Le origini della chiesa di Sant'Eustachio risalgono agli inizi del XIII secolo. Una cappella consacrata a Sant'Agnese fu il primo edificio costruito. Una cripta con questo nome confina ancora con la chiesa. Questa cappella era il dono di un borghese di Parigi, Jean Alais, che l'avrebbe fatta costruire in onore del re Filippo Augusto, che gli aveva concesso di riscuotere un centesimo su ogni cesto di pesce che arrivava alle Halles.
Dal 1223, Sant'Agnese divenne una parrocchia e prese il nome di Sant'Eustachio. La ragione più probabile del cambiamento fu il trasferimento di una reliquia del martire Sant'Eustachio nella nuova chiesa, reliquia tutt'oggi conservata nell'abbazia di Saint-Denis. La chiesa fu molte volte ristrutturata e ingrandita, contemporaneamente all'aumento della popolazione del quartiere.
Nel XIV secolo, il re Filippo VI conservò la sua protezione reale, soprattutto per le confraternite della Maddalena che celebravano in quel luogo la messa. Appena prima della sua morte, nell'agosto del 1483, Luigi XI confermò la protezione reale attraverso delle lettere patenti.[1]
La chiesa nel 1532
Nel 1532, fu deciso di costruire una chiesa degna del cuore di Parigi. La prima pietra dell'edificio attuale fu posata il 19 agosto da Jean de la Barre, capo dei commercianti. I lavori furono successivamente affidati a Boccador, Nicolas Le Mercier e Charles David, genero di quest'ultimo.
Costruita in uno stile gotico in pieno Rinascimento, la chiesa mescola un carattere architettonico armonico dove l'antico delle colonne greche e romane si sposa con delle linee ancora presenti nel Medioevo. L'obiettivo era di fare una chiesa gotica semicircolare. Così, la chiesa ha l'elevazione dello stile gotico, gli archi tipici del romanico e gli ornamenti del rinascimento: tutti questi caratteri riuniti danno alla chiesa un carattere unico.
La sua costruzione fu rallentata a causa di frequenti difficoltà di finanziamento. René Benoist, curato della chiesa di Sant'Eustachio nel 1569, acquisì una grande influenza sui parrocchiani tanto che fu soprannominato il "Papa delle Halles". Nel 1578, fece stampare una richiesta al fine di ottenere degli aiuti per il completamento della sua chiesa. Iniziata nel 1532, non fu terminata, e Benoist non aveva ancora intrapreso dei lavori, malgrado la «...grande affluenza del popolo che non aveva ancora una chiesa parrocchiale in Francia». La lettera ottenne senz'altro qualche somma di denaro, perché furono eretti molti pilastri della navata e molte altre finestre.
Evoluzione della facciata occidentale tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVIII secolo
Antica facciata del XVII secolo.
La chiesa prima del 1739.
La chiesa nel 1754
L'antica facciata occidentale di Sant'Eustachio, le cui torri erano rimaste incomplete, fu abbattuta per costruire due cappelle su richiesta, nel 1665, di Colbert. Oltre a ciò, un nuovo progetto fu disegnato da Louis Le Vau, del quale Colbert doveva assicurare il finanziamento.
Di quest'opera fu posata la prima pietra soltanto il 22 maggio dal duca di Chartres. Jean Hardouin-Mansart de Jouy ne divenne l'architetto. La sua costruzione durò molto tempo per mancanza di fondi, e il progetto iniziale, che comprendeva due torri a due piani ai lati di una galleria, fu sostituito da un frontone pesante che schiaccia la facciata.
L'architetto Moreau completò l'opera. La torre sud resta ancora incompleta ai giorni nostri.
La chiesa, già grande, avrebbe probabilmente raggiunto una dimensione e un'altezza impressionanti se le difficoltà riscontrate nella sua costruzione fossero state meno numerose.
