In data 10 settembre 1943, il Führer, Adolf Hitler, ordinò l'occupazione delle province da parte del Terzo Reich, andando a costituire la Operationszone Alpenvorland, ovvero la Zona operativa delle Prealpi. L'area era affidata a Franz Hofer in qualità di Gauleiter del Tirolo, carica tradotta in italiano come Commissario Supremo, il quale aveva pieni poteri, compreso quello di vita e di morte: rispondeva solo e direttamente a Hitler. Hofer era già in carica ad Innsbruck dai tempi dell'Anschluss del 1938, e le province dell'OZAV divennero in pratica un'espansione dell'ambito territoriale di sua competenza, il Reichsgau Tirol-Vorarlberg.[1]
Il 6 novembre 1943, il commissario Hofer istituì a Bolzano il "Sondergericht für die Operationszone Alpenvorland", ovvero uno speciale tribunale, che aveva competenza nel caso in cui il reo o la parte lesa fosse un cittadino appartenente al Reich.[2]
Nella Provincia di Belluno l'occupazione, affidata a truppe composte in buona parte da arruolati altoatesini, compreso il secondo battaglione del SS-Polizei-Regiment "Bozen", e dai trentini del Cst, il Corpo di sicurezza trentino. Nel biennio dell'Alpenvorland la provincia di Belluno visse momenti molto duri, tanto che il 10% dei prigionieri al lager di Bolzano venivano da questa provincia, oltre alle ristrettezze economiche. Rimosso Italo Foschi, il prefetto indicato dalla RSI, perché considerato troppo nazionalista, i tedeschi nominarono Capo della Provincia il suo vicario Carlo Silvetti. Alla fine della guerra Belluno conterà un migliaio di morti (di cui 86 impiccati, 127 fucilati e 11 uccisi dalle sevizie), circa trecento feriti, 1600 deportati e 7000 internati, secondi i dati dalla motivazione della Medaglia d'oro conferita alla città di Belluno per tutta la provincia il 16 marzo 1947.
Gli ebrei
Con la costituzione della Zona operativa delle Prealpi, iniziò la deportazione degli ebrei, avallata dalla politica fascista che in virtù delle leggi razziali del 1938 aveva preparato le liste della popolazione ebraica.[5] In tutta l'Italia, fu proprio in Alto Adige che si verificarono i primi arresti di ebrei e quindi la loro deportazione, e per la maggior parte transitavano per il Campo di transito di Bolzano.[6] Nel 1945, a seguito della caduta del regime nazista, il comune di Termeno era coinvolto nella fuga dei criminali di guerra Josef Mengele e Adolf Eichmann[7].
La capitolazione
Facilitate dalla contemporanea insurrezione partigiana, il 25 aprile 1945 le truppe alleate dilagarono in tutta la Pianura Padana. Contemporaneamente a nord, anche in Germania tutti i fronti difensivi tedeschi erano collassati. L'idea di un ridotto alpino in cui le residue forze naziste si sarebbero trincerate, e che avrebbe avuto nell'OZAV proprio il suo caposaldo, venne subito abbandonata con le morti di Mussolini ed Hitler.
Le province di Belluno e Trento furono restituite al governo italiano il Capodanno del 1946 come il resto del Nord Italia: gli americani tennero invece l'Alto Adige sotto l'autorità delle Nazioni Unite fino alla firma del trattato di pace del 1947, nell'attesa di decidere se affidare il territorio all'Italia o all'Austria. In conseguenza di ciò, i sudtirolesi non votarono né per il referendum sulla repubblica, né per l'elezione della Costituente il 2 giugno 1946.
Note
^Come più sopra esposto, nella concezione nazista i confini amministrativi potevano divenire irrilevanti rispetto alla suddivisione in Gau del territorio[senza fonte]. Non faceva differenza il fatto che la frontiera del Brennero fosse un limite statale e non semplicemente provinciale: l'autorità e il potere assoluto del partito nazista erano comunque considerati di ordine superiore.
^Gerald Steinacher, Das "Sondergericht für die Operationszone Alpenvorland" 1943-1945, in Südtirol im Dritten Reich, Innsbruck, Vienna, Bolzano, Studienverlag, 2003, pp. 259-274.
^Portava lo stesso cognome del Gauleiter Franz Hofer ma non ne era parente.
^Su di lui Annuska Trompedeller, Karl Tinzl (1888–1964). Eine politische Biografie, Innsbruck, Vienna, Bolzano, Studienverlag, 2007, ISBN978-3-7065-4322-4.
^(DE) Sabine Mayr, Hannes Obermair, Sprechen über den Holocaust. Die jüdischen Opfer in Bozen – eine vorläufige Bilanz, Der Schlern. Monatszeitschrift für Südtiroler Landeskunde, n. 88-3, 2014, 4-36, ISSN 0036-6145 (WC · ACNP).
^ Cinzia Villani, Zwischen Rassengesetzen und Deportation - Juden in Südtirol, im Trentino und in der Provinz Belluno 1933-1945, Innsbruck, Wagner, 2003, ISBN3-7030-0382-0.
^ curatore Lorenzo Gardumi, Maggio 1945: «a nemico che fugge ponti d'oro»: la memoria popolare e le stragi di Ziano, Stramentizzo e Molina di Fiemme, Fondazione museo storico del Trentino, 2008, ISBN978-887197-105-6.
Bibliografia
(DE) Michael Wedekind, Nationalsozialistische Besatzungs- und Annexionspolitik in Norditalien 1943 bis 1945 – die Operationszonen "Alpenvorland" und "Adriatisches Küstenland", vol. 38, Monaco, Oldenbourg, Militärgeschichtliche Studien, 2003, ISBN3-486-56650-4.
(DE) Margareth Lun, NS-Herrschaft in Südtirol – die Operationszone Alpenvorland 1943–1945, in Innsbrucker Forschungen zur Zeitgeschichte, vol. 22, Innsbruck, Vienna, Bolzano, Studienverlag, 2004, ISBN3-7065-1830-9.
(DE) Sabine Mayr, Hannes Obermair, Sprechen über den Holocaust. Die jüdischen Opfer in Bozen – eine vorläufige Bilanz, Der Schlern. Monatszeitschrift für Südtiroler Landeskunde, n. 88-3, 2014, pp. 4–36, ISSN 0036-6145 (WC · ACNP).
(DE, IT) Andrea di Michele (a cura di), Die Operationszone Alpenvorland im Zweiten Weltkrieg, in Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs, vol. 29, Bolzano, Athesia, 2009, ISBN978-88-8266-573-9.