Il territorio della diocesi si estende su 395 km² ed è diviso in 4 vicariati di Albisola e Varazze, Finale Ligure e Noli, Savona, Vado Ligure, nei quali sono presenti 70 parrocchie:
3 nella città metropolitana di Genova, nel solo comune di Cogoleto.
Storia
L'odierna diocesi è frutto dell'unione delle diocesi di Savona e di Noli stabilita dalla Congregazione per i vescovi nel 1986.
Savona
Incerta e dibattuta è l'origine della diocesi di Savona, soprattutto dopo le recenti acquisizioni archeologiche ed epigrafiche, che hanno messo in crisi il dato tradizionale, che si basava principalmente su due punti: che la diocesi di Savona fosse erede di una precedente diocesi di Vado, il cui primo vescovo noto sarebbe Benedetto, che prese parte al concilio romano del 680; e che verso la fine del X secolo, con il vescovo Giovanni, la sede fosse stata trasferita da Vado a Savona.
Gli scavi sulla collina del Priamar e le scoperte ivi compiute hanno indotto l'archeologo Varaldo[1] a ipotizzare che Savona sia stata la prima sede della diocesi, fondata durante il breve periodo della restaurazione bizantina tra VI e VII secolo, e che, dopo la distruzione della città ad opera di Rotari nel 643, la sede episcopale sia stata trasferita a Vado. Inoltre, «non vi sono al momento conferme archeologiche del tutto probanti per il primo insediamento cristiano e per la tradizionale eventuale anteriorità della sede vescovile [di Vado] rispetto a quella di Savona».[2]
Anche la cronotassi episcopale è incerta, per l'alternanza dei titoli Vadensis e Saonensis almeno fino all'XI secolo, quando si impone il titolo Saonensis.[3] L'attribuzione di Benedetto a Vado è oggi messa in discussione, a partire dalle varie lezioni dei manoscritti, che porterebbero ad attribuire questo vescovo alla diocesi di Alba in Piemonte.[4] Una diocesi di Vada è attestata per la prima volta con certezza solo nell'825, quando un suo vescovo appare nel capitolare olonense di Lotario I; nell'864 Stadelberto, episcopus vadensis, prese parte ad un concilioprovinciale celebrato a Milano;[3] nell'887 è documentato il vescovo Romolo, venerabilis episcopus saonensis.[2]
Queste sono le prime attestazioni certe dell'esistenza della diocesi di Vado/Savona e dei suoi vescovi, e niente, dal punto di vista letterario, epigrafico o archeologico, «autorizza per ora a sostenere l'istituzione di una diocesi a Vada Sabatia o a Saona prima degli inizi del IX secolo»[5] A complicare ulteriormente l'indagine storica è stata la scoperta, alla fine dell'Ottocento, nella chiesa di San Paragorio a Noli, di una lastra sepolcrale con l'iscrizione di un episcopus Theodo[rus] o Theodo[sius] databile tra la fine del VI secolo e l'inizio del VII, che ha suscitato un ampio dibattito fra storici e archeologi con diverse proposte di interpretazione circa la presenza della sepoltura di un vescovo a Noli in quell'epoca.[6]
Fin dal IX secolo è attestata la suffraganeità dei vescovi di Savona alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Milano. I diplomi imperiali del 992, del 999 e del 1014 confermarono ai vescovi Bernardo, Giovanni e Ardemano tutti i loro possedimenti con i privilegi e i benefici connessi, aiutando così a determinare il territorio di competenza dei vescovi di Savona.[7] Con l'XI secolo, Savona diviene la sede unica della diocesi, trasferimento «ricondotto alla concreta minaccia delle scorrerie dei Saraceni, con la conseguente "risalita in altura"»[8] In questo contesto viene riqualificata la chiesa sulle alture del Priamar, riconducibile all'età longobarda,[2] trasformata nella prima cattedrale diocesana, dedicata alla Madonna; di questo edificio restano oggi pochi resti, dopo che l'intero isolato venne demolito alla fine del XVI secolo per la costruzione della fortezza del Priamar.
