Trebula Suffenas fu celebrata per la sua felice posizione dal poeta Marziale quale fresco soggiorno estivo da preferire a Tivoli[2] e per la bontà dei suoi formaggi.[3]
Storia
Età antica
Trebula era una città dei Suffenates, popolazione appartenente alla stirpe degli Equi.
In loco furono trovati materiali appartenenti all'epoca paleolitica e neolitica (di quest'epoca rimane una piccola ascia levigata).
Durante l'epoca romana fu annessa a Roma causa rotte dei romani verso le zone degli Equi divenne, nel I secolo a.C., municipio romano.
La città venne tenuta da 2 meddiss, che, dai romani furono, in seguito, chiamati duumviri.
La zona di assoggettamento di Trebula andava dagli "Arci" di Tivoli fino a Pisoniano e da Monte spina alla zona di Marano Equo.
Secondo alcune fonti non ben accertate asseriscono con riserva di sicurezza che vi era, sempre in epoca romana, una prefettura. Una delle più potenti famiglie di Trebula (i Plauti Silvani che potevano contare numerosi magistrati romani) fece costruire delle terme con tanto di frigidarium absidato contenente il mosaico raffigurante il mito di Elle e Frisso.
Età medievale
Durante l'alto medioevo i Suffenates dovettero arroccarsi sopra il colle Caecilianum formando così una quindicina di comunità raccolte in fundi. Di seguito gli accertati:
Sant'Eleuterio
Fondo "Miniano"
Fondo "Capra molente"
Fondo "Castaniola"
"Baccareccia" o "Vaccareccia", nome dall'allevamento di bovini
Fondo "Orilliano"
Fondo "Asperta" presso Sambuci
Fondo "Burbano" o "Bovarano", nome derivante dai bovari che vi risiedevano
Il castello o "Rocca", in quanto constava di una semplice una torre sita presso il Giovenzano
"Civitas Noae" o "Città Nuova"
Rocca d'Elci, roccaforte di militari
"Vigilianum", il nome deriverebbe da alcuni militari che sorvegliavano la zona
Fondo "Ponticello" con l'annessa chiesa di San Giovanni
Chiesa di San Valerio
"Colle Ferrari" il quale consta della chiesa di San Magno
Tutti questi centri esistevano certamente fino all'inizio del XII secolo, epoca in cui Roma non sopportò più le mire espansionistiche di Tivoli e dei suoi abitanti. Pian piano cominciò a distruggere le fonti di ricchezza trovatesi nelle 15 località di cui sopra e ne sterminò poi gli abitanti, nonostante l'opposizione del vescovo tiburtino Guido (ucciso nel 1154 dai romani vista la sua caparbietà nel difendere i centri di Trebula).
In seguito la città non fu mai più ricostruita in favore della nuova edificazione romana di Tivoli.
Note
^(EN) Lily Ross Taylor, Trebula Suffenas and the Plautii Silvani, in Memoirs of the American Academy in Rome, Volume 24, Roma, American Academy, 1956, pp. 13-14.
^ Marco Valerio Marziale, Epigrammi, (libro) V, (epigramma) 71.
^ Marco Valerio Marziale, Xenia, (libro XIII), (epigramma) 73.