Il territorio si estende su 2.695 km² (dei quali oltre 2.300 km² e in Gallura e i rimanenti 300 km² in Anglona) ed è suddiviso in 52 parrocchie, raggruppate in 4 vicariati:
Anglona e bassa valle del Coghinas (vicariato "Sant'Antonio Abate");
Tempio e alta Gallura (vicariato "San Pietro Apostolo");
Arzachena e arcipelago di La Maddalena (vicariato "Nostra Signora di Luogosanto");
L'odierna diocesi è frutto dell'unione di due antiche diocesi medievali, Ampurias e Civita (erede dell'antica Fausania), stabilita nel 1506; la diocesi di "Ampurias e Civita" assunse il nome di "Ampurias e Tempio" nel 1839 e di "Tempio-Ampurias" nel 1986.
Fausania
Nell'odierna Gallura è attestata, in epoca romana e bizantina, la diocesi di Fausania, località che la maggior parte degli storici sardi identificano con l'antica Olbia.[1] Secondo Raimondo Turtas,[2] la diocesi venne fondata all'inizio del VI secolo dai vescovi africani esiliati da Unerico,[3] e fu abbandonata dopo l'invasione degli Ostrogoti di Totila nel 552.
Nel 594, Gregorio Magno scriveva al vescovo Ianuarius di Cagliari per invitarlo a nominare un nuovo vescovo nel «locus qui intra provinciam Sardiniam Fausiana dicitur»,[4] da tempo vacante. È questa la prima menzione della diocesi ed attesta inoltre che la sede era suffraganea dell'arcidiocesi di Cagliari. In una lettera del 599, il papa ricorda l'unico vescovo storicamente documentato di Fausania, Vittore, per la sua opera di evangelizzazione delle popolazioni pagane; lo stesso Vittore prese parte nell'ottobre dell'anno successivo ad un sinodo a Roma.[5]
L'identificazione di Fausania con Olbia risale allo storico sardo Giovanni Francesco Fara († 1591),[6] che formulò la sua ipotesi a partire dalla passio del martiresan Simplicio databile al XII secolo, ove il santo è presentato come vescovo di Fausania. Nel martirologio geronimiano è venerato il 15 maggio; tuttavia gli antichi manoscritti, a causa di interpolazioni successive, lo presentano o come presbitero o come vescovo. Nella tradizione locale san Simplicio è considerato il protovescovo di Fausania, «benché non ci siano documenti di valore incontrastabile che ci attestino la sua dignità episcopale».[7]
La diocesi di Fausania è ancora attestata dalla Notitia Episcopatuum attribuita all'imperatore Leone VI il Saggio e databile tra la fine del IX secolo e l'inizio del X.[8] Tuttavia questa Notitia rifletteva piuttosto la situazione ideale che la realtà; infatti, dopo che le coste della Sardegna iniziarono ad esser vessate dagli Arabi, non è più documentato alcun vescovo di Fausania e la diocesi si estinse, forse a partire dalla prima metà dell'VIII secolo.[9]
In Gallura è attestato per la prima volta un episcopatus gallurensis in una carta del 1095.[11] Anche il vescovo Villano, agli inizi del XII secolo, è menzionato come vescovo della Gallura senza indicazione specifica della sede episcopale.[12] Questo farebbe pensare che in origine, la Gallura aveva una sola diocesi e solo in un secondo momento fu eretta anche la diocesi di Galtellì, la seconda sede episcopale della regione. Originariamente le due diocesi erano immediatamente soggette alla Santa Sede, ma nel 1138, con la bollaTunc apostolicae sedis di papa Innocenzo II, furono rese suffraganee dell'arcidiocesi di Pisa.[13]
Il nome "Civita" compare per la prima volta in un documento del 1113 circa,[14] ad indicare la civitas per eccellenza, ossia la città di Olbia. Il primo vescovo noto con il titolo di Civita è Bernardo, menzionato in un documento del 1173. Secondo alcuni studiosi, la precedente diocesi della Gallura assunse il nome di "diocesi di Civita" dopo la creazione della diocesi di Galtellì, il cui territorio fu ricavato da quello dell'unico episcopatus gallurensis.[15]Cattedrale della diocesi era, fin dall'XI secolo, l'odierna basilica di San Simplicio a Olbia.
