuna ragione Mario Novelli, mentre nella piazzetta del paese vengono messi al muro e fucilati quattro anziani che non erano riusciti a fuggire. Sempre in quelle circostanze il giovane studente Bruno Vaccarezza, che conosceva un po' di tedesco, cerca di parlare con il comandante del plotone per spiegare l'innocenza della gente del paese, ma viene ucciso prima che possa aprire bocca. Nel riscendere a valle, il plotone si divide in due tronconi per proseguire le ricerche. Parte si muove verso sud in direzione della provinciale Rieti-Avezzano, parte verso nord in direzione di Cittaducale. Il secondo gruppo si ferma di nuovo nel casolare di Petrangeli, dove fucila i sei ostaggi (due di questi sono Panetti e Miluzzi, di Villa Grotti di Cittaducale). Il pomeriggio si conclude con l'uccisione proprio a Villa Grotti dell'anziano contadino Antonio Gentile e la scampata fucilazione della cinquantina di ostaggi presi e detenuti proprio in questa località.»
Note di Don Antonio Tuzi sull'Archivio Parrocchiale di Roccaranieri (pagg.61-64) all'indomani dell'eccidio di Roccaranieri del 6 giugno 1944.
Alla narrazione degli eventi raccolti da Antonio Cipolloni nei suoi volumi dedicati alla guerra in Sabina, fanno da corredo le parole scritte sul registro dell'archivio parrocchiale di Roccaranieri da Don Antonio Tuzi da Aquino, parroco di Roccaranieri nel periodo 1944-1945[9], il quale, come da egli stesso raccontato in quelle poche righe, fuggì, insieme al resto di gran parte della popolazione, nelle ore successive alla strage.
I corpi delle vittime dell'eccidio vennero raccolti dai diversi luoghi in cui le vittime avevano trovato la morte, portati alla chiesa di San Giovanni Battista di Roccaranieri e tumulati, qualche giorno dopo, con la benedizione impartita dal parroco di San Silvestro, Don Vincenzo Vicari.
Una volta tornato al suo posto Don Antonio volle commemorare i caduti con un breve componimento[10] in capo ai nomi e alle generalità delle vittime, aggiungendo qualche dettaglio sulle esecuzioni che, seppure accennato, offre una ricostruzione dello svolgimento degli eventi in linea con quanto riportato dalle testimonianze raccolte da Cipolloni nei suoi lavori.
Le vittime
Delle 13 vittime della rappresaglia dei soldati tedeschi non tutti erano residenti a Roccaranieri. Alcuni si trovavano sfollati in paese. L'elenco dei morti[11] come dai dati raccolti da Don Antonio Tuzi, secondo la cronologia delle esecuzioni delineata dallo stesso sacerdote:
Bruno Vaccarezza, di Calestano (PR), residente a Rieti, di anni 19 - ore 11[12].
Antonio Gentile, di Ville Grotti di Cittaducale, di anni 70 - ore 15?[20]
Come accennato il lavoro di ricerca di Cipolloni trova conferma negli appunti di Don Tuzi: i tedeschi sulla via per Roccaranieri imprigionano nel casale Petrangeli la famiglia Panetti-Amadei di Ville Grotti (Panetti, suo zio Fiamozzi e i cognati di Panetti, Miluzzi e Giuseppe Amadei, quest'ultimo con suo fratello Felice da Roccaranieri - cinque persone) insieme all'operaio Pietro Persiani (in tutto sei persone). I soldati salgono quindi a Roccaranieri dove la testa del plotone uccide, sopra la fonte, Vaccarezza, accorso per cercare di dissuadere i tedeschi, poi, nella piazza del paese, gli anziani Novelli, Camilli, di Gregori e Bocchi. Nel frattempo il resto del plotone uccide Mario Novelli - nel terreno di sua proprietà in località "sopra la Mola" - probabilmente in fuga dopo essere stato allarmato dagli spari provenienti dal paese. Il plotone, ridisceso al casale Petrangeli, uccide i sei lasciati al casale (prima i cinque della famiglia Panetti-Amadei poi Persiani che, forse, nel frattempo, si era dato alla fuga dopo aver avvertito anch'egli dapprima gli spari provenienti dal paese e quindi il vociare dei soldati di ritorno al casale Petrangeli). L'ultima vittima dei tedeschi è l'anziano Gentile, nella sua vigna a Ville Grotti.
Le conseguenze
Nonostante si tratti di uno degli episodi con il maggior numero di vittime tra quelli avvenuti in Sabina nel giugno del 1944, non causato da dinamiche strettamente belliche, l'eccidio di Roccaranieri non figura tra quelli per cui venne chiesta un'indagine dalla Procura generale del Tribunale supremo militare, relativa a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante la campagna d'Italia (1943-1945) ovvero nei fascicoli rinvenuti nel 1994 nel cosiddetto armadio della vergogna.
