Nel 2006 consegue il dottorato in teologia morale presso l'Accademia alfonsiana con una tesi intitolata Identità e rilevanza: l'argomento teologico-morale in bioetica. Un'indagine storica in prospettiva sistematica.[2] Successivamente si perfeziona in bioetica presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nella sua diocesi di origine svolge diversi incarichi, vice rettore del seminario diocesano e successivamente padre spirituale dello stesso; collaboratore parrocchiale e docente di religione cattolica presso il liceo classico di Nardò. La carriera accademica lo porta ad insegnare teologia morale presso la Facoltà teologica pugliese e presso l'Accademia alfonsiana, della quale era stato studente. Dal 2013 è rettore del Pontificio Collegio Urbano "De Propaganda Fide" e professore incaricato di teologia morale presso la Pontificia università urbaniana.
Oltre all'italiano conosce l'inglese, il tedesco e il francese.
Inquartato di rosso e di azzurro: nel 1° all’ancora d’argento; nel 2° ad un monte di tre cime all’italiana di verde, movente da due burelle ondate d’azzurro, sormontato da una stella (7) dello stesso; nel 3° all’albero sradicato al naturale, fogliato di verde; nel 4° all’aquila al volo spiegato d’argento, imbeccata, membrata e coronata d’oro, lampassata e armata d’azzurro.
Interpretazione
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Lo stemma mette in evidenza quei tratti salienti che hanno caratterizzato la vita, la vocazione e la formazione di monsignor Viva attraverso il linguaggio araldico e la simbologia cristiana.[5]
L’ancora richiama il mistero della Redenzione e attraverso questo segno monsignor Viva affida il proprio ministero a Cristo Redentore, per mezzo del quale è donata la salvezza. Inoltre, il mistero della Redenzione è un tema centrale della teologia morale di sant'Alfonso e che ha ispirato il vescovo Vincenzo nella sua professione in ambito accademico. Inoltre, l'ancora è presente sullo stemma dell'Almo Collegio Capranica, dove monsignor Viva ha ricevuto la sua formazione per diventare sacerdote.
Le onde del mare e i monti vogliono alludere alla missione evangelizzatrice degli apostoli, i quali sono chiamati a prendersi cura di ogni debolezza e a raggiungere con entusiasmo tutti i fratelli (cfr. Mt 10, 1-15 e Mt 28,16-20). Il tema dell'evangelizzazione è un riferimento anche al Pontificio Collegio Urbano "De Propaganda Fide", con la sua peculiarità di essere un Seminario missionario e universale, di cui il vescovo è stato rettore per otto anni. I monti e il mare richiamano infine la diocesi di Albano, che si estende dai Castelli Romani fino al litorale tirrenico.
La stella è simbolo della Vergine Maria, modello della disponibilità a lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo (cf. Lc 1,26-38; Lumen gentium n. 56) e sotto la cui guida e protezione monsignor Viva affida tutto il suo servizio pastorale. Le sette punte richiamano i sette doni dello Spirito Santo, di cui la Vergine Madre è rivestita in modo eccellente e che il vescovo invoca per obbedire con prontezza alle ispirazioni divine.
Il pino marittimo che campeggia nel terzo quadrante è un chiaro riferimento allo stemma comunale di Copertino, città natale dei genitori del vescovo, dove è maturata la sua vocazione e dove ha svolto una parte del suo ministero sacerdotale, come presbitero della diocesi di Nardò-Gallipoli. Il pino simboleggia anche benignità e cordialità, a motivo della sua caratteristica di accogliere con la sua ombra tutte le creature, specialmente gli umili e quanti cercano rifugio.
L'aquila è un riferimento alla città tedesca di Francoforte sul Meno, in cui è nato il vescovo Vincenzo, e dove è cresciuto fino all’età di sedici anni, ricevendo la prima formazione umana ed ecclesiale. Nella tradizione cristiana, l'aquila è spesso associata all'evangelista Giovanni che nel suo Vangelo contempla con occhio acuto la divinità del Redentore, ma è anche simbolo della protezione di Dio che, proprio come un'aquila, si prende cura del suo popolo, stringendo forte con le sue zampe i suoi figli per condurli in alto, fino al sole, insegnando loro a non lasciarsi abbagliare (cf. Es 19,4; Dt 32,11).
Anche gli smalti dei quadranti sono caratterizzati da un valore simbolico:
il rosso è il colore dell’amore e del sangue, per indicare l'immenso amore del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per noi;
l'argento è il colore della trasparenza, quindi della verità e della giustizia, doti che devono sostenere quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo.