Sciatrice polivalente con maggior propensione alle prove tecniche, in Coppa del Mondo la Cochran esordì il 15 marzo 1968 ad Aspen in discesa libera (22ª)[4], ottenne il primo piazzamento a punti il 6 aprile seguente a Heavenly Valley in slalom speciale (6ª), il primo podio il 10 dicembre 1969 a Val-d'Isère in slalom gigante (2ª) e la prima vittoria il 18 gennaio 1970 a Maribor in slalom speciale.
Il 24 e 26 febbraio 1971 colse a Heavenly Valley le sue ultime vittorie in Coppa del Mondo, rispettivamente in slalom speciale e in slalom gigante. Agli XI Giochi olimpici invernali di Sapporo 1972, sua unica partecipazione olimpica, ebbe la franceseDanièle Debernard come principale rivale nello slalom speciale: nella prima manche la statunitense superò la sua avversaria di tre centesimi di secondo, nella seconda la Debernard la sopravanzò di un centesimo, consentendo così alla Cochran di vincere la medaglia d'oro per due centesimi[5]. A Sapporo fu inoltre 11ª nello slalom gigante.
In Coppa del Mondo salì per l'ultima volta sul podio il 9 gennaio 1974 a Les Gets in slalom speciale (2ª) e prese per l'ultima volta il via il 24 gennaio seguente a Badgastein nella medesima specialità (5ª); ai successivi Mondiali di Sankt Moritz 1974, sua ultima presenza iridata, si piazzò 6ª nello slalom gigante del 3 febbraio e si ritirò al termine di quella stessa stagione 1973-1974: la sua ultima gara fu lo slalom speciale delle World Series disputato ad Aspen il 15 marzo e chiuso dalla Cochran all'8º posto[6].
Nel 1979 fu una delle protagoniste della raccolta di figurine collezionabili Supersisters, che aveva l'obiettivo di proporre modelli femminili di successo in campo politico, sportivo, sociale e culturale[10].
Note
^ab(EN) Barbara Cochran, su skihall.com. URL consultato il 13 agosto 2023.
^ab(EN) Barbara Cochran, su olympedia.org. URL consultato il 14 agosto 2023.
^Incluso quello conquistato in sede iridata e valido anche ai fini della Coppa del Mondo.
^(EN) Janet Woolum, Alpine Skiing U.S. National Champions, in Outstanding Women Athletes. Who They Are and How They Influenced Sports in America, 2ª ed., Phoenix, Oryx Press, 1998, pp. 347-349, ISBN1-57356-120-7. URL consultato il 14 agosto 2023.