Ai fatti del 6 giugno 1944 non è mai seguita un'inchiesta sui reparti tedeschi responsabili dell'azione di rappresaglia ne tantomeno un'indagine storica sulla loro identificazione[21]. Il periodo storico particolarmente complesso, le fasi convulse del conflitto, in uno scenario interlocutorio tra la formazione di due successive linee difensive in due distinte fasi del teatro di guerra della campagna italiana del 1944, hanno reso difficili le azioni di ricerca della verità storica[22].
La Memoria
Dopo la fine della seconda guerra mondiale i nomi delle vittime della strage del 1944 furono scolpiti, insieme a quelle dei soldati morti in guerra di Roccaranieri, sul monumento ai caduti nella Piazza del Popolo.
Da allora le vittime della strage vennero commemorate durante le cerimonie che si svolgevano ogni anno per i caduti in guerra.
La lapide commemora gli eventi del 6 giugno usando le parole che scrisse a riguardo, nelle pagine dell'archivio parrocchiale, nei giorni successivi alla strage, l'allora parroco di Roccaranieri Don Antonio Tuzi.
Dal 2022 una cerimonia per ricordare l'episodio della primavera del 1944 è stata riportata in una data prossima alla ricorrenza annuale dell'eccidio, il 6 giugno.
^ Paolo Maglioni, Storie Inedite di Castelli Antichi: Roccaranieri, Longone Sabino, Fassinoro, San Silvestro, Rieti, Arti Grafiche Nobili Sud, 1994, p. 56.
«Fu tra il mezzogiorno del 6 giugno 1944/ Giornata la più spaventosa nella vita di questo pacifico paesello !/ Vennero...lordi di sangue umano, sordi ai preghi, ai pianti, alla pietà, ... i ferrei cor di stragi umana non stanchi...gli infernali...esecrati, ...i Tedeschi./ Salirono dalla sottostante strada Romana dove un soldato tedesco ladro giaceva assassinato da mano italiana. /"Ogni tedesco "caput" dieci italiani "caput" "/ Asceser quindi all'innocente ed inviolata/ Rocca, col rumor e il furor dell'arme, per la verde costa/ Alte e richiamanti di mamme e bimbi/ si elevano le grida paurose.../ tristi si abbandonan i cari tetti.../ e tutto il dì, palpitanti, si fuggon/ le genti, pei vicini colli e lungi,/ atterriti dal rimbombar del piombo cupo..../Quando...poi...più fonda venne la sera/ e tutto fu silenzio dodici, d'anni/ carichi o di gioventute, quindi e quinci,/ raggiunti dalla teutona rabbia, rotti,/ crivellati, sfregiati, disfatti, furon morti: [...]»
(Don Antonio Tuzi, "Archivio Parrocchiale di Roccaranieri, - anno 1944", pag.61-64)
^Sull'Atlante delle Stragi Naziste e Fascista, da Cipolloni, in Italia la lista dei morti risulta: 1. Amadei Felice, di anni 24, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 2. Amadei Giuseppe, di anni 38, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 3. Bocchi Antonio, di anni 75, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 4. Camilli Vito, di anni 76, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 5. Di Gregori Giuseppe, di anni 60, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 6. Fiamozzi Giuseppe, di anni 57, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 7. Miluzzi Augusto, di anni 37, residente a Villa Grotti di Cittaducale), cognato di Panetti. 8. Novelli Mario, di anni 20, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 9. Novelli Pietro, di anni 74, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 10. Panetti Pietro, di anni 29, residente a Villa Grotti di Cittaducale, cognato di Miluzzi. 11. Persiani Pietro, di anni 29, residente a Roccaranieri di Longone Sabino. 12. Vaccarezza Bruno, di anni 19, studente universitario, sfollato a Roccaranieri di Longone Sabino ma residente a Roma.
^Bruno Vaccarezza venne giustiziato con un colpo di fucile in via Rieti, sopra la Fonte Vecchia, dalla testa della colonna di soldati che risalivano dal sentiero de' La Mola. Il luogo dell'esecuzione è ove oggi si trova il monumento funebre fatto apporre dal padre del giovane, il farmacista in Rieti, Dott. Luigi Vaccarezza. Alla memoria del giovane Vaccarezza venne intitolata, dopo la guerra, una via a Rieti nel quartiere di Villa Reatina così come il rifondato Football Club Rieti. Il presidente Florido Floridi, il 17 gennaio 1945, fondò la Società Sportiva Vaccarezza Rieti, che militò nelle stagioni 1946/47 1947/48 nella Serie BSud. Vi giocò da terzino un giovane Manlio Scopigno.
^Mario Novelli venne ucciso con un colpo di fucile, nella sua proprietà sopra la Mola Vecchia, dai soldati tedeschi che salivano dal sentiero che conduce, dal piano, a Roccaranieri. Il fratello Cesare, in memoria del giovane ucciso, fece apporre sul luogo della morte una croce in ferro.
