I comuni aggregati a Milano sono state delle municipalità autonome che con il tempo sono state accorpate al capoluogo lombardo perdendo l'autonomia amministrativa e divenendo semplici quartieri.
Tali processi di aggregazione avvennero in più fasi con alterne vicende, perché vi furono anche epoche in cui questi comuni riacquisirono, temporaneamente, la propria autonomia per poi venire successivamente riassorbite da Milano.
Il comune dei Corpi Santi venne quindi istituito da suo figlio l'imperatore Giuseppe II con reale dispaccio del 21 luglio 1781, quando il nuovo sovrano decise di concedere meno spazio alle opposizioni conservatrici che avevano contrastato il programma illuminista di sua madre.
Il nuovo municipio venne attivato col capodanno del 1782, quando entrarono in carica i deputati, ossia i consiglieri comunali, il cancelliere ossia il segretario comunale, il sindaco, l'esattore e sei consoli, uno per ciascuna delle sei partizioni, corrispondenti alle sei porte cittadine, in cui il comune fu articolato ai fini della riscossione fiscale. Con la perdita del territorio extramurario, il Comune di Milano fu ridotto alle quattro miglia quadrate comprese nei bastioni.[2]
La parentesi napoleonica
Nel contesto generale delle guerre napoleoniche, il 14 luglio 1807 l'imperatore francese emanò un decreto volto alla riduzione dei comuni del novello Regno d'Italia onde sortire risparmi nei costi di gestione e favorire le spese militari. Fu così che il 9 febbraio 1808 fu promulgato il decreto che annetteva a Milano non solo i Corpi Santi, ma tutti i 35 comuni del circondario esterno posti nel raggio di 4 miglia dai bastioni, ossia entro le 5 miglia dalla piazza del Duomo. La città di Milano raggiunse in totale i 156.870 abitanti.[3]
Subito dopo l'unificazione italiana, vennero avanzate le prime proposte ufficiali di annessione del Comune dei Corpi Santi, l'amministrazione dell'insieme delle cascine e dei borghi al di fuori della cerchia dei bastioni, ma non si giunse immediatamente a risultati concreti per l'opposizione dello stesso municipio extramurario.
Il problema dell'annessione fu apertamente sollevato in Consiglio comunale (quello di Milano, ovviamente) dall'assessore Servolini il 14 ottobre 1871. Egli affermò tra l'altro che: ”Gli incrementi del suburbio furono tutti conseguiti a spese della città”. Alla fine del lungo dibattito, il Consiglio comunale presentò istanza al Re affinché aggregasse al Comune di Milano il Comune dei Corpi Santi. Il decreto reale numero 1413 venne pubblicato l'8 giugno 1873: Milano divenne una grande città.[5]
Conseguentemente il numero dei consiglieri comunali venne portato da 60 a 80 posti, di cui 61 riservati alla città di Milano, mentre i restanti 19 ai Corpi Santi.
Nel contempo, anche il grande circondario esterno alla città meneghina aveva conosciuto e stava conoscendo una profonda razionalizzazione amministrativa. Già ancora sotto la dominazione austriaca, il governo dell'imperatore Ferdinando si era allontanato dagli eccessi restauratori della gestione paterna, sopprimendo numerosi minuscoli municipi, tanto che dei 35 comuni più sopra descritti come resuscitati, ad inizio degli anni Quaranta ne erano sopravvissuti solo 25.[6] Una più profonda opera di razionalizzazione amministrativa venne poi operata sotto i Savoia, che a fine anni Sessanta cancellarono vari altri paesi, riducendo i 25 predetti comuni a soli 13.[7]
La Milano attuale
L'odierna configurazione della metropoli meneghina fu disegnata nella prima metà del XX secolo.
L'annessione di Turro Milanese fu il frutto di un accidente storico. Nel 1918, in piena guerra mondiale, il municipio si trovava in posizione di totale debolezza, essendo commissariato da tre anni per la repentina crisi dell'amministrazione eletta nel 1914.[8] Nell'impossibilità di procedere a nuove elezioni per lo stato bellico, con decreto luogotenenziale 31 gennaio 1918, nº 209, si preferì concedere il comune al sindaco di Milano anziché continuare con una lunghissima gestione emergenziale.
La grande riforma che portò Milano a dimensioni molto simili alle attuali fu decisa dal neoinsediato governo fascista nel 1923, quando undici comuni vennero annessi al capoluogo. I sindaci dei municipi soppressi divennero consiglieri comunali milanesi, e ad uno di loro fu riservato un posto in giunta.[9][10]
L'ultima significativa mutazione territoriale, a parte alcuni microscopici aggiustamenti nella seconda metà del XX secolo, fu operata stavolta in ribasso: per placare le polemiche della cittadinanza sandonatese conseguenti alla succitata rettifica della linea di confine in senso favorevole al municipio meneghino, nel 1932 il regime fascista decise di scorporare Poasco e una porzione dell'antico municipio chiaravallese dal comune di Milano, e assegnarle a San Donato Milanese a titolo di compensazione.
Nonostante l'imponente sviluppo urbanistico del tardo XX secolo col conseguente sviluppo di un conglomerato urbano nell'hinterland di Milano in continuità con Milano stessa, non si ebbero più ampliamenti territoriali del comune meneghino.
^ab Luigi Ripamonti, Affori civica, in La storia di Affori, Milano, La Buona Parola, Periodico della Parrocchia di Santa Giustina, Milano (Affori), 1995, p. 140-151.
^L'inserimento dei decaduti sindaci nel consiglio milanese rispondeva in realtà ad una calcolata operazione politica. Il testo unico della legislazione comunale dell'epoca prevedeva infatti l'indizione di nuove elezioni nel caso di una radicale modifica della geografia amministrativa. La deroga contenuta nel decreto permise al governo fascista, tramite la cooptazione dei primi cittadini, il mantenimento in carica dell'amica amministrazione di centro-destra di Luigi Mangiagalli, che aveva vinto le elezioni poco meno di un anno prima, dopo che le milizie squadriste avevano forzato la crisi della precedente maggioranza socialista.
Annuario del Touring Club Italiano, fino all'edizione 1923-24 essendo quest'ultima la ristampa dell'edizione 1923 (c.f.r. "Presentazione" a pag. 3) e riporta ancora tutti i Comuni staccati da Milano.
Guida Commerciale "Savallo e Fontana" edito a Milano dalla Società Editrice Savallo di Fontana & C.
Mocarelli, L., Ronza, R. W., Maranzana, C. (2021). Centro e periferie a Milano: per una geostoria economico-sociale. In: Locatelli, A. M., Besana, C., Martinelli, N. (eds.) Periferie europee. Istituzioni sociali, politiche, luoghi, I Tomo: Una prospettiva storica (pp. 44–58). Franco Angeli.