Alta Badia è il nome con cui si indica la porzione a monte della Val Badia, separata dal resto di questa all'altezza della gola del Punt de Fer. In quest'area si estendono i comunialtoatesini di cultura ladina di Corvara in Badia, Badia. Tali comuni formano inoltre il comprensorio turistico omonimo che include anche il comune di La Valle.
La popolazione autoctona di questa valle è di madrelingualadina (ca. 85-90% della popolazione). L'Alta Badia è ufficialmente trilingue, e tutte le denominazioni sono riportate in italiano, ladino e tedesco.
Centri abitati
I paesi situati nella zona dell'Alta Badia sono: Corvara, Colfosco, La Villa, San Cassiano e Badia: l'abitato più grande è formato dalle frazioni di Pedraces, sede del comune di Badia, e di San Leonardo (che formano un agglomerato unico chiamato spesso impropriamente Badia). Lo stesso comune include inoltre le località di San Cassiano e di La Villa. Corvara, pur avendo solamente circa 700 abitanti, è sede del comune di Corvara in Badia, che comprende anche Colfosco, ed è anche il paese più importante della valle dal punto di vista turistico.[1]
Il paese di La Valle invece è situato nella parte bassa della Val Badia. Fa parte tuttavia dell'Alta Badia prendendone parte nel consorzio turistico. Ne rappresenta in qualche modo una eccezione, essendo l'unico comune a non avere nel proprio territorio nessun tipo di impianto a fune per il turismo invernale.[1]
All'incrica 9000 anni fa i primi uomini, per lo più cacciatori e raccoglitori nomadi, scoprirono la zona e iniziarono ad alternare la vita nelle valli d'estate e nei boschi d'inverno. Soltanto nel 1700 a.C., come dimostrato dai reperti di Sotciastel, gli uomini cominciarono a stabilirsi in maniera duratura nell'Alta Badia.[2]
Antichità
Prima della conquista romana, anche l'Alta Badia era occupata dalla popolazione dei Reti, i cui ritrovamenti fanno ipotizzare che si trattasse per la maggior parte di contadini. Il primo documento scritto nelle valli ladine si trova su un piccolo passo in pietra a Livinallongo del Col di Lana, sul Monte Pore, in un alfabeto di origine etrusca.[2]
Nel corso del I secolo a.C. i Romani conquistano i territori ladini delle Dolomiti, integrandoli nel loro impero e uniformando l'organizzazione di questi territori a quella del resto d'Italia. Lo scontro tra la lingua dei Reti e il latino porterà alla nascita della lingua ladina, che è tuttora parlata in diverse zone delle Alpi, compresa l'Alta Badia.[2]
Medioevo ed Età Moderna
Dopo la caduta dell'Impero Romano, la popolazione trentina dovette affrontare la minaccia di diverse popolazioni straniere, e in particolare l'Alto Adige venne germanizzato e integrato nei domini asburgici. Attorno all'anno 1000 la regione alpina venne cristianizzata, e nel 1027 la Chiesa fondò il principato di Bressanone, che comprendeva la parte orografica sinistra della Val Badia. La parte orografica destra venne assegnata al convento benedettino di Castel Badia nel 1030. È proprio in questo periodo che compare per la prima volta la denominazione "Badia".[2]
Dopo lo scioglimento del convento di Castel Badia (1785) e con la secolarizzazione del principato di Bressanone (1803) la Val Badia divenne parte del Tirolo, che al termine delle guerre napoleoniche sarebbe tornato ufficialmente parte dell'Impero austriaco.[2]
Prima guerra mondiale
In quanto parte dell'Impero austro-ungarico, nelle valli ladine la prima guerra mondiale scoppiò nel 1914, e in particolare durante il primo conflitto mondiale la regione alpina si sarebbe trasformata in uno scenario di guerra orribile, in quanto regione di confine tra Austria e Italia, rivendicata da entrambe. Al termine della guerra, nel 1919, l'Alto Adige sarebbe diventato parte del Regno d'Italia.[2]
L'avvento del turismo
Già dalla seconda metà del XVIII secolo i primi escursionisti incominciarono a scalare le Dolomiti. La regione poteva vantare alcune delle più famose guide alpine formatesi alla scuola del Club Alpino tedesco-austriaco, ad esempio a Corvara c'erano i fratelli Kostner e a Badia Josef Adang.[2]
Turismo
Le attività principali dell'Alta Badia sono tutte correlate al turismo che è la fonte di sostentamento principale per i badioti. Il turismo, sia estivo che invernale, ha fatto nascere molteplici servizi ricettivi (alberghi, ristoranti, negozi, impianti di risalita, rifugi). Il primo sviluppo delle attività turistiche in Alta Badia è legato a figure di alpinisti, pionieri dello sci e imprenditori come Franz, Cesco ed Erich Kostner[3][4].
Nella stagione invernale si concentra il maggior afflusso di visitatori. La valle è compresa nel carosello della Sellaronda, ossia un percorso sciistico che ruota attorno al gruppo del Sella, e in quello della Grande Guerra, che ripercorre i luoghi in cui è stata combattuta la prima guerra mondiale. I 53 impianti di risalita all'avanguardia e i 130 km di piste da sci la rendono uno dei comprensori sciistici più grandi in Italia. L'Alta Badia ospita inoltre una gara della Coppa del mondo di sci maschile sulla pista Gran Risa (a La Villa).
Il comprensorio è formato da un insieme di aree sciistiche:[6]
Gardenacia, gruppo di piste a ridosso dell'omonimo rilievo sopra il paese di La Villa;
Pralongià, un alpe racchiusa fra le località di La Villa, San Cassiano e Corvara in Badia, con le relative cime di arrivo dell'impianto principale, rispettivamente Piz La Ila, Piz Sorega e Col Alt;
Boè, piste a ridosso del Gruppo del Sella nel comune di Corvara;
Sci ai piedi l'Alta Badia è collegata anche con i comprensori sciistici della Sellaronda; direttamente al Passo Gardena con la Val Gardena e al Passo di Campolongo con Arabba-Porta Vescovo e, indirettamente, tramite questi anche con la Val di Fassa. Inoltre dalla stagione invernale 2008-09 è collegata al comprensorio del Plan de Corones, grazie all'apertura della nuova pista "Piculin" che dal Piz de Plaies scende a Piccolino e rende il tragitto tra i due comprensori (Paraciora-Piculin) realizzabile con un trasferimento via bus della durata di 20 minuti.[6]
Le piste dell'Alta Badia raggiungono complessivi i 130 km percorribili. La loro preparazione notturna richiede lo schieramento di una flotta di oltre 90 Gatti delle nevi. Le piste sono suddivise in 74 km di piste facili (contrassegnate in blu), 47 km di piste di media difficoltà (rosse) e 9 km di piste di difficoltà elevata (nere).[6]