Una «basilica superiore» di san Fantino, sopra la cripta nella quale vi era la tomba del santo, è menzionata anche nel bios di San Fantino scritto dal vescovo di Tauriana Pietro nell'VIII secolo.
Presumibilmente nel IX secolo il vescovo della diocesi di Tauriana risiedeva nella chiesa di san Fantino, dando pertanto al luogo di culto il titolo di cattedrale.[4]
La chiesa andò distrutta assieme alla città di Tauriana, nel 951, per mano dei saraceni che costrinsero la popolazione a trovare rifugio nei centri vicini.[5]
Nell'XI secolo alcuni monaci basiliani ricostruirono un'abbazia, nel luogo dove sorgeva l'antica cattedrale, dedicandola nuovamente a san Fantino.[6] Nel 1080, la diocesi di Tauriana venne soppressa ed il suo territorio fu incorporato in quello della nuova diocesi di Mileto. Pertanto l'abbazia di san Fantino passò sotto la giurisdizione di quest'ultima diocesi. Anche se l'aggregazione dalla diocesi di Tauriana a quella di Mileto venne giustificata con il fatto che la città fosse stata devastata un secolo prima, e che la cattedra vescovile fosse vacante da lungo tempo, ciò non sembra corrispondere esattamente al vero, poiché risulterebbe che si officiasse regolarmente nel luogo di culto dedicato a san Fantino fino agli anni 1112 e 1113.[7]
L'abbazia è citata nuovamente in alcuni atti del 1324 e del 1325.[8][N 1]
Nel XV secolo, per l'esiguo numero di monaci basiliani che vi vivevano, il convento di san Fantino cadde in abbandono.[8] Lo stato di abbandono in cui versava in quel periodo il convento è attestato in una relazione di Atanasio Calceopulo nella sua visita ai monasterigreci di Calabria, compiuta nel 1457 e nel 1458.[8][N 2] Poiché in quel periodo, nella zona di Taureana, vi era un altro luogo di culto dedicato a san Giovanni teologo,[9] il rettore della suddetta chiesa si rivolse a papa Martino V chiedendo l'abolizione del convento di san Fantino e la rendita di quest'ultima.[9] La concessione venne fatta dal successivo papa Eugenio IV nel 1431 che, inoltre, unificò il titolo delle due chiese intestando quella di san Giovanni teologo ai Santi Fantino e Giovanni Teologo.[9] La nuova chiesa fu amministrata da un abate dipendente dal papa ed in seguito, a causa di una nuova distruzione ad opera dei saraceni, venne anch'essa lasciata in stato d'abbandono.[9]
La chiesa è menzionata nel 1740, tra quelle «fuori le mure della città», nella deposizione dell'arciprete della parrocchia di san Nicola, per l'elevazione della chiesa Madre di Palmi a collegiata.[10] Il luogo di culto venne in seguito distrutto dal terremoto del 1783.[5]
La chiesa fu ricostruita, nel 1857 dall'abate Pietro Militano,[5] e venne riedificata con l'entrata rivolta a sud.[5]
Nel 1963 venne inaugurato a Taureana un nuovo luogo di culto che, pertanto, fece chiudere e lasciare in stato di abbandono la vecchia chiesa (attualmente adibita a museo). Pochi anni dopo vi fu l'adeguamento della chiesa alla riforma liturgica post Concilio Vaticano II, con l'aggiunta di una mensa al centro del presbiterio.[1]
Sul finire dello scorso secolo, nel 1993, venne sostituito il manto di copertura, mentre nel periodo tra il 2015 e il 2016 vi è stata la completa ristrutturazione (interna ed esterna) dell'edificio, ad opera dell'ing. Paolo Martino.[1]
Descrizione
Esterno
La facciata della chiesa è a capanna e risulta ordinata da cornici[1] che la ripartiscono verticalmente in tre settori. Le cornici alle estremità sono di larghezza superiore a quelle centrali. Ogni settore è ulteriormente diviso in tre parti da cornici orizzontali. Nel settore centrale è posto il portone d'ingresso della chiesa, rialzato rispetto al sagrato da una scalinata.[1] Sopra il portone sono collocate due strette vetrate che alla sommità seguono l'inclinazione della copertura.[1] La facciata è conclusa, nel punto più alto, da una croce in ferro.
Il tetto è a due falde con manto di copertura in tegole canadesi.[1]
Il campanile, a pianta quadrata, è collocato a fianco della facciata, in posizione leggermente arretrata, e ripete le cornici del prospetto.[1]
Interno
Al suo interno la chiesa è formata da una sola navata rettangolare, che corrisponde sia all'aula che al presbiterio, rialzato di due gradini rispetto al resto dell'edificio.[1]
Le pareti laterali risultano scandite verticalmente da pilastri che le suddividono in cinque campate ciascuna, entro le quali sono disposte le opere d'arte. Ad ogni campata corrisponde, in alto, una coppia di vetrate.[1]
Sempre partendo dall'ingresso, nella seconda campata a destra è invece collocata una statua in legno scolpito e dipinto di San Fantino[3] (XIX secolo), opera di bottega calabrese.[13] Nella terza campata è posizionato un Crocifisso in legno scolpito e dipinto (XX secolo). Nella quarta campata infine è riproposta una riproduzione di Gesù Misericordioso.
Completano le pareti laterali dei dipinti, posizionati sui pilastri, rappresentanti le Stazioni della Via Matris (2017) opera dell'artista locale Caterina Mauro.
La pavimentazione è invece formata da piastrelle di graniglia di marmo per l'aula e in liste di marmo a giunti alternati per il presbiterio con zoccolatura dello stesso materiale.[1]
Festività e ricorrenze
Festa di San Fantino (24 luglio, con processione a cavallo per le vie di Taureana).
^Tra le informazioni contenute negli atti risulta che nell'abbazia di san Fantino vi vivevano due abati di nome Gelasio e Girasimus.
^Nella relazione Attanasio Calceopulo riportò di aver visitato il monastero di Sancti Infantini, che era circondato di spine e ridotto in rovine.
^Si trattava di una chiesa a croce greca con due archi di fabbrica, orientata verso nord ovest-sud est, con l'ingresso principale rivolto verso la torre di Pietrenere.