Bozzetti ed evoluzioni della facciata occidentale di Sant'Eustachio
Luigi XIV fece lì la sua prima comunione verso il 1649.
Lì si sposarono Sully (1583) con Anne de Courtenay, Pomponne (1660) con Catherine Ladvocat[3] e Lully (1662) con Madeleine Lambertet.
Il corpo di Mirabeau fu deposto nella chiesa il giorno seguente la sua morte, il 3 agosto 1791, dove Joseph Antoine Cerutti pronunciò la sua orazione funebre, prima di essere trasferito al Panthéon.
L'orazione funebre di Turenne fu pronunciata nel 1676 da Fléchier[4]. Fu inoltre a Sant'Eustachio che Jean Baptiste Massimon pronunciò il suo sermone nel 1704. Più tardi, Berlioz vi dirigerà la prima esecuzione del suo Te Deum il 30 aprile 1855 e Liszt, quella della sua Messa solenne, il 15 marzo 1896[5].
Il 18 dicembre 2012, il cantante Laurent Voulzy tenne un concerto unico nel suo genere in questa chiesa, durante la sua tournée Lys & Love Tour.
Architettura
(FR)
«Il y a bien dans tout cet intérieur une affectation théâtrale, le désir évident de surprendre, et, si ce vaisseau était entièrement recouvert de peintures, si les fenêtres étaient garnies de vitraux légèrement coloriés, l'intérieur de l'église Saint-Eustache aurait toute l'apparence d'un palais de fées, sinon d'une église catholique.»
(IT)
«Ben si nota in tutto l'interno un'ostentazione teatrale, il desiderio evidente di sorprendere e se questa navata fosse stata completamente coperta di pitture e se le finestre fossero state ornate da vetrate leggermente colorate, l'interno della chiesa di Sant'Eustachio avrebbe tutta l'apparenza di un palazzo fatato, e non di una chiesa cattolica.»
L'architettura eterogenea della chiesa di Sant'Eustachio fu molto spesso criticata:
(FR)
«L'architecte y a fait paraître une horrible confusion du Gothique et de l'Antique et a tellement corrompu et massacré l'un et l'autre, pour ainsi dire, que l'on n'y peut rien distinguer de régulier et de supportable ; ce qui fait que l'on doit plaindre avec raison la grande dépense que l'on a faite dans cette Fabrique, sous la conduite du misérable maçon qui en a donné les dessins.»
(IT)
«L'architetto ci ha presentato un orribile insieme di Gotico e di Antico e ha totalmente rovinato e massacrato l'uno e l'altro, per così dire, che non si può trovare niente di regolare e di sopportabile alla vista; ciò che ci fa lamentare è la grande spesa che hanno usato per costruire questa "Fabbrica", sotto la conduzione di un miserabile muratore che ha fatto i disegni.»
(G. Brice, Description nouvelle de la vile de Paris, 5a edizione, 1706)
(FR)
«On voulait appliquer les formes de l'architecture romaine antique, que l’on connaissait mal, au système de construction des églises ogivales, que l’on méprisait sans les comprendre. C’est sous cette inspiration indécise que fut commencée et achevée la grande église de Saint-Eustache de Paris, monument mal conçu, mal construit, amas confus de débris empruntés de tous côtés, sans liaison et sans harmonie ; sorte de squelette gothique revêtu de haillons romains cousus ensemble comme les pièces d'un habit d'arlequin.»
(IT)
«Hanno voluto applicare lo stile dell'architettura antico romana, che si conosceva male, al sistema di costruzione delle chiese gotiche, che disprezzarono senza comprendere. Fu sotto questa ispirazione indecisa che fu cominciata e completata la grande chiesa di Sant'Eustachio di Parigi, monumento mal progettato, mal costruito, una massa confusa di detriti presi in prestito da tutte le parti, senza connessione e senza armonia; una sorta di scheletro gotico rivestito di stracci romani cuciti insieme come le stoffe dell'abito di arlecchino.»
(Viollet Le Duc, Dictionnaire raisonné de l'architecture française du XIe au XVIe siècle, 1854-1868)
Esterno
L'edificio fu per molto tempo considerato come una chiesa regale grazie alla sua vicinanza con il più alto luogo della monarchia, il Louvre.
I simboli di Sant'Eustachio, santo che prima della sua conversione aveva molto amato la caccia[6], sono richiamati nei decori; sono per esempio in cima alle transenne (nord e sud) o sui piedistalli all'interno della chiesa.
Di fronte alla chiesa, sul lato di place René-Cassin, nel 1989 è stata collocata la scultura Écoute di Henry de Miller.
Simboli
: 105 metri.
Larghezza esterna (al livello del transetto) : 43,5 metri
Transetto sud, resa HDR dagli archi e dalle vetrate
Transetto nord
Cappella della Vergine
La cappella della Vergine fu costruita nel 1640 e poi restaurata dal 1801 al 1804; fu inaugurata da Pio VII il 22 dicembre di quell'anno affinché lui venisse a Parigi per l'incoronazione di Napoleone.[7]
Questa cappella, con una volta a vela, possiede una scultura della Madonna di Jean Baptiste Pigalle che il pittore Thomas Couture ha abbellito con tre grandi affreschi sul tema della Vergine.
Cappelle laterali a sinistra
Chapelle de la Rédemption
Chapelle des Fonts baptismaux
Chapelle Notre-Dame-des-Sept-Douleurs
Chapelle Saint-Joseph
Chapelle Saint-Eustache
Cappelle del deambulatorio (a sinistra)
Chapelle des Ménardeau
Chapelle Saint-Louis
Chapelle Sainte-Geneviève
Chapelle Saint-Vincent-de-Paul
Chapelle Sainte-Madeleine
Chapelle Saint-Pierre l'exorciste.
Chapelle Saint-Louis-de-Gonzague
Cappella assiale
Cappelle del deambulatorio (a destra)
Chapelle des Catéchismes
Chapelle de ma Miséricorde
Chapelle Saint-André
Chapelle des Saints-Anges
Chapelle Sainte-Anne
Chapelle Sainte-Agnès
Chapelle du Sacré-Cœur
Cappelle laterali a destra
Chapelle des Âmes du Purgatoire
Chapelle Saints-Innocents
Chapelle Sainte-Cécile
Chapelle du Calvaire
Chapelle de la Ville de Paris
Decori interni
Decori del XVII secolo e del XVIII secolo
Il Martirio di Sant'Eustachio di Vouet
Dalla sua costruzione nel 1630, il cuore della chiesa di Sant'Eustachio è stato adornato da un altare principale[8], conferito dal gusto dell'epoca. Finanziato da Claude de Buillon, sovrintendente delle Finanze, questo altare principale è uno dei più grandi di Parigi. Per decorare la parte centrale, due dipinti sono stati ordinati a Simon Vouet: uno rappresenta Il Martirio di Sant'Eustachio[9] e l'altro L'apoteosi di Sant'Eustachio.[9] (il secondo era posizionato al di sotto del primo). Vouet, ritornato da Roma nel 1627, è quindi la figura dominante della pittura parigina. È anche l'autore dei quadri che ornano gli altari delle chiese Saint Nicola des Champs (1689), Saint Paul-Saint Louis (1639-1642) e Saint Merri (verso il 1645).
Vittima del cambiamento di gusto, l'altare architetturale della chiesa fu distrutto nel XVIII secolo. I quadri di Vouet sono tuttavia stati riutilizzati nel nuovo altare (è probabile che in questa occasione il Martirio di Sant'Eustachio, originariamente di forma rettangolare, sia divenuto rotondo). Dopo le confische rivoluzionarie, il cammino dei due quadri si separa: L'apoteosi di Sant'Eustachio è inviato nel 1809 al museo di Nantes e il Martirio di Sant'Eustachio è venduto nel 1810 al Cardinale Fesch. Quest'ultimo quadro è finalmente recuperato dalla prefettura della Senna nel 1855 per essere reso alla chiesa di Sant'Eustachio.
