Telti è un comune italiano di 2 229 abitanti[1] della provincia di Sassari. Il toponimo attuale è espresso in dialetto gallurese, ma deriva dall'originario "Tertis" espresso in lingua sarda, conosciuto in tale forma fin dal medioevo.
Geografia fisica
Territorio
Telti si trova a circa 15 km nell'entroterra di Olbia, nella regione storico-geografica della Gallura. Una piccola porzione di territorio però ricade in quel territorio che era chiamato Silvas de Intro, baronia che in epoca spagnola ricadeva nell'Encotrada del Monteacuto. Trattasi del lembo di terra al confine con Calangianus e Monti, tra cui la parte di territorio presa a quest'ultimo comune, posta al di sotto del fiume Taroni/Fraigata/Sirvaia, dove insistono i terreni di Pedra Majore, Sa reina, Taroni, Ispadulatzu, Andrieddu, Sos lacheddos, Monte furcadu, S'orriu, Serra Ozastru, Su frassu, Campu de figu, Cari-canu. Tale parte del territorio è dunque riconducibile alla regione storica del Monteacuto. Stessa cosa si può dire per la parte più sud-orientale del territorio comunale,al di sotto del Riu La fraicata, territorio in cui vertono le località di Aradena, Tzochita, Su canale, Monte Sa piana, Sa pianedda, Pedru Nieddu, Sa prijone de Siana. Tutte zone di Silvas de intro e dunque appartenenti alla regione storica del Monteacuto
Storia
Situata nei luoghi in cui nacque la romanaTertium, dalla quale prende il nome, divenne centro romano di modesta entità, vivendo della luce riflessa dell'importante porto di Olbia.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Gallura e fece parte della curatoria di Civita. La villa, che è l'unica sopravvissuta della curatoria, oltre l'odierna Olbia, aveva una certa importanza in età giudicale. Successivamente la villa fu completamente abbandonata a causa delle continue scorrerie dei saraceni. Il 15 febbraio 1412 la località "Badu de Tertis" viene menzionata nell'atto di concessione del territorio di Monti al vassallo sassarese Pietro de Fenu. Il toponimo indica il confine estremo del territorio concesso, e verrà usato anche nei secoli successivi assieme al toponimo "Riu de Tertis" come limite della Baronia di Silvas de Intro, appartenente all'Encontrada del Monteacuto.
Parte del comune di Tempio Pausania, si ricostruì attorno al 1700 grazie alla crescita di diversi stazzi circostanti, che nacquero a loro volta attorno alle due chiese esistenti di Santa Vittoria e Santa Anatolia. Infatti, durante il regno di Sardegna e Corsica, ci furono diverse discese di Corsi che sfuggivano alle persecuzioni dei genovesi. Queste popolazioni si stabilirono in un secondo momento quasi tutte a Tempio Pausania e nei territori limitrofi. Nella relazione del 1769 di Mameli de Olmedilla, la località viene menzionata con il nome di Badu de Tertis, e indicato tra quelli ripopolati all'interno della Baronia di Silvas de Intro, appartenente alla Encontrada del Monteacuto. In quel periodo Silvas de intro vede infatti il continuo tentativo di popolamento incentivato dai signori spagnoli fin dal secolo prima mediante l'arrendamento del territorio a reggitori locali. Nel 1603 la zona fu concessa al popolato di Pattada, dopo circa un decennio passò a Berchidda, nel 1634 fu concessa a Calangianus. Da quel momento si sviluppò una progressiva colonizzazione di alcuni terreni circostanti da parte di coloni galluresi: Nurvara, Barattu, Riu de Tertis e Badu de Tertis. In particolare il Mameli rilevò per Telti i seguenti primi abitatori: Pedru Fiore, Pedru De Muru, Giuanne Maludrotu e Pedru Mannu, più il figlio e il genero di quest'ultimo che però non erano più residenti in quanto accusati di omicidio e dunque irreperibili.
Il clero locale decise allora di costruire nelle cussorge della Gallura disabitata delle chiese campestri che avrebbero attirato le popolazioni e creato nuovi centri abitati, quali San Teodoro d'Oviddè, Santa Maria d'Arzachena, San Pasquale, San Pantaleo, Trinità, San Francesco d'Aglientu. Analogamente attorno a Santa Vittoria e Santa Anatolia nacque la Telti moderna. Nell'Ottocento si ricorda a Telti la presenza di uno dei più noti e sanguinari banditi che la Sardegna abbia mai conosciuto: Laicu Fresi Roglia. Diventato bandito per un'ingiustizia subita, riuscì diverse volte a sfuggire alle forze dell'ordine da cui era ricercato, finché morì a causa del tradimento di un suo conoscente che lo consegnò alla giustizia. Il suo corpo venne trovato semi bruciato in una spiaggia di Olbia. Nel Novecento Telti divenne un comune, ottenendo l'autonomia da Tempio Pausania nel 1963.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Telti sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 17 aprile 1980.[3]
«Stemma troncato: il primo d'argento, al castello di rosso, aperto del campo, murato di nero, con due torri laterali, quella di sinistra diruta, il tutto sormontato da due scimitarre di verde, decussate, manicate d'oro; il secondo d'azzurro, alla chiesa di Santa Vittoria al naturale. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo troncato di azzurro e di bianco.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 131 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Il dialetto parlato a Telti è il gallurese. Idioma con cui viene espressa buona parte della toponomastica. Fatta eccezione per la parte meridionale del territorio comunale, facente parte della regione storica del Monteacuto, dove ancora oggi i nomi di luogo sono espressi prevalentemente in lingua sarda
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 3 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).