Bioggio è situato nel Malcantone, alle falde orientali del monte San Bernardo. Il nucleo storico si è sviluppato sul terreno alluvionale creato dal torrente Riana (o Ariana) che lo attraversa e che scorre oggi parzialmente incanalato in un percorso sotterraneo che sfocia nel fiume Vedeggio. È visibile ancora a monte, verso il municipio, e in basso, dopo la strada cantonale[senza fonte].
Bioggio si trova a 314 m s.l.m., tuttavia il territorio è montuoso a ovest e degrada verso est nella pianeggiante valle del Vedeggio per cui si va dai 685 m s.l.m. di Iseo Iseo ai 280 m s.l.m. della zona dei Mulini di Bioggio[1]. L'area complessiva è di 6,49 km² di cui il 38,4% coperto da foreste (concentrate soprattutto nel vecchio comune di Iseo[senza fonte]), il 18,5% da superficie agricola (concentrata quasi completamente nel vecchio comune di Bioggio[senza fonte]), il 21,6% da edifici, il 7,9% da strade e il 3,6% da corsi d'acqua e terreno improduttivo[1]. Prima delle aggregazioni degli anni 2000 il vecchio comune aveva un'area di 3,04 km², di cui il 26,3% coperto da foreste, il 32,2% da superficie agricoli, il 35,9% da edifici e il 14.8% da strade[senza fonte].
L'attuale territorio comunale è attraversato a est dal Vedeggio[2]e a ovest dalla Magliasina, ma solo per breve tratto sul confine tra il vecchio comune di Iseo e l'attuale comune di Curio[senza fonte].
Origini del nome
Il paese viene riportato nei documenti più antichi con diverse indicazioni: Blegio[senza fonte], Biegio (1335)[2], Blecto[senza fonte], ma l'etimologia è incerta; forse risale alla forma dialettale Biöcc che indica un'area ricca di alvei e corsi d'acqua[3][4].
Invece è chiara l'origine romana del nome del torrente Riana (dal latino rivus + ana, "torrente impetuoso") e quella longobarda della frazione di Gaggio (da gahage, "terreno recintato e protetto")[4][5].
Gli scavi hanno documentato la presenza romana almeno dal I secolo d.C., ma altri reperti ritrovati nell'area del tempietto romano e conservati nel municipio di Bioggio lasciano supporre che ci fosse già qualche insediamento celtico che fosse entrato in contatto con gli Etruschi; una stele con figure antropomorfe ritrovata qui risale almeno al V secolo a.C.[6]e forse lascia supporre la presenza di un tempio molto più antico[senza fonte]. Oltre al tempio è stata riportata alla luce una villa rurale romana risalente al III secolo d.C., corredata di templi e di un impianto termale[2][6].
La presenza cristiana è documentata fin dai primi secoli. La chiesa di San Maurizio è menzionata per la prima volta il 14 settembre 1261, ma gli scavi del 1997-1998 hanno riportato alla luce una chiesa risalente al V-VI secolo insieme ad altri reperti nella stessa area archeologica di San Maurizio di Bioggio[2][4][6]. Nel 1992 è stato ritrovato un edificio di culto in legno risalente al VII-VIII secolo durante i restauri dell'oratorio di Sant'Ilario[2][6].
Le prime documentazioni scritte riguardante Bioggio risalgono all'ottobre 1146[4] e al 7 aprile 1194, quando Soriano di Cademario vendette a Guglielmo di Bioggio la sua parte delle proprietà comunali dei terreni coltivati detti «Portamozio e della case» per 10 denari di moneta nuova[7]. Bioggio doveva anche avere un piccolo porto, in quanto in un atto del 1431 si menzionano terreni situati in una località «ad barcham» e in seguito «ad portum in loco de Biogio, Vallis Lugani»[4].
