«Viri Galilæi,
quid admirámini aspiciéntes in cælum?
Quemádmodum vidístis eum
ascendéntem in cælum, ita véniet,
alléluia.
(Act 1,11)
Omnes gentes, pláudite mánibus:
iubiláte Deo in voce exsultatiónis.
(Ps. 46,2)»
(IT)
«Uomini di Galilea,
perché fissate nel cielo lo sguardo?
Come l'avete visto salire al cielo,
così il Signore ritornerà».
Alleluia
(At 1,11)
Applaudite, o genti tutte:
acclamate Dio con canti e giubilo
(Sal 46,2).»
Analisi
L'antifona introitale della solennità dell'Ascensione è stata concepita nel settimo modo: tetrardus authenticus. Secondo la tradizione e per il suo comportamento, questa modalità è quella definita angelica e ad essa sono affidati voli ed esplosioni di gioia[7]. Non ci stupisce, allora, che proprio ad essa sia stata affidata la "descrizione" della scena narrata dalle parole del testo del canto (At 1,11). Il movimento ascendente del Cristo al Cielo è "traslitterato" in una salita neumatica che da sol, finalis del modo, raggiunge repentinamente la dominante: re. Il "ritmo" della composizione è segnato da una certa corsività che frena alle parole: ita veniet. In corrispondenza di questa parte di testo, infatti, la melodia insiste sul do quasi come una corda di recita con una figura di amplificazione neumatica costituita da tre elementi. Questa pausa che nell'esegesi della composizione vuole evidenziare la fede nel ritorno del Cristo, è seguita da una discesa al sol che sembra quasi creare una grande inclusione dell'evento ammirato all'interno dell'ordinarietà del vissuto.
«Et ideo statim sequitur introitus, qui est de uerbis angelorum dicentium apostolis: "uiri galilei, quid admiramini". Immotis enim oculis aspiciebant et diutius aspexissent, nisi angeli eis intimassent, quod recederent. "Hic ihesus", adhuc sunt uerba angelorum, "qui assumptus est a uobis in celum, sic ueniet", ad iudicium in nube scilicet, "quemadmodum" et cetera. Nubes enim significat gratiam, quia sine nube, id est sine gratia, nullus potest ascendere, et christus, secundum quod homo, et significabat nubes, in qua ascendit.
Quia uero de hoc est ineffabile gaudium de ascensione scilicet domini, ideo sequitur uersus: "omnes gentes plaudite manibus". Qui etiam habet parum fidei, ineffabiliter gaudet. Si enim christus ascendit, et nos ascendemus»
(Guillelmus Autissiondorensis, Summa de officiis ecclesiasticis, III.86.6-7)
La solennità dell'Ascensione
(per una trattazione più ampia del tema si rimanda a: Ascensione di Gesù)
Nella Chiesa cattolica la celebrazione In ascensione Domini ha il grado di solennità ed è festa di precetto se la Conferenza Episcopale non ne ha, previa approvazione della Sede Apostolica, abolito l'obbligo[9] (in tal caso la festa è trasferita alla domenica successiva.
Nei tre giorni che precedono l'Ascensione viene data la possibilità, secondo quanto indicato nell'adattamento del De benedictionibus a cura della CEI, di celebrare un triduo[10], noto anche come Rogazioni. La messa tridentina prevede, in questo "triduo" celebrativo lo sfilare professionalmente[11] con il canto delle Litaniae minores[12] e la celebrazione delle Missae de Rogationibus[12]. L'Ascensione ha una celebrazione vigilare che prevede l'antifona introitaleRegna terræ.