Verso la fine del XII secolo, la diocesi, assieme a quella di Galtellì, appare di nuovo immediatamente soggetta alla Santa Sede. La scarsa estensione del territorio e la conseguente difficoltà a creare un'altra diocesi, può spiegare perché in Gallura, a differenza degli altri giudicati sardi, non fu creata una provincia ecclesiastica, e le sue due diocesi furono sottomesse alla diretta obbedienza del papa.[16]
Pochi sono i vescovi documentati fino al terzo decennio del XIV secolo e di alcuni di essi, menzionati nelle lettere dei papi, non se ne conosce il nome. Dalle Rationes decimarum della metà del Trecento si evince che la diocesi comprendeva tutta la parte centro settentrionale della Gallura ed era divisa dalla diocesi di Galtellì dal Riu Mannu di Posada.[17]
Agli inizi del XVI secolo, a causa dello spopolamento del territorio, la diocesi di Civita fu unita alla diocesi di Ampurias.
Ampurias
Anche la diocesi di Ampurias fu eretta nella seconda metà dell'XI secolo, forse all'epoca di papa Alessandro II, in occasione del riordino delle circoscrizioni ecclesiastiche sarde. La diocesi comprendeva la curatoria di Anglona nel giudicato di Torres, ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Torres. Sede episcopale era un antico centro, posto presumibilmente sul litorale di Codaruìna nei pressi di Valledoria alla foce del Coghinas.[18] La cattedrale era dedicata a San Pietro Apostolo, si trovava nel sito dove oggi sorge la chiesa di San Pietro a Mare erroneamente conosciuta come “San Pietro Celestino”, in realtà anch’essa dedicata a San Pietro Apostolo, del quale ancora si conserva l’antico simulacro del XVI secolo.[19] La diocesi era nota anche con il nome di diocesi "de Flumen". Primo vescovo noto di Ampurias è Bono, che attorno al 1100 prese parte alla fondazione del monastero di San Nicola di Silanus presso Sedini.
Tra l'XI ed il XII secolo la diocesi vide il fiorire di numerosi monasteri della Congregazione cassinese; le fonti documentano l'esistenza di almeno tredici monasteri dipendenti da quello di Santa Maria di Tergu; secondo i canoni dell'epoca, i beni dipendenti dai monasteri erano esenti dalla giurisdizione vescovile. Questo determinò continue liti tra i vescovi e il clero della diocesi e i monaci, con frequenti interventi dei papi per riaffermare l'esenzione monastica e il rispetto delle loro proprietà. Non è da escludere che «l'uccisione dell'abate di Santa Maria di Tergu, avvenuta poco prima del 1203, sia da collegare a eventuali dispute su tali proprietà».[9]
In base alle Rationes decimarum della metà del Trecento la diocesi era costituita da 21 tra pievanie e rettorie. L'antico abitato di Ampurias fu pian piano abbandonato per la perdita d'importanza del suo porto e per l'impaludamento della foce del Coghinas.[18] Forse già nel corso del XIV secolo la sede della diocesi fu trasferita a Castelgenovese (oggi Castelsardo); questo trasferimento fu formalizzato da papa Giulio II nel 1503[20] con l'erezione dell'antico priorato benedettino di Sant'Antonio in nuova cattedrale della diocesi.[21]
Le sedi unite
Le diocesi di Ampurias e di Civita furono unite aeque principaliter il 5 giugno 1506 con la bollaRomanus Pontifex di papa Giulio II, lasciando al destino il compito di scegliere la sede: infatti il papa stabilì che il titolo diocesano sarebbe rimasto al vescovo che fosse sopravvissuto. Il vescovo di Civita, Pedro Stornell, morì nel 1510; perciò la residenza vescovile della diocesi unita venne stabilita a Castellaragonese (già Castelgenovese), dove rimase fino al XIX secolo.
Due lettere scritte dal vescovo Luis de Cotes nel 1546 ci informano sullo stato del clero e sulle condizioni religiose della diocesi: «la maggior parte degli ecclesiastici non sapeva nemmeno leggere, trascurava l'amministrazione dei sacramenti, molti di loro si erano addirittura sposati con contratti matrimoniali»;[22] anche i fedeli erano per lo più ignoranti in materia religiosa e scarsa era la frequenza ai sacramenti. Inoltre spesso gli edifici di culto, con evidente abuso della regola dell'immunità degli edifici sacri, erano diventati covi di ladri e di banditi, base di partenza delle loro operazioni criminose.[23] A questa situazione di degrado religioso e morale, i vescovi "tridentini" cercarono di porre rimedio, soprattutto a partire dal vescovo Giovanni Sanna (1586-1607).