Il martirio di sant'Eustachio è attualmente posizionato alla fine della navata, al di sotto della porta nord. Eustachio, generale romano convertitosi al cristianesimo, ci è presentato mentre devia i suoi occhi dal dio pagano che l'imperatore Traiano gli comandava di adorare. L'imperatore lo condanna allora a essere bruciato vivo in una pentola di bronzo con sua moglie e i suoi due figli, visibili tra il fumo emanato dal braciere. Degli angioletti portano delle corone d'alloro manifestando la riconoscenza divina e anticipano l'ingresso di Eustachio e della sua famiglia presso Dio. Questo quadro, intensamente drammatico, dai colori freddi e luminosi, testimonia il culmine dello stile lirico sviluppato da Vouet al suo ritorno da Roma.
Dipinti alle pareti
Cappella San Giuseppe (4 travata, sinistra). Dipinti alle pareti del XVII secolo restaurati nel XIX secolo.[10]
Cappella San Vincenzo di Paola (9 travata, sinistra). Dipinti alle pareti del XVII secolo.[11]
Cappella Santa Maddalena (10 travata, sinistra). Dipinti alle pareti del XVII secolo.[11]
Cappella dei Santi Angeli (9 travata, destra). Dipinti alle pareti del XVII secolo.[11]
Vetri colorati del cuore della chiesa
Quando la costruzione della chiesa stava per terminare, all'inizio del XVII secolo, l'arte del vetro colorato era largamente in declino in Francia. Le vetrate che guarniscono le alte finestre del cuore della chiesa sono tra i rari vetri colorati di quest'epoca.
Lista delle vetrate.# San Gregorio e Sant'Agostino
San Bartolomeo e San Matteo
San Giovanni e san Giacomo il Minore
Sant'Andrea
San Piero
Sant'Eustachio, Sant'Agnese e il Cristo
San Paolo
San Giacomo il Maggiore
San Tommaso e San Filippo
San Simone e San Guido
San Germano e San Matteo
La tomba di Colbert
Alla sua morte nel 1683, Colbert fu inumato nella chiesa di Sant'Eustachio, di cui era parrocchiano. Due anni dopo, la sua vedova, Marie Charron, ordinò a due scultori Tuby e Coysevox la realizzazione di una tomba[12] il cui disegno è fornito da Charles Le Brun. Questa tomba è collocata sotto un'arcata nella Cappella della vergine. Una statua di Colbert, in ginocchio, le mani unite, rivestito del mantello da cavaliere dell'Ordine dello Spirito Santo, è posata su un sarcofago di marmo nero. Un angelo mantiene un libro aperto davanti a lui. Il sarcofago è supportato da due alti consoli posati su una grande fondamento dove sono posizionati la Fedeltà (a sinistra) e la Fede o l'Abbondanza (a destra).
Durante la Rivoluzione, la tomba di Colbert fu smantellata e i suoi principali elementi furono confiscati, poi esposti al Museo dei monumenti francesi. La statua dell'angelo era scomparsa al momento dello smantellamento. Nel 1817, i principali elementi della tomba furono resi alla chiesa di Sant'Eustachio e installati in un nuovo luogo, la cappella di San Luigi Gonzaga, dove sono attualmente.