Per essersi schierata a fianco dell'imperatore contro il papa, la diocesi di Savona fu punita con la perdita di una piccola porzione di territorio, nel 1239, e la costituzione della diocesi di Noli; eccetto un breve periodo fra il 1502 ed il 1503 in cui le due diocesi furono unite aeque principaliter, Noli rimase diocesi indipendente fino al 1820.
Nel 1327 il vescovo Federico Cibo colpì con l'interdetto la città di Savona, in cui le contese fra guelfi e ghibellini erano sfociate in aperte violenze. L'interdetto durò fino al 1336, quando papa Benedetto XII lo rimosse, benché le violenze non fossero nel frattempo scemate.
Risale al 1356 un primo elenco completo delle parrocchie che costituivano la diocesi savonese. Nel 1370, all'epoca del vescovo Antonio da Saluzzo, in seguito trasferito a Milano, fu stabilito un nuovo statuto per i canonici della cattedrale, che stabiliva norme precise sulla vita comune e sul servizio religioso. A partire da questo periodo e fino al XVI secolo, la sede savonese fu occupata da nobili provenienti dalle più importanti famiglie genovesi e della Liguria: Della Rovere, Riario, Spinola, Fieschi, Grimaldi, Centurioni. Nel Cinquecento, la cattedrale venne trasferita nell'antica chiesa francescana di San Francesco, ricostruita e consacrata all'Assunta. Nel 1536 la Vergine Maria apparve al giovane contadino Antonio Botta il 18 marzo e l'8 aprile; sul luogo delle presunte apparizioni venne eretto il santuario della Madonna della Misericordia.
Gian Ambrogio Fieschi (1564-1576), fu il primo vescovo ad attuare con decisione i decreti di riforma emanati dal concilio di Trento, seguito da altri vescovi. «Rimane una ricca documentazione nell'archivio diocesano di una cura pastorale articolata in venti visite pastorali alle parrocchie, quattordici sinodi diocesani, numerosi editti occasionali per il culto, i sacramenti, l'amministrazione, la vita del popolo cristiano, i maestri di scuola; l'erezione del seminario nel 1568; due processi per eresia e numerosi altri processi per stregoneria e superstizione».[9] Nel Seicento, gli scontri tra il vescovo e varie istituzioni cittadine valsero a Francesco Maria Spinola l'esilio dalla città; dovette risiedere ad Albisola per ventuno anni.
Domenico Maria Gentile (1776-1804), di famiglia patrizia genovese, mediante una convenzione con il re di Sardegna redatta a Torino il 18 agosto 1784, cedette l'alto dominio - ossia la sovranità - sul villaggio di Lodisio presso Dego, ottenendo in cambio il titolo di principe di Lodisio per sé e per i propri successori.[10]
Il 5 aprile 1806 la diocesi di Savona entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Genova, perdendo così la sua secolare dipendenza da Milano.[11] Nel periodo napoleonico, papa Pio VII fu, in due occasioni tra il 1808 ed il 1814, tenuto prigioniero a Savona, nel palazzo del vescovo Vincenzo Maria Maggioli.
Noli
Risale ai primi tempi del cristianesimo la presenza cristiana a Noli, come hanno documentato gli scavi e gli studi attorno alla chiesa di San Paragorio e al suo battistero paleocristiano, che hanno evidenziato «l'esistenza di un articolato complesso di culto con varie fasi edilizie, dall'età paleocristiana alla fine del X secolo, sino alla fondazione della chiesa attuale».[12]
Nel corso delle prime indagine archeologiche sulla chiesa di San Paragorio alla fine dell'Ottocento è venuta alla luce una lastra sepolcrale con l'iscrizione di un episcopus Theodo[rus] o Theodo[sius] databile tra la fine del VI secolo e l'inizio del VII. Questa scoperta ha suscitato un ampio dibattito fra storici e archeologi, con diverse proposte di interpretazione circa la presenza della sepoltura di un vescovo a Noli in un'epoca in cui, in linea di principio, il centro avrebbe dovuto far parte della diocesi di Vado, primitiva sede dei vescovi di Savona.[13]
Questa unione però durò per poco. Infatti il 13 agosto 1245, in forza della bollaIn sacra Petri di papa Innocenzo IV,[15] fu sciolta l'unione tra le diocesi di Noli e di Brugnato, e per supplire alle scarse rendite della diocesi di Noli, fu soppresso il monastero di Sant'Eugenio sull'isola di Bergeggi, le cui rendite furono assegnate alla mensa vescovile nolese. Lo stesso giorno, Innocenzo IV scrisse a Guglielmo Contardi la lettera Cum olim, con la quale il pontefice notificava al vescovo le decisioni prese, lasciandolo libero di scegliere la sede episcopale dove risiedere, conservando l'amministrazione dell'altra. Questa situazione anomala durò per due anni, finché l'11 agosto 1247 fu nominato il primo effettivo vescovo di Noli, il domenicanoFilippo.
