Sede arcivescovile è la città di Strasburgo, dove si trova la cattedrale di Notre-Dame. Costruito fra il 1015 e il 1439 in stile tardo gotico, quest'edificio di 142 metri di altezza fu il più alto del mondo fra il 1625 e il 1847 e rimase la chiesa più alta del mondo fino al 1880, quando fu sorpassata dal duomo di Colonia. Oggi è la quarta chiesa cattolica più alta del mondo.
Il territorio si estende su 8.280 km² ed è suddiviso in 767 parrocchie, raggruppate in 12 zone pastorali.[2]
Storia
Argentoratum, l'odierna Strasburgo, era un'antica città romana che faceva parte della provincia della Germania prima, come testimoniato dalla Notitia Galliarum dell'inizio del V secolo.[3]
Il cristianesimo è attestato ad Argentoratum già nella prima metà del IV secolo; il primo vescovo conosciuto è sant'Amando, il cui nome è indicato negli atti dello pseudo concilio di Colonia del 346. Nel V secolo la città è distrutta dall'invasione degli Alemanni. A partire dal VI secolo, con l'annessione della regione dapprima nel regno merovingio dell'Austrasia e poi in quello carolingio, il cristianesimo poté diffondersi e consolidarsi grazie all'opera di due santi vescovi, Arbogasto e Fiorenzo, e dei monaci missionari irlandesi, tra i quali si devono menzionare san Colombano e san Gallo. Al concilio di Parigi del 614 prese parte il vescovo Ansoaldo.
Con l'affermarsi dell'organizzazione ecclesiastica, Strasburgo entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Magonza, rispecchiando l'antica suddivisione amministrativa romana, che prevedeva che facessero parte della medesima provincia anche le diocesi di Worms e di Spira. Questa struttura organizzativa ecclesiastica rimase invariata, malgrado tutti i cambiamenti politici della regione, fino alla rivoluzione francese.
Verso la fine dell'epoca medievale, Strasburgo fu la culla di un movimento spirituale conosciuto con il nome di "mistica renana", che ebbe tra i suoi principali esponenti maestro Eckhart, Taulero, Nicola di Strasburgo e Enrico Suso.
Durante l'epoca della riforma (XVI secolo) l'Alzasia e Strasburgo furono contese fra i protestanti ed i cattolici, lotta che si accendeva ogni volta che la sede episcopale restava vacante. Entrambe le fazioni lottavano per imporre un proprio candidato; la spuntò sempre il partito cattolico, che in questo modo riuscì a conservare al cattolicesimo Strasburgo e la regione. Tuttavia oltre 200 parrocchie e la stessa cattedrale passarono al culto protestante.
Con la pace di Vestfalia del 1648 l'Alsazia diventa territorio del regno di Francia. In questo modo la diocesi si trovò divisa fra due Stati: i territori sulla riva sinistra del Reno furono annessi dalla Francia, mentre quelli sulla riva destra rimasero parte dell'Impero. Anche i poteri comitali del vescovo vennero ridotti ai soli territori imperiali (le aree di Oberkirch, Ettenheim e Oppenau), essendo quelli alsaziani[4] annessi a pieno titoli al regno francese (riconosciuto dal Sacro Romano Impero con il trattato di Ryswick del 1697). Dal punto di vista strettamente religioso, l'annessione alla Francia permise la piena restaurazione del cattolicesimo. Tuttavia solo nel 1681 la cattedrale cittadina, per volontà espressa di Luigi XIV, ritornò al culto cattolico.
La rivoluzione francese ed il congresso di Vienna modificarono completamente la geografia politica ed ecclesiastica di tutta la regione. Inizialmente, nel 1789, il vescovo dovette darsi alla fuga nei suoi domini tedeschi. I due dipartimenti alsaziani ebbero ognuno, con la costituzione civile del clero, un proprio vescovo con sede rispettivamente a Strasburgo e Colmar (dove la locale collegiata di San Martino fu dichiarata cattedrale), nessuno dei quali fu riconosciuto come tale da Roma.[5]
In seguito al concordato, con la bollaQui Christi Domini del 29 novembre 1801 fu de facto eretta una nuova diocesi di Strasburgo, affidata a Jean-Baptiste Saurine, un ex vescovo costituzionale, che corrispondeva ai territori francesi dei dipartimenti dell'Alto e del Basso Reno: essa comprendeva gli antichi territori diocesani sulla riva sinistra del Reno, più porzioni di territorio sottratte alle diocesi di Spira, di Metz e soprattutto di Basilea.[6] Contestualmente entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Besançon.
Per la sua particolare evoluzione storica, a differenza del resto del territorio nazionale, ove vige il regime di separazione fra Stato e Chiesa, nell'arcidiocesi di Strasburgo è ancora in vigore il concordato del 1801. Ciò comporta, per esempio che:
gli arcivescovi di questa sede vengono nominati dal Presidente della Repubblica francese e ricevono l'istituzione canonica da parte della Santa Sede; la data ufficiale di nomina è quella della pubblicazione congiunta nel Giornale Ufficiale della Repubblica Francese e sull'Osservatore Romano;
l'insegnamento della religione è obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie;
i preti dell'arcidiocesi ricevono dallo Stato lo stipendio paragonabile a quello dei dipendenti pubblici di categoria A;
Il più antico catalogo episcopale di Strasburgo è giunto fino a noi in forma metrica e si arresta al vescovo Ratoldo; deve perciò essere stato redatto verso la fine del IX secolo.
Nella presente cronotassi si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^Dal 27 maggio 2023 al 21 aprile 2024, giorno della presa di possesso di Pascal Delannoy, fu amministratore apostolico Philippe Ballot, arcivescovo-vescovo di Metz.