Il 26 ottobre 1952 fu ordinato presbitero per la diocesi di Santa Rosa de Osos nella basilica dei Santi XII Apostoli a Roma da monsignor Alfonso Carinci e, terminati gli studi, tornò in Colombia dove gli venne affidato l'incarico di vicario parrocchiale di due parrocchie rurali a Yarumal per 17 anni. Fu anche direttore dei Cursillos de Cristianidad, e del corso nazionale di pastorale, rappresentante di Acción cultural popular (Acpo), officiale della curia diocesana, delegato diocesano dell'Azione cattolica, assistente ecclesiastico della Gioventù cattolica dei lavoratori, direttore della Legione di Maria, direttore diocesano della catechesi e , nel quadro della pastorale per l'alfabetizzazione e la formazione integrale dei contadini, ricoprì il ruolo di coordinatore dei sacerdoti incaricati delle scuole radiofoniche. Nel 1966 venne nominato segretario generale della Conferenza episcopale della Colombia e cominciò a insegnare diritto
canonico all'Università civile libera.
Il 1º luglio 1976 succedette alla medesima sede, incarico che mantenne fino al 1992. Durante il suo episcopato era noto per il fatto che nottetempo andava per strada ad aiutare a nutrire e assistere i bambini abbandonati.[1] Mentre molti vescovi latinoamericani rifiutarono di accettare i contributi dei presunti signori della droga, monsignor Castrillón Hoyos accettò donazioni per le sue organizzazioni caritative diocesane, sostenendo che accettando i fondi i soldi sarebbero stati deviati dal finanziamento della criminalità e usati invece per aiutare i poveri. Disse anche che pur accettando tali donazioni, aveva avvertito personalmente i donatori che le loro beneficenze "non avrebbero salvato le loro anime".[1] Monsignor Castrillón Hoyos una volta si travestì da lattaio per accedere alla casa del signore della droga Pablo Escobar e, dopo essersi rivelato, il vescovo persuase Escobar a confessare i suoi peccati.[1][2]
Il 23 febbraio 2007 divenne cardinale protodiacono. Mantenne l'incarico fino al 1º marzo dell'anno successivo quando optò per l'ordine dei cardinali presbiteri.
Partecipò all'assemblea speciale per l'Asia del Sinodo dei vescovi che ebbe luogo nella Città del Vaticano dal 29 aprile al 14 maggio 1998 sul tema "Gesù Cristo il Salvatore e la sua missione di amore e servizio in Asia: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10), all'assemblea speciale per l'Oceania del Sinodo dei vescovi che ebbe luogo nella Città del Vaticano dal 22 novembre al 12 dicembre 1998 sul tema "Gesù Cristo: seguire la sua Via, proclamare la sua Verità, vivere la sua Vita: una chiamata per i popoli dell'Oceania", alla seconda assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei vescovi che ebbe luogo nella Città del Vaticano dal 1° al 23 ottobre 1999 sul tema "Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l'Europa" e alla X assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che ebbe luogo nella Città del Vaticano dal 30 settembre al 27 ottobre 2001 sul tema "Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".
Fu inviato papale alla firma dell'accordo globale e definitivo tra Perù ed Ecuador che risolveva la loro controversia sui confini a Brasilia il 26 ottobre 1998, alla celebrazione del dodicesimo centenario della costruzione del duomo di Aquisgrana che ebbe luogo dal 29 al 30 gennaio 2000 e alle celebrazioni conclusive del congresso eucaristico nazionale cileno e alla dedicazione della nuova cattedrale della diocesi di San Bernardo in Cile che ebbero luogo il 25 e il 26 novembre 2000. Partecipò come membro designato dal papa alla V conferenza episcopale latinoamericana che si svolse ad Aparecida, in Brasile, dal 13 al 31 maggio 2007.
Morì nella sua abitazione di Roma il 18 maggio 2018 per una malattia epatica all'età di 88 anni. Le esequie si sono tenute il giorno successivo alle ore 14.30 all'altare della cattedra della basilica di San Pietro in Vaticano: la liturgia esequiale è stata celebrata dal cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, e al termine della stessa papa Francesco ha presieduto il rito dell'ultima commendatio e della valedictio. La sua salma è giunta in Colombia la notte del 31 maggio e il giorno successivo è stata tumulata, come egli stesso aveva espresso, nella cripta dei vescovi della cattedrale dell'Immacolata Concezione di Maria Vergine a Medellín dopo una messa presieduta da monsignor Ettore Balestrero, nunzio apostolico in Colombia, e concelebrata da numerosi vescovi del paese.[7]
In suo ricordo nel maggio 2019, ad un anno dalla sua dipartita, a Serrone è stata realizzata un'installazione in marmo per onorare la sua presenza nella città, come cittadino onorario e come presidente del premio internazionale Rocca d'oro.
Gestione dei casi di abuso sessuale
Nel 1997 Castrillón e i vescovi irlandesi erano in disaccordo sul corretto trattamento dei sacerdoti accusati di abusi sessuali. Il cardinale espresse infatti delle riserve sulle proposte discusse dai vescovi.[8] Mentre indicava che la sua Congregazione stava ancora studiando la questione, Castrillón scrisse che alcune delle proposte dei vescovi irlandesi "appaiono contrarie alla disciplina canonica", il che potrebbe portare a rovesciare le azioni se fosse stato fatto un appello a un livello superiore. Egli menzionò come problematica la proposta politica di segnalazione obbligatoria alle autorità civili.[8] Secondo un documentario di RTÉ del 2011, nel 1999 Castrillón disse ai vescovi irlandesi di essere "padri per i vostri sacerdoti, non poliziotti". La rappresentazione della resistenza dell'episcopato irlandese sul mantenere la linea dura di fronte a un superiore li mise sotto una luce più favorevole in un momento in cui essi, e in particolare il cardinale Desmond Connell, erano oggetto di aspre critiche.[9]
Nel 2001 si congratulò con il vescovo di BayeuxPierre Pican per non aver informato la polizia di un prete che aveva commesso abusi sessuali su minori. Il sacerdote venne successivamente condannato a 18 anni di carcere. Lo stesso vescovo Pican venne condannato a tre mesi di reclusione per non aver denunciato il prete.[10] Nella lettera il cardinale descrisse il rapporto tra un vescovo e i suoi sacerdoti come "non professionale, ma una relazione sacramentale che forgia legami molto speciali di paternità spirituale" e "il vescovo ha altri mezzi per agire... ma un vescovo non può essere tenuto a fare la denuncia da solo: in tutti i sistemi giuridici civili si riconosce che chi ha relazioni strette ha la possibilità di non testimoniare contro un parente diretto".[11] Quando la lettera nel 2010 divenne pubblica il direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi disse che questo dimostrava quanto fosse importante centralizzare la gestione dei casi di abuso sessuale da parte dei chierici nella Congregazione per la dottrina della fede".[12]
Nel 2002 espresse la sua disapprovazione per la politica di tolleranza zero dei vescovi statunitensi rispetto ai casi di abusi sessuali. Disse che i vescovi avevano ignorato dei "principi fondamentali della Chiesa" come il perdono e la conversione.[14]
^When Zero Isn't Enough, in TIME Magazine, 28 ottobre 2002. URL consultato il 20 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
^abBALI, CAVALIERI DI GRAN CROCE DI GIUSTIZIA, su constantinianorder.org, The Sacred Military Constantinian Order of Saint George (Reinard Romain). URL consultato il 13 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2016).