Età moderna
Il comune dovette far parte della pieve civile ed ecclesiastica di Agno fin dal Medioevo e costituiva un'unica comunità con Bosco Luganese e con Cademario. Quindi doveva godere di una certa autonomia fin dal XIV secolo con una libera associazione di persone (la vicinia) con una gestione del principio democratico basato su un'assemblea, con un diritto pubblico fatto di statuti, con una rappresentanza per fuochi e diritti e doveri uguali per tutti coloro che fossero proprietari fondiari[4]. La vicinia (assemblea dei vicini), quindi, doveva regolare tutta la vita di Bioggio, gestiva il patrimonio comune, le controversie, le costruzioni pubbliche e sacre, il fisco e la nomina del cappellano e infine inviava un proprio rappresentante (chiamato console o sindaco) al consiglio della pieve per gli affari regionali. Tutto ciò fino al 1798[4].
Nel 1824 riprese l'attività del patriziato, erede dell'antico comune viciniale, mentre nel 1835 la viceparrocchia divenne parrocchia a tutti gli effetti e si staccò dalla collegiata e dal capitolo di Agno[4]. Nel 1980 venne demolita la Casa Staffieri, costruzione rinascimentale con coppie d'arcate al centro della facciata con un ultimo piano aggiunto nel 1883; il secondo piano aveva una sala con volta a botte e cassettoni di stucco mentre nella lunetta vi era un bassorilievo raffigurante le Tre grazie, opera del tardo Cinquecento. Gli stucchi di tutta la casa erano opera di tre stuccatori membri della famiglia Staffieri: Giovanni Battista (1749-1808), Gerolamo (1785-1837) e Giovanni Battista (1863-1904). La casa sorgeva sulla strada cantonale; parte degli stucchi sono conservati nella Casa Staffieri di Muzzano[4][8].
L'attuale comune è nato dall'aggregazione dell'antico comune di Bioggio, che nel 1925 aveva già inglobato la frazione di Mulini di Bioggio (57 abitanti nel 1910[senza fonte]) con lo smembramento del vecchio comune di Biogno, con Bosco Luganese e Cimoil 4 aprile[senza fonte] 2004 e poi con Iseoil 20 aprile[senza fonte] 2008. Queste aggregazioni hanno portato la popolazione di Bioggio dai 1 504 abitanti del 2000[2] ai 2 415 del 2009[9].
Simboli
Lo stemma del comune di Bioggio fino al 2004, con i tre gigli, ricordava la famiglia Avogadri. Il vero stemma della famiglia aveva tre pesci e quattro gigli, per cui quello di Bioggio ne è solo ispirato[10].
Lo stemma della famiglia è visibile sulla Casa degli Avogadri nel centro storico di Bioggio[10], in contrada del Torchio[senza fonte]. Sulla faccia principale della casa si conserva un affresco, assai sbiadito, raffigurante Sant'Antonio di Padova. La cornice a stucco che lo racchiude, eseguita insieme al dipinto da Stefano Avogadri (1645 circa-1700[senza fonte]), reca sulla parte inferiore un'iscrizione che ora è solo parzialmente leggibile, ma negli anni 1930 venne integralmente trascritta come segue[senza fonte]: «Stefanus Avogadri Hoc opus Fecit Die II I Martii MDCLXXIII»[10].
Con la fusione si decise di unire gli elementi degli stemmi dei comuni antecedenti l'aggregazione del 2004. Il nuovo stemma è bipartito con sfondo rosso a sinistra e blu a destra, così come lo stemma del Canton Ticino. La parte inferiore è attraversata da una fascia ondulata di colore argento che rappresenta il fiume Vedeggio. Tre elementi poi compongono la parte centrale: un giglio bianco argento fasciato di giallo oro (antico simbolo di Bioggio ma anche di Cimo); una spada in giallo oro nel campo rosso, posizionata in verticale (presente nel vecchio stemma di Cimo); un albero a nove foglie in giallo oro nel campo blu (come nel vecchio stemma di Bosco Luganese)[10].