Dopo l'unione delle due diocesi, «l'Anglona, che formava la diocesi di Ampurias, ebbe per un secolo il sopravvento sulla Gallura; i suoi vescovi si comportavano come se la diocesi di Civita fosse del tutto estinta».[9] Benché la diocesi avesse il nome ufficiale di diocesi di Ampurias e Civita, i suoi vescovi spesso si firmavano solo come vescovi di Ampurias, come appare nelle relazioni delle visite ad limina, le quali, mentre sono ricche di particolari e d'informazioni sull'Anglona, sembrano ignorare completamente la Gallura.[23] Questa situazione "de facto" sembrava confermata anche dai pontefici: nel 1568 infatti papa Pio V aveva trasferito alla cattedrale di Castellaragonese i diritti e le competenze dell'altra antica cattedrale, quella di Civita, la cui diocesi venne dichiarata «suppressa et extincta».[23]
Nel 1621, con la bolla Sacri Apostolatus, papa Gregorio XV, per richiesta del vicario parrocchiale, eresse in collegiata la parrocchia di Tempio. Da questo momento «la collegiata di Tempio si fece paladina dell'identità religiosa della Gallura, in concomitanza anche con l'esigenza, sentita grazie alla diffusione dei decreti di riforma tridentini, di un servizio religioso più assiduo e decoroso».[9] La situazione di conflittualità tra le due parti della diocesi si accentuò nel 1640, quando i canonici di Tempio rifiutarono di presentarsi al sinodo che si stava celebrando a Castellaragonese e contestualmente reclamarono un sinodo per la diocesi di Civita. La Rota Romana intervenne ufficialmente nel 1686, ribadendo l'unione aeque principaliter delle due sedi diocesane e che la "cattedralità" di Civita non era stata soppressa; nel 1709 tuttavia rigettò il trasferimento della cattedrale da Civita a Tempio, per l'opposizione del capitolo di Ampurias.
Il 26 agosto 1839papa Gregorio XVI, con la bolla Quamvis aequam,[24] formalizzò la traslazione della sede vescovile da Civita-Olbia a Tempio, divenuta in quegli anni capoluogo di provincia; da questo momento la diocesi unita assunse la nuova denominazione di diocesi di Ampurias e Tempio. Tempio divenne così erede dell'antica Civita, oltre che sede dei vescovi della diocesi unita.
Dal Settecento e fino agli inizi del Novecento, la diocesi visse lunghi periodi di sede vacante, causati per lo più dai contrasti tra le autorità civili e quelle ecclesiastiche. Dopo il concilio Vaticano II il progetto di creare una diocesi di Tempio e l'assorbimento di Ampurias nell'arcidiocesi di Sassari non andò in porto.[9]
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 162.733 persone contava 160.000 battezzati, corrispondenti al 98,3% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1959
101.889
101.955
99,9
75
71
4
1.358
12
152
35
1969
108.170
108.212
100,0
87
78
9
1.243
14
175
43
1980
120.700
121.300
99,5
80
68
12
1.508
14
135
45
1990
138.975
139.250
99,8
72
63
9
1.930
11
126
46
1999
137.486
137.528
100,0
72
63
9
1.909
1
10
112
47
2000
137.472
137.528
100,0
73
64
9
1.883
10
115
47
2001
137.472
137.582
99,9
73
64
9
1.883
10
115
47
2002
142.454
142.535
99,9
75
65
10
1.899
12
115
47
2003
141.586
142.720
99,2
75
63
12
1.887
1
14
120
47
2004
141.694
143.203
98,9
72
58
14
1.967
2
17
100
47
2010
144.980
154.737
93,7
78
69
9
1.858
3
10
97
47
2014
161.600
165.100
97,9
88
78
10
1.836
13
12
84
52
2017
163.550
166.250
98,4
82
74
8
1.994
12
11
72
52
2020
164.292
164.292
100,0
78
68
10
2.106
11
10
61
52
2022
160.000
162.733
98,3
76
67
9
2.105
12
9
57
52
Note
^Studi recenti avanzano un'altra ipotesi, che vuole invece identificare l'antica Fausania con la località di Posada, 50 km a sud di Olbia. S. I. Deledda, La cristianizzazione della Barbagia e della Gallura. La diocesi di Phausania tra urbanitas e rusticitas, Mogoro 2005. Anche R. Bucolo, Fausania (Olbia?) p. 383, conclude che «l'identità tra Olbia e la diocesi di Fausiana, punto di partenza da cui prendono avvio le ricerche di una sede vescovile “olbiense”, non è documentabile con sicurezza, poiché derivata esclusivamente da fonti tarde e da ipotesi contemporanee».
^Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila, Roma 1999, pp. 40-41.
^La diocesi infatti non appare tra quelle i cui vescovi furono convocati da Unerico a Cartagine nel 484: a questa conferenza, oltre ai vescovi africani, presero parte i vescovi Lucifero di Cagliari, Martiniano di Forum Traiani, Bonifacio di Senafer, Vitale di Sulci e Felice di Torres. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna..., p. 71.
^"Nella località chiamata Fausiana nella provincia di Sardegna".
^Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini..., p. 679.
^In Sardiniae Chorographiam, a cura di E. Cadoni, Sassari 1992, p. 224.
^Sebastiano Pintus, Vescovi di Fausania..., p. 99. Secondo Spanu (La Sardegna bizantina tra 6 e 7 secolo, p. 114), «una tradizione medievale aveva serbato memoria della relazione tra San Simplicio ed il centro vescovile di Fausiana, fino a trasformare un presbyter della comunità cristiana di Olbia nel primo vescovo della sede fausianense».
^R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna..., pp. 179-185 e 249. Castellaccio, Olbia nel medioevo..., p. 52. P. Tola, Codex diplomaticus...Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., I, doc. XLIX, p. 212.
^A. A. Castellaccio, Olbia nel medioevo..., p. 39.
^Deledda, La cristianizzazione della Barbagia e della Gallura..., p. 146-151.
^G. Floris, Signoria, incastellamento e riorganizzazione..., p. 119. A. M. Oliva, La diocesi di Civita all'epoca dei re cattolici, p. 278.
^G. Floris, Signoria, incastellamento e riorganizzazione..., p. 122 e tabella 44, p. 314.
^La bolla fu pubblicata il 13 settembre 1840. Storia, su Diocesi di Tempio-Ampurias. URL consultato l'11 luglio 2023.
^Questo vescovo è ammesso da Polemone Bima, seguito da Cappelletti (op. cit., p. 164), ed apparirebbe in una carta conservata negli archivi di Asti assieme a tre vescovi liguri e allo stesso vescovo di Asti. Tuttavia nessuno degli studiosi citati nelle fonti ammettono questo vescovo; lo stesso Gams lo inserisce nella sua cronotassi, ma con un punto interrogativo.
^Secondo Eubel è vescovo di Civitate in Puglia; escluso anche da S. Pintus.
^Secondo Pintus (op. cit., p. 103) Angelo e Agostino di Poggibonsi sarebbero la stessa persona; Angelo è ancora documentato in una lettera di papa Eugenio IV del 31 agosto 1443, che è pure l'anno in cui sarebbe deceduto (Mattei e Martini).
^Il nome di Nicola appare in un documento del 16 dicembre 1112; errata è la data del 1116 tradizionalmente attribuita a questa carta; cfr. Pintus, op. cit., p. 104; e Massimiliano Vidili, La cronotassi documentata degli arcivescovi di Torres dal 1065 al 1298, in Bollettino di Studi Sardi 1 (2008), p. 84.
Raffaela Bucolo, Fausania (Olbia?), in Raffaela Bucolo (a cura di), Le sedi episcopali della Sardegna paleocristiana. Riflessioni topografiche, Rivista di archeologia cristiana 86 (2010), pp. 378–383
Anna Maria Oliva, La diocesi di Civita all'epoca dei re cattolici, in Da Olbìa ad Olbia. 2500 anni di storia di una città mediterranea, Sassari, Chiarella Editrice, 1996, pp. 277–289
Angelo Aldo Castellaccio, Olbia nel medioevo. Aspetti politico-istituzionali, in Da Olbìa ad Olbia. 2500 anni di storia di una città mediterranea, Sassari, Edes - Editrice Democratica Sarda, 2004, pp. 33–70
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