Nato a Genova il 31 marzo 1922,[2] figlio di Giuseppe e Giuseppina Grillo, fin da ragazzo fu un assiduo frequentatore dell'Azione Cattolica (Chiesa di S. Margherita di Marassi)[1]. Dopo aver ottenuto il diploma di maestro e la maturità, si arruolò nel Regio Esercito frequentando l'Accademia militare di Modena da cui uscì con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo, assegnato all'arma di fanteria[1] il 20 agosto 1943, assegnato al 4º Reggimento di Parma.
Alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre successivo si trovava presso la Scuola di applicazione e ritornato a Viguzzolo entrò nelle file della Resistenza assumendo il nome di battaglia di "Kicchirichì".[1][3] Messosi alla testa di alcune formazioni partigiane si distinse durante un assalto ad una caserma tedesca a Sarezzano (provincia di Alessandria), e poi in un tentativo di liberare alcune partigiani prigionieri a Tortona, rimanendo ferito in entrambe le operazioni belliche.[1]
A partire dal 24 agosto 1944[1] difese strenuamente per tre giorni il Ponte del Carmine tra Pertuso e Borghetto, in Val Borbera, da un attacco in cui rimase ferito ad un ginocchio. Emblematico è il fatto testimoniato da Sandro Ravazzano detto Cucciolo[4] che dopo il rastrellamento e i combattimenti susseguenti, che si rifanno alla nota battaglia di Pertuso, “Kikirikì” con la sua banda e quella di un altro comandante partigiano catturarono oltre 50 avversari fra cui molti bersaglieri repubblichini volontari dell'Esercito Nazionale Repubblicano che erano allievi ufficiali della scuola militare di Novi Ligure. “Cucciolo” parla di 34 di questi ultimi:
«ce li siamo portati dietro per un bel po’, poi a Capanne di Cosola li abbiamo mollati tutti, erano tutti ragazzi sui vent’anni, cosa fare? Non potevamo mica fucilarli![5]»
Trasportato su di una barella continuò a dirigere le operazioni finche il 29 dello stesso mese non venne catturato dai soldati tedeschi. Dopo essere stato interrogato sommariamente, insieme ad altri suoi compagni,[6] fu avviato verso le retrovie, ma giunti a Cerreto di Zerba i partigiani furono improvvisamente passati per le armi dai repubblichini.[1] Dopo la sua morte[7] i partigiani diedero il suo nome a una brigata della Divisione Cichero. Nel 1953 il presidente della Repubblica italiana Luigi Einaudi concesse alla sua memoria la Medaglia d'oro al valor militare, massima onorificenza italiana. La Medaglia d'oro e il dispositivo di assegnazione della ricompensa al valore di G. V. Arzani, sono esposti nell'ufficio del sindaco di Viguzzolo, comune di origine della famiglia Arzani.
Riconoscimenti
La popolazione di Viguzzolo ha fatto erigere un monumento a Virginio Arzani, mentre a Tortona gli è stata dedicata una via, e a Genova una salita, inoltre una lapide a Cerreto di Zerba ricorda il luogo dell'eccidio.[8]
Il 9 marzo 2024 l'Amministrazione comunale e l'ANPI di Viguzzolo, interpretando i sentimenti della popolazione tutta, hanno dedicato l'onore della piazza antistante la nuova sede del Palazzo comunale ai "Partigiani di Viguzzolo", riaffermando in ciò i valori della lotta di Liberazione, fondativi della Repubblica democratica e della Costituzione Italiana. Furono ben 57 i Partigiani combattenti, 7 i componenti del Comitato di Liberazione Nazionale e 40 i Patrioti simpatizzanti con la Resistenza a Viguzzolo. Uomini e donne che, con le armi, con le azioni e con le idee, contribuirono a restituire all'Italia la dignità di Paese libero da ogni forma di oppressione, ergendosi sulle macerie morali e materiali del ventennio fascista. E certamente Virginio Arzani ha avuto un ruolo importante nell'adesione di così tanti uomini e donne di questo piccolo paese del tortonese. [9]
«Subito dopo l'armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione dimostrando di possedere delle doti come animatore e come organizzatore e ripetutamente distinguendosi, in combattimento, per prontezza di decisione e personale valore. Meritano particolare menzione le azioni condotte alla testa del suo distaccamento, a Sarezzano, contro una caserma tedesca, riportando una prima ferita e nei pressi di Tortona, liberando alcuni dei suoi uomini tratti prigionieri e venendo nuovamente ferito. Alla fine di agosto 1944 difendeva strenuamente per tre giorni lo stretto di Pertuso in Val Borbera trattenendo importanti forze avviate in rastrellamento nella zona. Gravemente ferito ad un ginocchio disponeva per un ordinato ripiegamento e per resistenze successive, dirigendo di persona le azioni dalla barella e rifiutando, più volte, di farsi sgombrare al sicuro. Coinvolto nella lotta ravvicinata cadeva in mani nemiche e con fermo nobilcuore rifiutava di fornire notizie rivendicando la sua fede. Vilmente trucidato dalla sua barella chiudeva da prode la giovane vita generosamente prodigata per gli ideali di fedeltà e di Patria.» — Cerreto di Zerba (Piacenza), 29 agosto 1944 — Decreto del Presidente della Repubblica 11 marzo 1953[10]
Note
^abcdefgGiuseppe Morabito, Viaggio nella memoria in ricordo dei partigiani dei patrioti e dei caduti per la libertà nella bassa Val Bisagno, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, Genova, pag.18.
^La sua famiglia era originaria di Viguzzolo, e si era trasferita a Genova per motivi di lavoro.
^È possibile che il nome di battaglia gli sia stato dato a causa delle piume del copricapo; non per niente i partigiani russi chiamavano i partigiani provenienti da bersaglieri, benevolmente, soldati gallina ("soldat kurke").
^Nome di battaglia dovuto al fatto che era il più giovane partigiano di Novi Ligure.
^Si trattava di Virginio Alliotta, Andrea Busi e al polacco Sasin Mieczyslaw, noto come “Cencio”.
^I corpi dei quattro partigiani furono recuperati il giorno dopo dalla popolazione locale, e sepolti frettolosamente nel piccolo cimitero del paese. Dopo la fine della guerra la salma fu traslata presso la tomba di famiglia a Viguzzolo.
^Registrato alla Corte dei Conti il 31 agosto 1953, Presidenza registro 82, foglio 14.
Bibliografia
Graziella Gaballo, Pierluigi Pernigotti, Il canto di Chicchirichì: Virginio Arzani 1922-1944, Recco, Le Mani-Microart'S, 2001.
Giuseppe Morabito, Viaggio nella memoria in ricordo dei partigiani dei patrioti e dei caduti per la libertà nella bassa Val Bisagno, Genova, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
Ugo Scagni, La Resistenza e i suoi caduti tra il Lesima e il Po, Varzi, Edizioni Guardamagna, 1995.