Storia liturgica
Agostino riporta che la celebrazione della Ascensio Domini in coelum è diffusa "Toto terrarum orbe"[13] e, secondo il vescovo di Ippona, sarebbe stata istituita dagli stessi Apostoli o, da un successivo Sinodo generale sub-apostolico[14]. Come il Righetti nota, questa ipotesi agostiniana è poco probabile giacché "nessuno dei Concili e degli scrittori ecclesiastici anteriori al IV secolo mostra di conoscerne l'esistenza"[15]. La testimonianza di Egeria, invece, testimonierebbe la commemorazione della Ascensione all'interno della festa di Pentecoste a Gerusalemme[16] che sarebbe conservata sauna antica tradizione siriana di celebrare questa solennità proprio a Pentecoste.[17]
A Roma, la celebrazione della Ascensione è testimoniata per la prima[18] volta da papa Leone Magno quaranta giorni dopo la Pasqua[19].
Pio V stabilì che in questa solennità, dopo il canto del Vangelo, venisse rimosso il Cero pasquale che, anticamente, era spento nella Dominica in albis. Nella tradizione ambrosiana, diversamente, veniva innalzato per simboleggiare il Cristo ascendente[15].
A partire dal XV secolo venne introdotta un'ottava che fu poi soppressa da papa Giovanni XXIII nel 1955[15] in favore della novena di Pentecoste.
Proprio in Ascensione Domini
Già al mercoledì che precede la feria V della sesta settimana dopo Pasqua, ha inizio, secondo la messa tridentina, il Tempus Ascensionis e troviamo In Ascensione Domini in I Vesperis. È prevista la Vigilia dell’Ascensione di N. Signore Gesú Cristo (II classe)[20]. Al giovedì ha luogo la Missa che può essere posticipata alla domenica. Il proprio della celebrazione[21][22], sostanzialmente simile nelle due forme, è riportato di seguito con l'indicazione T (Messale tridentino) o V (Messale del Vaticano II).
Anno C: Psallite[25] (V e T che non prevede il ciclo triennale).
Sono testimoniate anche alcune sequenze per il giorno dell'Ascensione: Adest dies sanctus[26], Festum nunc celebre[27], Summi triumphum regis[28], Christus hunc diem[29] e dei tropi per il Kyrie: Christus ascendit in caelis, Christus ascendit dulcibus hymnis[30].
«datur intellegi vel ab ipsis Apostolis, vel plenariis conciliis, quorum est in Ecclesia saluberrima auctoritas, commendata atque statuta retineri, sicuti quod Domini passio et resurrectio et ascensio in coelum, et adventus de coelo Spiritus Sancti, anniversaria solemnitate celebrantur, et si quid aliud tale occurrit quod servatur ab universa, quacumque se diffundit, Ecclesia.»
^abcM. Righetti, Storia liturgica, Vol. II: L'anno liturgico - Il breviario, Ancora, Milano 1969, p.308.
^ Egeria, Pellegrinaggio in Terra santa, a cura di Nicoletta Natalucci, M. Benedetti, collana Biblioteca patristica, Bologna, EDB, 1999, ISBN9788810420171.
^ G. Kretschmar, Himmelfahrt und Pfingsten, in ZKG 66 (1954/55), pp. 209-253.
^ Matias Augé, L'Anno liturgico. È Cristo stesso presente nella sua Chiesa, collana Monumenta studia instrumenta liturgica 56, Città del Vaticano, LEV, 2011, ISBN9788820982935.
^ Leone Magno, Tractatus de Ascensione Domini, collana CCL 138, pp. 450-461.
Introduction à l'interprétation du chant grégorien, SAULNIER, Daniel & alii., 2001 nr.69; nr.247
Einführung in der Interpretation des Gregorianischen Chorals Band 1: Grundlagen, AGUSTONI, Luigi, GÖSCHL, Johannes Berchmans, 1987 p.69; p.247
Einführung in der Interpretation des Gregorianischen Chorals Band 2: Ästhetik (Teilband I), AGUSTONI, Luigi, GÖSCHL, Johannes Berchmans, 1992 p.166; p.316; p.570; p.687; p.688; p.999
Il Canto Gregoriano -1 Corso fondamentale, TURCO, Alberto, 1991 p.173; p.206; p.209
Il Canto Gregoriano -2 Toni e Modi, TURCO, Alberto, 1991 p.141; p.187