Monsignor de Castro Mayer inizialmente divenne famoso come vescovo a causa di diverse lettere pastorali da lui scritte nelle quali respingeva il progressismo e difendeva il dogma e la fede cattolica nella sua diocesi. Alcune delle sue opere divennero dei bestseller in Brasile e furono tradotte in diverse lingue.
Divenne celebre soprattutto perché nel 1969, con l'autorizzazione di papa Paolo VI, conservò l'uso della messa tridentina nella diocesi di Campos, non attuando la riforma liturgica e pubblicando diverse lettere pastorali nelle quali correggeva quelli che lui definiva errori dottrinali.
Antônio de Castro Mayer nacque a Campinas nel 1904 ed era figlio di João Mayer, un marmista di origini bavaresi, e di Francisca de Castro, una contadina brasiliana. Alla morte del padre, nel 1910, contribuì con il proprio lavoro ad aiutare la madre nel sostentamento dei suoi undici fratelli.
Sin da quando fu investito nella sua missione episcopale nel 1948, monsignor de Castro Mayer viaggiò molto per conoscere in loco la situazione spirituale e materiale della sua diocesi. Poté quindi dirigere la riorganizzazione della vita delle parrocchie, sia all'interno che nelle città. Riuscì anche a risolvere vecchi problemi che paralizzavano le attività dei Terzi ordini francescani e carmelitani, dando così nuovo splendore alle chiese situate nelle loro proprietà.
Era molto devoto alla Madonna. Nelle sue omelie e nei ritiri insisteva molto sulla recita quotidiana del rosario, sulla campagna del rosario continuo e sulla devozione alle tre Ave Maria. Poneva enfasi anche sulla predicazione della preghiera e della penitenza, sulla consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e sulla devozione ai primi sabati. Testimoniava l'importanza che attribuì sempre al ruolo di Maria nel raggiungimento della salvezza, nella soluzione della crisi contemporanea e nella sua attività episcopale. Infatti, come primo atto episcopale, istituì a Campos l'obbligo di dire tre Ave Maria dopo ogni sacrificio della messa.
Durante il Concilio Vaticano II monsignor de Castro Mayer divenne uno dei leader dell'ala conservatrice Coetus Internationalis Patrum. Dopo aver partecipato al concilio, ritornò nella diocesi dove si dimostrò irriducibile nel mantenimento della tradizione, in particolare nel campo della dell'ortodossia ma anche dell'ortoprassi. Questa fu la manifestazione pratica dello sforzo di proteggere le forme per trasmettere i concetti. La diocesi di Campos fu l'unica al mondo a mantenere, dopo la promulgazione del Novus Ordo Missae di papa Paolo VI, la messa tridentina come rito ufficiale della diocesi.
Nel 1968, il gruppo conservatore cattolico Tradizione, Famiglia e Proprietà organizzò una campagna per raccogliere firme che denunciavano ciò che era percepito come sinistrorso nella Chiesa. Monsignor de Castro Mayer incoraggiò la campagna. Più tardi la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile dichiarò che la TFP non era né riconosciuta dalla gerarchia, né considerata un'organizzazione cattolica ufficiale. Klaiber[3]
Il 29 agosto 1981papa Giovanni Paolo II accettò la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi per raggiunti limiti di età. Il 1º novembre successivo celebrò la sua ultima messa pontificale nella cattedrale di Campos.
Con l'arrivo del nuovo vescovo Carlos Alberto Etchandy Gimeno Navarro, i sacerdoti rimasti tradizionalisti furono rimossi. Su richiesta di questi preti, monsignor de Castro Mayer decise di sostenerli e fondò così l'Unione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney. Fu in grado di mantenere una "diocesi" completamente tradizionalista che contava circa 40 000 fedeli all'interno di una diocesi "normale". Organizzò cappelle parallele a quelle diocesane. La diocesi di Campos, senza i seguaci di monsignor de Castro Mayer, contava circa 850 000 cattolici.
Con l'arcivescovo francese Marcel Lefebvre fece diversi avvertimenti al papa sulla crisi che la Chiesa viveva. Il 30 giugno 1988 partecipò come co-consacrante all'ordinazione di quattro vescovi senza mandato pontificio. Il 2 luglio 1988papa Giovanni Paolo II pubblicò il motu proprio Ecclesia Dei in cui riaffermò la scomunica e descrisse la consacrazione come un atto di "disobbedienza al Romano Pontefice in una questione molto grave e di suprema importanza per l'unità della Chiesa" e che "tale disobbedienza - che implica in pratica il rifiuto del primato romano - costituisce un atto scismatico". Il cardinale Darío Castrillón Hoyos, capo della commissione incaricata dell'attuazione del documento, affermò che ciò comportò una "situazione di separazione, anche se non si trattava di uno scisma formale".[4]
Il suo ultimo atto pubblico fu l'ordinazione sacerdotale di padre Manoel Macedo de Farias, avvenuta a Varre-Sai il 18 dicembre 1988. Già allora era molto debole di salute.
Morì a Campos il 25 aprile 1991 all'età di 86 anni per insufficienza respiratoria. Poco prima si era rifiutato di firmare una "formula di riconciliazione" al fine di ottenere la remissione della scomunica emessa da Giovanni Paolo II. È sepolto nella cripta della cappella del Terz'Ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo.
A capo dell'Unione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney gli succedette padre Licínio Rangel. La scomunica in cui era incorso non venne revocata al momento della regolarizzazione dell'Unione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney che nel 2001 divenne un'amministrazione apostolica personale. La revoca della scomunica giunse con decreto emesso dalla Congregazione per i vescovi il 21 gennaio 2009 (protocollo 126/2009). Dello stesso atto beneficiarono anche monsignor Marcel Lefebvre e i quattro vescovi da loro consacrati.[5] Nell'ultimo comma del decreto di revoca si legge: "In base alle facoltà espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto XVI, in virtù del presente Decreto, rimetto ai Vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa Congregazione il 1º luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici, a partire dall'odierna data, il Decreto a quel tempo emanato". In verità nel decreto di remissione non vengono citati monsignor Lefebvre e monsignor de Castro Mayer. Dato che nel decreto di revoca si "dichiara privo di effetti giuridici, a partire dall'odierna data, il Decreto a quel tempo emanato", la revoca della scomunica interessò anche i due vescovi ordinanti.
^(EN) David Allen White, "The Mouth of the Lion": Bishop Antonio de Castro Mayer and the last Catholic Diocese, Angelus Press, 1993 – pp. 124-126, 128-129, 142.
^Il campo di armellino rappresenta il rivestimento del manto protettivo della Madonna, secondo una vecchia tradizione bretone. L'ermellino rappresenta alta dignità e purezza perché questo animale, quando catturato, preferisce morire che sporcare la pelle nel fango.
^Il leone rampante è nel campo di armellino, come Gesù è in Maria Santissima. Il leone rampante, il "re degli animali", rappresenta forza, coraggio e nobiltà, essendo stato simbolo della casa del re Davide (Ap 5,5) e della tribù di Giuda (Gen 49,9). La croce sulla spalla del leone (Ez 9,4), rappresenta Gesù Cristo e i cristiani, soldati di Cristo. Il colore oro rappresenta nobiltà, autorità, urgenza, generosità, ardore e lungimiranza. Il colore rosso invece ricorda il fuoco della carità che infiamma il cuore del vescovo così come il valore dell'aiuto ai bisognosi.
^"Ti schiaccerà la testa": è tratto da Gen 3,15, su laparola.net., in cui Dio promette la vittoria della Vergine Maria sul Drago, assicurando il trionfo della Chiesa.