Casa degli Avogadri ora sede della Banca Raiffeisen, nel centro di Bioggio, con un salone decorato di stucchi e all'esterno un affresco settecentesco[4];
Torre-roccolo in località Cuccarello, derivata da una torre medievale di avvistamento in seguito adibita a roccolo; è stata recentemente[quando?] restaurata[senza fonte].
Tre stele epigrafi ritrovate nel nucleo antico di Bioggio recanti figure antropomorfe schematizzate accompagnate da scritte in alfabeto nord-etrusco databili al IV-III secolo a.C. Si tratta di reperti ritrovati non in situ, per cui non è nota l'area originaria da cui sono state trasportate[4].
Fondamenta di una villa rurale romana ritrovata nel 1962 e risalente al secolo III d.C.[2][6]. Nel 1999[senza fonte] è stato realizzato un percorso archeologico-didattico in tre tappe: ricostruzione in superficie della planimetria dell'impianto termale della villa romana; all'interno dell'autosilo si è reso parzialmente visibile il muro di cinta del tempietto dal prostilo con capitelli in ordine corinzio; il percorso sotto la piazza mostra le strutture murarie dell'antica chiesa altomedievale[6].
Altri ritrovamenti sono legati a sepolture romane nell'area di Gaggio[4].
Bioggio presenta alcune tipiche contrade e piazzette[senza fonte]. A valle nel territorio pianeggiante sulla riva destra del Vedeggio si è sviluppata la zona industriale[2].
Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto comune patriziale e ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del comune. Dalla seconda metà del XX secolo vi possono far parte anche i figli di una patrizia sposata con un non patrizio e le mogli patrizie sposate con un non patrizio[senza fonte].
Il patriziato di Muzzano e Bosco Luganese si è unito a quello di Bioggio nel 2000; l'ufficio patriziale rieletto il 26 aprile 2009 è presieduto da Giovanni Maria Staffieri. I patriziati di Cimo e di Iseo sono rimasti separati[senza fonte].
Note
^abDati generali, su sito istituzionale del comune di Bioggio. URL consultato l'11 ottobre 2017.
Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
P. Aebischer, Les dérivés italiens du langobard 'gahagi' et leur répartition d'après les chartes médiévales in "Zeitschrift für romanische Philologie", 1938, pp. 51–62.* Virgilio Chiesa, Lineamenti storici del Malcantone, Tipografia Gaggini-Bizzozero, Lugano 1961.
Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 228, 242.
Adolfo Caldelari, Arte e Storia nel Ticino, ETT, Locarno 1975, 111.
Plinio Grossi, Il Malcantone, riedizione della Guida Galli-Tamburini, Fontana Print S. A. Pregassona 1984, 61-67, 143-146.
Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 238-239.
Giovanni Maria Staffieri, "Bioggio", "Bosco Luganese", "Iseo" e "Cimo", in Malcantone. Testimonianze culturali nei comuni malcantonesi, Lugano-Agno 1985, 82-89, 91, 99-101.
Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Editrice La Scuola, Brescia 1986, 144.
Fabrizio Panzera (a cura di), Piano del Vedeggio. Dalla strada Regina all'Aeroporto, Salvioni, Bellinzona 2008.
Patricia Cavadini-Bielander, Rossana Cardani Vergani, Giovanni Maria Staffieri, Bioggio, (Guide ai monumenti svizzeri SSAS), Società di storia dell'arte in Svizzera SSAS, Berna 2008.
O. Lurati, Tra Agno, Bioggio, Manno, Bironico: l'intrecciarsi di nomi legati al Vedeggio in "Nuovo Almanacco Malcantonese-Valle del Vedeggio-Collina d'Oro", Agno 2008, pp. 19–21.
Nicola Navone (a cura di), Dalle rive della Neva. Epistolari di tre famiglie di costruttori nella Russia degli zar, Mendrisio Academy Press, Mendrisio 2009.