Tre sono i vescovi noti di questa diocesi in epoca antica: Sebone, episcopus Doniae, sottoscrisse nel 458 la lettera dei vescovi di Creta all'imperatore Leone in seguito all'uccisione del patriarca alessandrinoProterio; Niceta prese parte al concilio in Trullo del 692; Melitone fu uno dei padri del concilio di Nicea del 787.
Nell'820 Creta fu conquistata dagli Arabi, che vi fondarono un emirato sopravvissuto fino al 961, quando l'isola venne ripresa dai Bizantini; questi restaurarono le strutture cristiane, che erano state soppresse durante il periodo arabo, e le antiche sedi vescovili. In questa fase della storia ecclesiastica dell'isola, l'antica sede di Cydonia è nota anche con il nome di "diocesi di Aghia"; secondo Gerola, la distruzione dell'antica città episcopale ad opera degli Arabi aveva imposto la scelta di una nuova sede per i vescovi, la città di Aghià Episkopì.[1]
Questa variazione nel nome della diocesi sembra essere documentata dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli: le Notitiae del IX e X secolo hanno il nome di Kydonias, mentre nella Notitia del XII secolo si trova il titolo di Aghias, ma è assente quello di Kydonias.[2]
Non sono noti vescovi del secondo periodo bizantino.
Diocesi latina di Aghia/La Canea
In seguito alla conquista veneziana dell'isola (1212), le diocesi greche esistenti furono amministrate dai vescovi di rito latino e sottomesse al metropolita latino dell'arcidiocesi di Candia. Anche ad Aghia fu istituito un vescovato di rito latino, la dioecesis Agiensis, documentata per la prima volta con il vescovo Marino Geremia nel 1282. Ad Aghià Episkopì si trovava la cattedrale dedicata alla Vergine Maria.[3]
Durante la dominazione veneziana, la città di La Canea, sorta sulle rovine dell'antica Cydonia, divenne uno dei poli militari ed economici del ducato di Candia e ben presto i vescovi di Aghia vi trasferirono la loro sede, ritornando «per tal modo all'originaria sede del primo periodo bizantino». Non si conosce la data esatta del trasferimento di sede: «fin dal 1336 però troviamo memoria di un episcopus Agiensis de la Canea; e più esplicitamente nel 1418 si nomina un episcopatus Agiensis civitatis Canee, il che vuol dire che la traslazione della sede Agiense nella città di Canea è già anteriore a quest'età».[4]
A La Canea fu edificata una nuova cattedrale dedicata anch'essa alla Vergine Maria, trasformata in moschea all'arrivo degli Ottomani nel XVII secolo, successivamente rimaneggiata più volte. Di essa restano alcune stampe d'epoca, tra cui quella di Giorgio Corner del 1625 e quella di Coronelli del 1689.[5] Nel 1621 la cattedrale aveva un capitolo composto di dieci canonici; la città episcopale contava all'incirca 10.000 abitanti, di cui 2.000 erano latini, gli altri greci.[6]
Alla Canea sono documentate una quindicina di chiese di rito latino[7], tra cui 6 legate a monasteri di ordini religiosi: le chiese francescane di San Francesco, oggi sede del museo archeologico della città, e del Santissimo Salvatore; la chiesa agostiniana di Santa Maria della Misericordia e quella domenicana di San Nicolò; la chiesa di Santa Chiara delle Monache clarisse, documentata dal 1402, e quella delle domenicane di Santa Maria dei Miracoli, edificata nel 1606.[8]
Nel 1645 La Canea, dopo un breve assedio, fu conquistata dagli Ottomani. Ebbe termine la diocesi latina, mentre contestualmente fu restaurata la diocesi greca, il cui primo vescovo documentato è Callinico nel 1683. La diocesi esiste tutt'oggi con il nome di "diocesi di Cydonia e Apokorone" con sede alla Canea.[9]
^Matteo, fatto prigioniero dai Saraceni, fu creduto morto e per questo venne nominato Giacomo; ma, ritornato in sede Matteo, Giacomo rimase vescovo nullius dioecesis, fino alla sua promozione a Bisaccia.
^Eletto dal capitolo di Agia, non ottenne il consenso papale e rinunziò alla sede. Eubel, Hierarchia catholica, I, p. 77, nota 2.
^Gerola, Per la cronotassi dei vescovi cretesi…, p. 32.
^Eubel riporta i nomi di due vescovi, Paolo Vraciensis, eletto il 19 marzo 1481 per la morte di Raimondo, sui quali tuttavia lo stesso autore mette in dubbio la loro appartenenza alla sede cretese.
(LA) Michel Le Quien, Oriens christianus in quatuor Patriarchatus digestus, Parigi 1740, vol. II, coll. 271-272; vol. III, coll. 923-928
(LA) Flaminio Corner, Creta sacra sive de episcopis utriusque ritus graeci et latini in insula Cretae, Venetiis 1755, vol. I, pp. 259–263; vol. II, pp. 149–159