Il 24 gennaio 1502 le diocesi di Savona e di Noli furono per breve tempo unite aeque principaliter nella persona del vescovo Galeotto della Rovere, unione sciolta nel 1503 con la nomina di un amministratore apostolico per Noli.
Il XVII secolo è segnato dal lungo episcopato di Stefano Martini (1646-1687), originario di Alassio, che ebbe diversi incarichi a Roma, ed in particolare alla corte del cardinale Giovan Battista Pamphily, il quale, una volta salito al soglio pontificio con il nome di Innocenzo X, lo gratificò con l'episcopato nolese. Il suo successore, Giacomo Porrata, celebrò nel mese di aprile del 1692 il primo sinodo diocesano.[17]
Nel Settecento si ricorda in particolare il vescovo Antonio Maria Arduini (1746-1777), francescano conventuale, teologo e consultore di diverse congregazioni romane, distintosi a Noli per la munificenza dimostrata verso i poveri e la sua generosità nei confronti dell'ospedale degli indigenti.[18]
Ultimo vescovo di Noli prima della sua unione con Savona è stato Benedetto Solari (1778-1814), «religioso domenicano molto dotto e pio, profondamente legato al suo ministero pastorale, impegnato in un'intensa azione religiosa, nutrì forti simpatie per le dottrine gianseniste, e non accettò la condanna papale del sinodo di Pistoia. Simpatizzante con alcune idee politiche del momento, diventò suo malgrado uno dei simboli dell'opposizione alla Chiesa; ma egli rimase saldamente fedele alla dottrina» cattolica.[14]
Savona-Noli
Alla morte di Solari, la diocesi di Noli restò vacante per sei anni, finché il 25 novembre 1820, in forza della bollaDominici gregis di papa Pio VII, fu unita aeque principaliter a quella di Savona. Da questo momento, vi fu un unico vescovo per le due diocesi, che mantennero entrambe le proprie strutture e la propria indipendenza giuridica.
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, fu stabilita la plena unione delle due diocesi, con un'unica cattedrale ed una sola curia diocesana, e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.
Sinodo diocesano (2021-2024)
Preceduto da un biennio di cammino preparatorio con tavoli diocesani che hanno coinvolto 700 persone sui cinque verbi del Convegno ecclesiale di Firenze (2015), nel 2019 il vescovo Calogero Marino ha decretato l'indizione del sinodo canonico diocesano Chiesa di Savona, prendi il largo, confidando.[19]
In seguito alle elezioni e alle nomine, l'assemblea sinodale si compone di 103 membri: 25 presbiteri diocesani, 2 diaconi, 3 religiosi, 8 religiose e 65 laici, in maggioranza donne. Il Sinodo è stato inaugurato il 22 maggio 2021.[20] Al suo interno l'assemblea ha votato 10 membri per la Commissione per la redazione dei documenti sinodali.
