Ailano si trova su una collina circondata da boschi. Ai piedi della collina su cui sorge, sgorgano varie sorgenti tra cui una di acqua acido-solfidrica. Quest'ultima sorgente di acqua calda ha alimentato le credenze secondo cui in epoca romana qui aveva sede un villaggio di nome Vulcano, di cui mancano però riscontri archeologici.[5]
Il clima è quello tipico dei comuni della pianura Campana: l'estate è caratterizzata da caldo afoso, mentre l'inverno è mediamente freddo con rare nevicate.[6]
Il territorio comunale di Ailano è stato abitato fin dal neolitico come hanno testimoniato alcuni sporadici rinvenimenti archeologici. Lo storico Filippo Cluverio nelle sue ricerche menziona il villaggio romano di Aebutianum ma non ci sono tracce archeologiche al riguardo.[7]
La Tabula Peutingeriana riporta nella sua "pars VII" il villaggio di Ebutiana, a 9 miglia romane a nord di Adlefas (l'attuale Alife) e a sud di Cluturno (fra Capriati a Volturno e Monteroduni) a est della catena montuosa dell'Appennino campano. Queste indicazioni incrociate sembrano avvalorare l'identificazione, almeno grossolana, fra l'attuale Ailano e l'antica Aebutianum.
Con l'arrivo dei Normanni nasce il borgo fortificato, denominato nelle carte prima Athilanum e poi Aylanum, che gravitava nell'area di influenza della contea normanna di Alife.[8]
Fu feudo degli Aquino (1229), dei De Arguth (1266), dei De Fossis (1285), dei Rapa (1320) e dei Gualando (o Galardo, 1536). Le ultime famiglie di feudatari che tennero Ailano furono i Carafa, i De Penna, i Matteo, i Carbonelli e, infine, i Rajola Pescarini (dal 1733).[7]
Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi si trincerarono dietro alle colline Cerrito e Calégna, ove contennero per giorni l'avanzata americana. La popolazione, temendo il peggio, abbandonò il paese rifugiandosi sulle montagne. Dopo un ripetuto cannoneggiamento l'esercito statunitense entrò ad Ailano il 28 ottobre 1943.[7]
Il centro storico conserva una struttura tipicamente medievale con stradine strette e tortuose che hanno origine dal poderoso castello medievale, dotato ancora oggi di una possente torre circolare con base scarpata.
La chiesa parrocchiale di San Giovanni apostolo ed evangelista è risalente al XII secolo, anche se è stata più volte rimaneggiata. L'interno ha una pregevole volta cassettonata di fattura moderna che, in occasione dell'ultimo restauro ha sostituito lo storico "cielo trapunto di stelle".
In campagna vi sono i ruderi dell'antico monastero di Santa Maria in Cingla, fondato nell'anno 748 o 750 dal Duca di BeneventoGisolfo II e sua moglie Scauniberga per ospitare le fanciulle figlie degli adelingi, nobili longobardi[10]. Fu raso al suolo dai saraceni nell'847 e nel 943, anno in cui le monache si trasferirono a Capua e il complesso passò all'abbazia di Montecassino che, tramite l'abate Gerardo, provvide e ricostruire la chiesa.[11]
Secondo i dati ISTAT[13] al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 36 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: