(FR) Comités d'action pour l'universalité de Rome (DE) Aktionskomitees für die Universalität Roms (ES) Comités de Acción por la Universalidad de Roma (NL) Actiecommissies voor de Universaliteit van Rome
A partire dalla fine degli anni venti il regime fascista iniziò a rivolgere lo sguardo oltre frontiera. La stagione dell'universalismo fascista fu sostenuta da numerosi gerarchi ed intellettuali e, infine, appoggiata dal Duce.
Venne in questo modo creata la base di un'Internazionale fascista, per molti aspetti speculare al Komintern comunista, con una struttura organizzata e composta da ispettori itineranti, intelligence, attività ai limiti della cospirazione, propaganda.[2]
I CAUR ebbero inizialmente il compito di inquadrare i simpatizzanti stranieri residenti in Italia e, in prospettiva, di preparare il terreno all'estero mediante la creazione di una rete di rapporti tra il partito-guida italiano ed i suoi epigoni.
Obbiettivo di fondo e principio ispiratore di Gravelli era però quello di creare una sorta di panfascismo, ossia una sorta di unione e collaborazione tra tutti i movimenti e le esperienze fasciste europee, in modo da creare un'unità continentale fascista opposta a quella dei pensatori di fazione democratica. In quest'ottica, i Comitati d'Azione per l'Universalità di Roma dovevano mostrare ed affermare la superiorità del fascismo nei confronti delle dottrine avversarie, liberalcapitalismo e marxismo, in modo da aggregare i movimenti e gli intellettuali fascisti europei attorno al fascismo italiano, al mito della latinità e alla figura del Duce.[1]
Essi si trovarono subito di fronte alla difficoltà di dare una definizione univoca di "fascismo", date le grandi differenze riscontrate nei partiti che si definivano tali, inoltre furono a volte accusati di costituire una vera e propria organizzazione di intelligence per l'infiltrazione del fascismo all'estero.
Nel settembre del 1938, durante il messaggio rivolto all'"Internazionale fascista" di Erfurt, il presidente dei CAUR Eugenio Coselschi si richiamava tra l'altro alla "saggezza del Corano", in opposizione alle "nefaste dottrine che propongono l'assoggettamento di tutte le nazioni e di tutte le razze alla tirannia di un'unica razza sottomessa alle prescrizioni del Talmud". Si fanno insomma sempre più frequenti, nel corso degli anni trenta, i richiami ad una "costruttiva collaborazione fra due inestimabili forze spirituali quali il Fascismo e l'Islamismo.[3]
Rifacendosi all'esperienza italiana, l'internazionale accettava qualsiasi variante del fascismo (compreso il nazionalsocialismo).
Note
^abLorenzo Medici Dalla propaganda alla cooperazione, Cedam, 2009. ISBN 9788813272104
^Marco Cuzzi L'internazionale delle camicie nere. I CAUR 1933-1939, Milano, Mursia, 2005. ISBN 8842534676
^Gisella Longo I tentativi per la costituzione di un'internazionale fascista: gli incontri di Amsterdam e Montreux attraverso i verbali delle riunioni, Storia contemporanea XXVII, 1996, 3, pp. 475-567
Bibliografia
Michael Ledeen, Universal Fascism, New York, Howard Fertig, 1972 (trad.it. a cura di Bertolazzi, L'internazionale fascista, Laterza, Roma-Bari, 1973)
Marco Cuzzi, L'internazionale delle camicie nere. I CAUR 1933-1939, Milano, Mursia, 2005. ISBN 8842534676
Lorenzo Medici, Dalla propaganda alla cooperazione. La diplomazia culturale italiana nel secondo dopoguerra (1944-1950), Cedam, Padova, 2009. ISBN 9788813272104
Gisella Longo, I tentativi per la costituzione di un'internazionale fascista: gli incontri di Amsterdam e Montreux attraverso i verbali delle riunioni, Storia contemporanea XXVII, 1996, 3, pp. 475-567
Danilo Breschi e Gisella Longo, Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia (1896-1979), Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz), 2003
Marco Cuzzi, Antieuropa. Il fascismo universale di Mussolini, M&B Publishing, Milano, 2006