Dipinti e sculture
La chiesa ospita inoltre due quadri di pittori italiani rari nelle collezioni francesi: Santi di Tito e Rutilio Manetti. Il dipinto di Santi di Tito, Tobia e l'angelo[13][14], si trova nella terza cappella del deambulatorio. All'origine, questo quadro ornava la sacrestia della Basilica di San Marco a Firenze. Inviato a Vienna durante uno scambio tra l'Imperatore d'Austria e il Granduca di Toscana nel 1792-1793, fece parte delle opere d'arte sequestrate nel 1809 in Austria da Vivant Denon, direttore del Museo del Louvre, e fu finalmente collocato nella chiesa di Sant'Eustachio nel 1811. Il quadro di Mantetti, L'estasi della Maddalena[15][16], si trova nella quinta cappella del deambulatorio.
I Pellegrini di Emmaus[17] anticamente concessi a Rubens e attualmente considerati come una copia di un originale andato perso.
La deposizione di Cristo[18], copia di un'opera di Luca Giordano conservata al Muséé de l'Ermitage.
Una copia[19] (parziale) di Alexandre-François Caminade di un quadro di Domenichino, Il Martirio di Sant'Agnese, si trova al di sotto della porta, in fondo alle navate laterali sud. L'originale, dipinto verso il 1620 per il convento di Sant'Agnese di Bologna, fu sequestrato durante la campagna d'Italia e poi esposto al Museo del Louvre. Fu lì che la Caminade ne fece una copia, comprata nel 1808 dal curato di Sant'Eustachio. Il dipinto di Domenichino, restituito alla fine dell'Impero, è attualmente esposto alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Dal 1842 al 1860, l'architetto Victor Baltard, supervisionò la restaurazione della chiesa. Nel 1842, fu incaricato di progettare un nuovo altare maggiore, dopo l'incendio del 1844, che distrusse le prime tre travi della chiesa, Beltard disegnò il bozzetto di un nuovo organo e di una nuova tribuna.
Dipinti alle pareti
Nel 1850, un vasto insieme di decorazione delle cappelle fu incominciato. Numerosi artisti, tra cui antichi laureati del Prix de Rome, vi parteciparono. La chiesa di Sant'Eustachio offre di fatto uno straordinario panorama della pittura religiosa del XIX secolo.
Uno dei nove esemplari del trittico, La vita di Cristo, di Keith Haring, in bronzo ricoperto di una patina d'oro bianco, si trova nella cappella di San Vincenzo de' Paoli[20] Per un curioso caso, l'affresco di Simon Vouet che lo mostra e che rappresenta il trionfo escatologico della Chiesa sul male, sintetizzato nel Nuovo Testamento, è incorniciato dall'evocazione del suo primo e del suo ultimo capitolo, cioè, al di sotto di un monocromo di rose, la Nascita della Vergine circondata da angeli, il cui nuovo non richiama il bambino radiante del trittico ugualmente circondato di angeli, e al di sotto l'Apocalisse, con san Giovanni e la bestia[21] a sette teste, il quale ricorda l'essere a 12 teste al centro dell'opera di Keith Haring.
Organi a canne
Organo maggiore
L'organo maggiore, dotato di circa 8000 canne, è il più grande organo di Francia, superando gli strumenti della cattedrale di Notre Dame di Parigi (111 registri, con meno di 8000 canne) e la chiesa di Saint-Sulpice (102 registri per 7500 canne).
Dal 1989, l'organo è collegato a due consolle identiche: la prima è situata nella cantoria ed è a trasmissione meccanica con leva Barker, mentre la seconda, mobile e a trasmissione elettronica, è destinata ai concerti e permette all'organista di suonare nella navata in mezzo al pubblico; entrambe sono dotate di 5 tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera di 32 note, e comandano 101 registri.
La chiesa ospitava un organo dal XVI secolo, ma non si hanno molte informazioni riguardanti la sua origine. Modificato all'inizio del XIX secolo da André Marie Daublaine e Louis Callinet con progetto di Charles Spackman Barker, fu distrutto da un incendio che divampò nel 1844 durante un'ispezione di controllo, pochi mesi dopo la sua inaugurazione. Fu ricostruito tra il 1849 e il 1854 da Barker e Charles Verschneider, restaurato nel 1879 da Joseph Merklin e poi modificato su richiesta dell'organista Joseph Bonnet negli '20 e '30 del '900. Ha subito poi un rinnovamento integrale per opera dell'olandese Van Den Heuvel nel 1989, ad eccezione del buffet (che è l'originale) e di qualche registro, di cui fanno parte tra le altre le grandi canne del registro Montre, datate 1854. Dal 1963 al 2015 è stato organista titolare Jean Guillou.
Organo del coro
Nella seconda campata della navata laterale interna destra del coro, a pavimento si trova un secondo strumento, costruito dall'organaro Abbey nel 1842 e successivamente più volte modificato.
L'organo è a trasmissione elettrica e dispone di 16 registri; la sua consolle, mobile indipendente, si trova nei pressi del corpo d'organo ed ha due tastiere e pedaliera.
^Atto di battesimo di Molière (originale distrutto nel 1871, trascritto dal reverendo di Mesnil « Sabato 15 febbraio 1622, fu battezzato Jean, figlio di Jean Pouquelin, mercante tappezziere, e di Marie Cresé, sua moglie, residenti in rue Saict-Honoré. Il padrino Jean-Louis Pouquelin, trasporto di cereali, la madrina Denis Lescacheux, vedova Sebastien Asselin, mastro tappezziere » (Jurgens 1963, p. 212)
^Eustachio di Mâcon (III secolo), Placidus era il suo vero nome, nato a Mâcon, generale romano che amava la caccia, convertitosi al cristianesimo, prese il nome di Eustachio dopo aver visto apparire un crocifisso tra i boschi mentre inseguiva un cervo.
^Jacques Hillairet - Dictionnaire historique des rues de Paris - T.2, .685
Costruzione dei templi materiali, per l'esercizio e la professione della religione, all'onore, alla gloria, & all'esaltazione dell'altissimo e santissimo, nome di Dio vivente, onnipotente & eterno, alla Cristianissima Principessa, Caterina de Medici, madre del Re e tutte le altre Parrocchie del Santo Eustachio di Parigi. Di M.René Benoist, Angiovino, Dottore &... A Parigi da Nicolas Chesneau, 1578.
Trattato sulla necessità di edificare templi e chiese, preceduto da una lettera alla regina madre Caterina de Medici, per l'inizio dei lavori della chiesa di Sant'Eustachio a Parigi.
L'organo di Parigi, Béatrice de Andia, Jean Louis Coignet, Michel le Moël; Ed. Azione artistica della Città di Parigi.
L'organo, ricordi e avvenire, Jean Guillou, Paris 1989, Éd. Buchet-Chastel
Sophie Descat, I lavori diPierre Louis Moreau per la chiesa di Sant'Eustachio nella seconda metà del XVIII secolo, pp. 207-230, Società francese di archeologia, Bulletin monumental, anno 1997.
Guillame Karerouni, I Colori del Cielo: Pitture delle chiese di Parigi nel XVII secolo, Museo di Parigi, 2012
Si tratta di un catalogo dell'esposizione al Museo Carnavalet, dal 4 ottobre 2012 al 24 febbraio 2013.
Bertrand Dumas, Tesori delle chiese parigine, Parigramme, 2012.
David Freeberg, <La vita di Cristo dopo la Passione>, nel Corpus Rubenianum Ludwing Burchard, 1984, p. 425.
Georges Keller-Dorian, Antoine Coysevox (1640-1720), Catalogo motivato della sua opera, 1920.
E. Reverendo di Mesnlin, La famiglia di Molière e i suoi discendenti attuali, con documenti autentici, Parigi, Liseux, 1879.
Madeleine Jurgens e Elisabeth Maxfield-Miller, Cento anni di ricerche su Molière, sulla sua famiglia e su gli attori della sua troupe, Parigi, Archivi Nazionali, 1963.