Il nome scientifico della specie si riferisce alle dimensioni: longissimus è superlativo latino di longus ("lungo"). Il suo nome volgare è dovuto ad Asclepio, dio greco della medicina, rappresentato con un bastone sul quale è intrecciato un serpente, simbolo della forza vitale che guarisce i mali.[4]
Tassonomia
Questa specie fu descritta per la prima volta da Laurenti nel 1768 e classificata come Natrix longissima. Singole popolazioni nel tempo furono descritte con una varietà di nomi scientifici; il nome di genereZamenis compare nel 1841. Per lungo tempo (dal 1926 al 2002) il nome riconosciuto ufficialmente fu Elaphe longissima, fino a quando un'accurata indagine filogenetica rivoluzionò la tassonomia del colubro di Esculapio: dall'analisi del DNA fu stabilita l'appartenenza della specie al genereZamenis con l'evidenza della monofilia della stessa. Anche la precedente sottospecieElaphe longissima longissima è stata omologata a Zamenis longissimus.[5]
Descrizione
Il colubro di Esculapio normalmente raggiunge 1,2-1,4 m, raramente oltre 1,6 m nella parte meridionale del suo areale. La slanciata coda costituisce il 20-25 % della lunghezza totale. Esiste un dimorfismo sessuale nelle dimensioni: il maschio è più grande e lungo (pesa circa 900 g, mentre la femmina circa 600 g). La testa è lunga, affusolata e non ben distinta dal collo, con occhi di medie dimensioni a pupilla rotonda. La pelle presenta 23 file di squame a metà corpo, fino a 250 squame ventrali e 60-90 coppie di squame subcaudali. Non vi è dimorfismo sessuale nella livrea: gli adulti sono uniformemente grigio-marroni, giallo-marroni o olivastri, con la parte anteriore del corpo generalmente più chiara. Alcune squame dorsali possono essere bianche, disposte in bande; in Italia, a causa della variabilità genetica di questa specie, si possono rinvenire esemplari con strisce più chiare o più scure lungo il corpo. Le squame della regione mascellare superiore di solito sono gialle e possono esserci due chiazze gialle nel retro del capo. La superficie ventrale è gialla o biancastra, in alcuni individui marcata da poche macchie grigiastre. I giovani sono di colore più brillante rispetto agli adulti e possiedono da 4 a 7 file di macchie marroni lungo il corpo; da ciascun occhio diparte una striscia scura posteriormente alla mascella.[5]
Biologia
È di abitudini prevalentemente diurne, sebbene nei mesi più caldi compaia anche al crepuscolo; la temperatura ottimale per la sua attività è di 20-22 °C, raramente al di sotto dei 16 °C o al di sopra dei 25 °C. Si nutre di piccoli vertebrati come roditori, lucertole, passeracei, predando anche le uova e i nidiacei. Non possiede veleno, ma è un abile costrittore che soffoca le prede tra le spire. È predato a sua volta da diversi mammiferi (mustelidi, volpi, cinghiali, ricci) e da varie specie di rapaci; tra i suoi predatori figura anche il biacco.
Trascorre il letargo, che nelle zone meridionali dell'areale va da ottobre a marzo e nelle zone settentrionali è un po' anticipato in autunno e posticipato in primavera, in anfratti, incavi dei muri e in tane ricavate nel terreno o in cavità dei tronchi. È un abilissimo arrampicatore, sia di alberi che, a volte, di edifici: raggiunge anche diversi metri di altezza. Tollera molto la presenza antropica e non è raro incontrarlo vicino a paesi o in parchi e giardini dei centri urbani.
Il suo territorio è in genere poco superiore a un ettaro, ma un maschio può percorrere anche 2 km alla ricerca di una femmina per l'accoppiamento. Quest'ultimo ha cadenza annuale con circa il 77 % delle femmine che si riproducono annualmente. La maturità sessuale nei maschi si riscontra in esemplari di 75 cm e nelle femmine in esemplari di 85 cm. L'accoppiamento avviene tra maggio e giugno e può essere preceduto da un combattimento tra maschi rivali; il corteggiamento consiste in una "danza" elegante, in cui la coppia assume la forma ad "S" con le code intrecciate. Dopo circa un mese e mezzo la femmina depone da 2 a 18 uova di forma allungata (6 × 2,5 cm) tra i detriti vegetali o in cavità di vecchi tronchi caduti. La schiusa avviene tra fine agosto e i primi di settembre; i giovani nati, lunghi dai 12 ai 37 cm, sono subito indipendenti e normalmente vanno in letargo poche settimane dopo gli adulti.
L'habitat ideale è rappresentato dai boschi di caducifoglie e aree rurali ricche di vegetazione arbustiva e di siepi, purché non umide. Si rinviene anche in zone rocciose o nei pressi di costruzioni umane (muri, edifici diroccati). Si trova dal livello del mare sino, in alcuni casi, a 2000 m di altitudine.[5]
Il cervone (Elaphe quatuorlineata) è meno slanciato, presenta carenatura sulle squame dorsali e ha due squame preoculari, mentre il saettone ne ha una.
I giovani di Zamenis longissimus possono assomigliare alla biscia dal collare (Natrix natrix).[5]
Conservazione
Non è classificato tra le specie in pericolo di estinzione nella Lista rossa IUCN grazie al suo areale molto vasto, nel quale è molto comune e ubiquitario. Ma in alcune nazioni dove la sua presenza è sporadica (Russia, Germania, Georgia, Ucraina, Polonia e Svizzera) è considerata localmente una specie a rischio di estinzione.[1]
Boitani L., Corsi F., Falcucci A., Maiorano L., Marzetti I., Masi M., Montemaggiori A., Ottaviani D., Reggiani G., Rondinini C. 2002. Rete Ecologica Nazionale. Un approccio alla conservazione dei vertebrati italiani.Università di Roma "La Sapienza", Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo; Ministero dell'Ambiente, Direzione per la Conservazione della Natura; Istituto di Ecologia Applicata. [1]
Bruno S., Maugeri S.: Rettili d'Italia, Tartarughe, Sauri e Serpenti. Giunti - Martello, Firenze 1977.
A Monograph of the Colubrid Snakes of the Genus Elaphe Fitzinger. -Author: Klaus-Dieter Schulz