Nel primo anno di attività, a partire dall'indice dei temi proposti dal vescovo e arricchito dagli interventi dell'assise sinodale, è stato approvato un instrumentum laboris. Sulla prima parte di tale traccia hanno lavorato otto commissioni sinodali, soffermandosi alcuni mesi per individuare icone bibliche, poi prospettive pastorali e infine indicazioni normative, discusse e approvate in plenaria.[21] Un lavoro analogo è stato fatto sulla seconda parte dell'indice. In seguito all'approvazione del libro conclusivo, strutturato in 15 capitoli di "sogni" e "normative", intervallati da narrazioni di esperienze significative di "Chiesa in uscita" già vissute sul territorio, il Sinodo è terminato il 17 marzo 2024.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 154.000 persone contava 152.000 battezzati, corrispondenti al 98,7% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
130.285
131.000
99,5
287
163
124
453
147
862
65
1970
166.163
167.000
99,5
243
135
108
683
1
123
865
76
1980
176.700
179.395
98,5
211
130
81
837
1
102
758
77
1990
137.212
143.282
95,8
179
115
64
766
1
81
663
74
1999
139.588
143.039
97,6
143
93
50
976
7
61
517
71
2000
131.659
135.806
96,9
152
94
58
866
5
65
506
71
2001
140.547
144.029
97,6
140
91
49
1.003
6
56
490
71
2002
154.500
157.571
98,1
138
82
56
1.119
6
62
461
71
2003
156.133
158.983
98,2
133
81
52
1.173
9
56
461
71
2004
131.069
133.462
98,2
133
80
53
985
9
53
421
71
2010
146.410
148.808
98,4
126
78
48
1.161
8
48
408
71
2014
152.000
155.000
98,1
95
55
40
1.600
9
49
340
71
2017
152.100
153.700
99,0
93
52
41
1.635
9
50
340
71
2020
153.000
155.000
98,7
77
47
30
1.987
9
34
183
70
2022
152.000
154.000
98,7
80
48
32
1.900
9
38
226
70
Casi di pedofilia
Un presbitero diocesano, ridotto allo stato laicale, nel 2006 fu condannato definitivamente a 3 anni e mezzo di reclusione per aver commesso atti sessuali su un minorenne di origine non italiana, con l'aggravante di averne avuto la custodia e la tutela; fu latitante sino al 2015.[36]
Un altro ex presbitero, accusato di aver commesso abusi sin dagli anni '80, nel 2012 patteggiò un anno di carcere per abusi sessuali compiuti nel 2005 su un diciassettenne.[37] A testimoniare contro il presbitero vi era anche un confratello, ex economo della diocesi, che in seguito ad un'inchiesta dalla quale venne assolto nel 2011 lasciò il ministero dichiarandosi omosessuale e sieropositivo.[38] L'ex economo morì due anni dopo.[39]
Un ex collaboratore laico della parrocchia di Lavagnola invece ammise abusi compiuti nel 1976, ormai prescritti.[40]
Risultano prescritte anche le condotte anche di Dante Lafranconi, vescovo sino al 2001, benché il GIP nel provvedimento di archiviazione evidenziò il suo atteggiamento omissivo, perché non avrebbe "esercitato il suo potere-dovere di controllo sui sacerdoti e di protezione dei fedeli" dai due presbiteri pedofili negli anni '90, pur essendo stato al corrente delle gravi accuse nei loro confronti.[41] Il suo successore Domenico Calcagno invece rimosse i due presbiteri dalle comunità di cui erano responsabili.[42]
Nell'agosto 2024 è stato arrestato a Genova un prete di 60 anni appartenente ai padri scolopi, con l'accusa di violenza sessuale su minore, prostituzione minorile e tentata violenza aggravata. Il religioso era presidente regionale della Federazione Istituti di Attività Educative (Fidae) e dirigeva alcuni istituti scolastici. L'inchiesta era partita dai genitori di un ex ministrante, all'epoca dei fatti dodicenne, che sarebbe stato abusato a Finale Ligure, dove lo scolopio svolgeva parte del suo ministero. Pur dipendente dal suo ordine religioso, è stato prontamente sospeso anche dalle diocesi in cui operava e nei suoi confronti è stato avviato un procedimento canonico. Il vescovo di Savona-Noli Calogero Marino, "in spirito di penitenza", ritenendo ingiustificabile ogni forma di abuso e fiducioso nei confronti dell'autorità giudiziaria, ha inviato ai parrocchiani del finalese una lettera di vicinanza alle vittime.[43]
Note
^C. Varaldo, Archeologia urbana a Savona: scavi e ricerche nel complesso monumentale del Priamar, 1, Bordighera 1992. Id., Tra Vado e Savona: l'evoluzione della diocesi tra tardo antico e alto medioevo, in M. Marcenaro (ed.), Roma e la Liguria Marittima, Bordighera 2003, pp. 161-168.