^Giuseppe Fiamozzi nato a Mezzolombardo era figlio di Francesco Fiamozzi e della fu Teresa Panetti, probabilmente sorella di Silvano Panetti, padre dell'altra vittima Pietro Panetti. Giuseppe Fiamozzi era dunque, probabilmente, lo zio di Pietro Panetti.
^Augusto Miluzzi, avendo sposato Maria Panetti, era il cognato dell'altra vittima Pietro Panetti.
^Giuseppe Amadei, avendo sposato Angelina Panetti, sorella di Pietro e Maria, era il cognato dell'altra vittima Pietro Panetti così come di Augusto Miluzzi.
^Felice Amadei era il fratello minore di Giuseppe Amadei, cognato di Pietro Panetti e Augusto Miluzzi.
^Pietro Persiani, originario di Cerreto di Spoleto, si era sposato a Roccaranieri con Lucia Pezzotti del fu Giuseppe.
^Pietro Persiani venne ucciso in località "lu' Cereciu", come annotato da Don Antonio Tuzi, dai soldati tedeschi che riscendevano al piano.
^Antonio Gentile, come riferito da Cipolloni, 2011, fu ucciso a Ville Grotti dal commando tedesco di ritorno da Roccaranieri.
Don Antonio Tuzi, Archivio Parrocchiale di Roccaranieri, 1944, Roccaranieri, Parrocchia di San Pietro e Paolo, Libro dei morti, pagg.61-64.
Storia locale
Antonio Cipolloni, Monelli di guerra. Storia di fatti accaduti e vissuti a Rieti fra il 1943 e il 1944, Rieti, Amministrazione Comunale di Rieti, 2003, pp. 223-225.
Antonio Cipolloni, La guerra in Sabina dall'8 settembre 1943 al 12 giugno 1944, Terni, Arti Grafiche Celori, 2011, pp. 576-583, 800, 843.
«Il Lazio fu certamente tra le regioni italiane più segnate dal passaggio della guerra. Due fronti aperti-quello della "Linea Gustav" sul Garigliano e quello di Anzio-Nettuno, sui quali si svolgono intensi combattimenti, l'altissima concentrazione di truppe, in primo luogo tedesche, la martellante attività aerea alleata, le evacuazioni forzate e le difficoltà di approvvigionamento, requisizioni e repressione antipartigiana travagliano la vita della popolazione di questa regione. La presenza tedesca fu particolarmente consistente. Una intera armata, la 14a, forte di 145.000 uomini, e buona parte dei 174.000 della 10ª armata erano dislocati sul suo territorio, concentrati in particolare in prossimità del fronte sul Garigliano, a est e sud-est di Frosinone, e della testa di ponte di Anzio, a sud di Roma. Dopo una prima fase nell’estate 1943, quando le truppe tedesche, in particolare la 2ª divisione paracadutisti e la 3a Panzergrenadier, assunsero il controllo della regione, le truppe tedesche erano costantemente aumentate, soprattutto con l’arrivo del fronte sulle posizioni di Cassino alle fine del 1943 e lo sbarco alleato ad Anzio-Nettuno il 22 gennaio 1944. A questi eventi seguirono cinque mesi di intensi combattimenti. Ricordiamo le tre battaglie di Montecassino, la prima tra il 17 gennaio ed il 18 febbraio, la seconda tra il 15 ed il 23 marzo e la terza e ultima, tra l’undici ed il 18 maggio, e quelle sul fronte di Anzio, le fallite sanguinose controffensive tedesche di febbraio e marzo e, infine, l’ultima spallata delle truppe alleate che, in meno di quattro settimane, portò alla liberazione del Lazio.»
Carlo Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia: 1943-1945, Torino, Einaudi, 2015.
«Il Gruppo Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Roccaranieri della Sezione di Longone Sabino, sabato 11 giugno alle ore 18, per la prima volta, celebra le 13 vittime della rappresaglia nazista (9 di Roccaranieri – 3 di Cittaducale – 1 di Rieti) avvenuta a Roccaranieri il 6 giugno 1944.»
«Il Gruppo A.N.C.R. Roccaranieri Sezione di Longone Sabino ”Attilio Verdirosi”, nel pomeriggio di sabato 11 giugno ha commemorato le 13 vittime della rappresaglia nazista (9 di Roccaranieri – 3 di Cittaducale – 1 di Rieti).»
«Il 6 giugno 2024 è stata organizzata dal gruppo A.N.C.R. di Roccaranieri della Sezione di Longone Sabino, una manifestazione in occasione dell’80° anniversario in cui furono uccisi, a causa di una rappresaglia nazista, 13 civili (8 di Roccaranieri, 4 di Grotti ed 1 di Rieti).»
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