Nel 271 un'importante invasione congiunta di Alemanni, Marcomanni e forse di alcune bande di Iutungi costrinse l'imperatore Aureliano ad accorrere in Italia, ora che questi popoli avevano già forzato i passi alpini. Raggiunta la Pianura padana a marce forzate percorrendo la via Postumia, fu inizialmente sconfitto dalla coalizione dei barbari presso Piacenza, a causa di un'imboscata.[2] Nel prosieguo della campagna, i barbari però, per avidità di bottino, si divisero in numerose bande armate, sparpagliate nel territorio circostante. Aureliano riuscì a ribaltare le sorti della guerra. I barbari infatti avevano continuato a saccheggiare le città della costa adriatica come Pesaro e Fano.[3]
Non molto distante da quest'ultima città, lungo la via Flaminia sulle sponde del fiume Metauro, l'imperatore riuscì a batterli una prima volta e poi una seconda volta, in modo risolutivo, sulla strada del ritorno nei pressi di Pavia.[4] In seguito a quest'ultima invasione (fu forse al tempo di Diocleziano), si provvedette a sbarrare la strada a possibili e future invasioni, fortificando il corridoio che dalla Pannonia e dalla Dalmazia immette in Italia attraverso le Alpi Giulie: il cosiddetto Claustra Alpium Iuliarum.[5]
Sembra però che il limes in questione non fosse già più attivo al tempo dell'invasione in Italia da parte di Alarico al principio del V secolo.
Probabilmente parte delle fortificazioni furono distrutte nel corso della battaglia del fiume Frigido (394).
Note
^C.R.Whittaker, Frontiers of the Roman empire. A social ad economic study, Baltimora & London, 1997, p.197.