Nei primi mesi del 1943Maliq bej Bushati, un nazionalista anti-monarchico, riorganizzò il PFSh come Guardia della Grande Albania, favorì la presa di distanza dell'Albania dall'Italia, eliminò i simboli fascisti dalla bandiera albanese (due fasci littori, uno su ciascun lato dell'aquila albanese) e affermò l'autonomia albanese in molti settori.[1]
Dopo l'occupazione tedesca, il capo del SicherheitsdienstErnst Kaltenbrunner riorganizzò la Guardia della Grande Albania in Partito Nazista Albanese, titolare del controllo formale di tutta l'Albania. Il controllo tedesco sull'Albania fu meno pesante che in altri paesi: il governo albanese non attuò nessuna persecuzione sistematica degli ebrei per la deportazione, o uccisioni. Volontari albanesi costituirono una divisione di Waffen SS, la 21. Waffen-Gebirgs-Division der SS Skanderbeg, in onore dell'eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg.[2]
Il PFSh era retto da un Segretario nominato (ed eventualmente revocato) dal Luogotenente Generale di Stato Maggiore del Re Imperatore in Albania, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri albanese, previo parere del Segretario del PNF.
Al Segretario del PFSh spettavano il titolo e le funzioni di Ministro Segretario di Stato, faceva parte del Governo albanese, della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e riceveva le direttive e gli ordini del Duce dal Segretario del PNF.
Il Segretario del PNF in Albania era rappresentato da un Ispettore del partito stesso, coadiuvato da un Segretario Federale e da un Ispettore Federale.
Presso ogni capoluogo di provincia era istituita la Federazione dei Fasci del PFSh e, presso ogni comune, il Fascio di combattimento del P.F.A.
Il PFSh non fu mai un movimento di massa: raggiunse il maggior numero di iscritti (13.500) nel maggio 1940. Tuttavia, durante la permanenza al potere, il PFSh cercò di mettere in atto l'idea di una Grande Albania, ampliando i confini dello stato albanese in Epiro e in Kosovo.
Il PFSh fu impegnato anche in alcuni atti di antisemitismo: agli ebrei albanesi fu vietata l'adesione al partito fascista (anche se i musulmani furono ammessi a parteciparvi), e quindi esclusi da alcune professioni, come l'insegnamento.