^abcFrondoni, Vescovo, città e territorio…, p. 593.
^abCastiglia, Vada Sabatia: dati a confronto…, p. 176.
^Castiglia, Vada Sabatia: dati a confronto…, p. 184.
^Potrebbe essere un vescovo di Vado/Savona, cosa che anticiperebbe la cronotassi episcopale di almeno due secoli; oppure potrebbe essere un "vescovo di campagna", ausiliare del vescovo diocesano (non necessariamente quello di Vado/Savona); alcuni storici ipotizzano invece che si tratti di un vescovo piemontese (Tortona o Acqui), sepolto in un luogo di culto molto venerato all'epoca. Si veda: Alessandra Frondoni, San Paragorio e l'insediamento di Noli prima del Mille, in: Mauro Darchi e Francesca Bandini, La Repubblica di Noli e l'importanza dei porti minori del Mediterraneo nel Medioevo, Borgo San Lorenzo 2004, pp. 69-70. Idem, Vescovo, città e territorio nella Liguria di Ponente alla luce delle recenti ricerche archeologiche, p. 600. Gabriele Castiglia, Vada Sabatia: dati a confronto per nuove ipotesi sulla cristianizzazione del Ponente ligure, pp. 178-184.
^Semeria, Secoli cristiani della Liguria, pp. 193 e 196-197.
^ Alberto Casella, Cadetti della Real Casa, feudatari del Papa e dell’Imperatore, principi - vescovi. Il titolo di principe in Piemonte (seconda parte), in Rivista del Collegio Araldico, anno CXIX, n. 2 (dicembre 2022), pp. 118-122.
^Sinodo diocesano, su chiesasavona.it. URL consultato il 7 agosto 2022.
^Secondo Lanzoni non fu vescovo di Savona, ma di Sovana nella Tuscia.
^abcGabriele Castiglia, Vada Sabatia: dati a confronto…, pp. 176 e 184.
^abcVescovo inserito da Ughelli nella sua Italia sacra, ma senza alcuna documentazione a sostegno, ed accettato anche da Semeria, Cappelletti e Gams; ignoto a Kehr.
^Datazione incerta, probabilmente divenne vescovo di Savona dopo il trasferimento di Pietro Grossolano a Milano nel 1102, come sostiene Kehr; Ughelli gli assegna l'anno 1110; secondo Semeria e Gams, fu vescovo dopo la morte di Pietro Grossolano il 6 agosto 1117. Grossolano tuttavia non ritornò più a Savona, benché il papa gli avesse ingiunto di ritornare alla sede savonese nel 1116.
^Il vescovo Carlo Grimaldi, che alcune cronotassi inseriscono fra i vescovi di Savona, e che fu presente al concilio di Trento nel 1562, fu in realtà vescovo di Sagona in Corsica (Eubel, Hierarchia catholica, IV, p. 288). Gli storici che ammettono Carlo Grimaldi tra i vescovi savonesi, sono obbligati ad inserire un secondo mandato per Nicolò Fieschi, immediato predecessore di Gian Ambrogio Fieschi.
^Secondo Semeria e Gams, dal 1366 al 1381 fu amministratore apostolico Giovanni Fieschi.
^Incerta è la presenza di questo vescovo nella cronotassi di Noli. Per l'omonimia con il precedente vescovo Marco, Eubel non distingue i due personaggi, facendo succedere al vescovo Marco, eletto nel 1406, l'amministratore Giorgio Fieschi.
^Dal 6 ottobre 1818 al 19 gennaio 1820 è stato amministratore apostolico della diocesi Vincenzo Maria Maggioli, vescovo di Savona.