L'Abbazia di Valmagne fu fondata nel 1139 da Raimond de Trencavol, visconte di Beziers. È situata nel territorio di Villeveyrac, vicino al porto di Meze, sul bacino del Thau.
Storia
L'abbazia è di origine benedettina, passata all'ordine cistercense nel 1159, fu una delle più ricche e importanti abbazie del Sud della Francia. Il monastero rispetta i canoni cistercensi di stile romanico e dal XII secolo alla fine del XIII secolo, conobbe un periodo di prosperità e splendore ma nel XIV secolo iniziò il suo declino. L'abbazia soffrì molto a causa della peste nera, della guerra dei cent'anni e le guerre di religione (XVI sec.). Lo stesso abate di Valmagne, passato alla religione riformista, organizzo' l'attacco alla propria abbazia uccidendo tutti i monaci. Le vetrate, le finestre ed i rosoni, andarono perduti per sempre.
I monaci ritornarono all'inizio del XVII secolo ma passarono due secoli prima che l'abbazia ritornasse a splendere. Durante la rivoluzione francese, i cinque monaci fuggirono verso la Spagna ed i contadini rivoluzionari invasero l'abbazia bruciando tutti i mobili, i documenti, le opere d'arte.
Nel 1791, Valmagne venne confiscata come bene nazionale e venduta a Monsieur Garnier Joyeuse. Egli trasformó la chiesa in una cantina mettendo delle enormi botti nelle navate laterali e nelle cappelle. È per questo motivo che la cattedrale fu risparmiata ed evitò la sorte di essere ridotta a cava di pietre come altri edifici religiosi. Dopo la morte di Monsieur Garnier Joyeuse, nel luglio del 1838, l'abbazia fu comprata dal conte di Turenne e ancora oggi appartiene a questa famiglia.
La costruzione della chiesa attuale, in stile gotico classico, inizio nel 1257 , sulle fondamenta della chiesa romanica primitiva divenuta troppo piccola per accogliere un numero sempre più crescente di monaci.
La chiesa misura 83 metri di lunghezza e 24,5 metri di altezza, per dimensioni molto simile alle cattedrali del nord della Francia. Il chiostro ci è giunto infatti, con 4 gallerie. Al centro vi è una fontana alimentata da una sorgente chiamata "la fonte di Diana" già conosciuta dai romani.