Non abbiamo notizie certe su Teodozione e la sua vita;
tradizionalmente, le informazioni che lo riguardano provengono dagli scritti di alcuni dei primi autori cristiani, in particolare Ireneo di Lione ed Epifanio di Salamina, secondo i quali sarebbe stato originario di Efeso[1].
Questa affermazione per la sua antichità e per l'autorità di cui godeva Ireneo, ha probabilmente influenzato gli scrittori successivi[3], per esempio il passaggio è ripreso testualmente da Eusebio di Cesarea[3][5].
Si dice che, dapprima gnostico (più esattamente seguace della dottrina di Marcione[6]), si sarebbe in seguito convertito all'ebraismo[1].
Esistono seri dubbi riguardo all'epoca di stesura dell'opera.
Sulla base delle parole di Epifanio, gli studiosi hanno generalmente convenuto che la traduzione di Teodozione è successiva a quella di Aquila di Sinope, il che fissa il 130 come limite inferiore invalicabile per la data di redazione[3].
Alcuni storici antichi la situano attorno al 180-190[1], ritenendo che l'uso di alcuni termini da parte di Ireneo:
«quelli che ora osano tradurre il testo: "Ecco una ragazza concepirà e darà alla luce il bambino"[7]»
implica che il testo di Teodozione e l’Adversus haereses siano stati scritti nello stesso periodo, ma questa interpretazione non è condivisa da altri, che credono che l'espressione intenda semplicemente contrastare l'autorità relativamente più antica della Settanta[3].
Altri ancora vedono nel "Dialogo con Trifone" di Giustino un'influenza del testo di Teodozione; ciò implicherebbe una redazione anteriore al 164, ma ancora una volta, questa constatazione non è unanime[3].
Caratteristiche
La versione di Teodozione è, in generale, più coerente con le altre versioni greche in circolazione e colma diverse lacune della Settanta, in particolare nel Primo libro di Samuele (17:12), nel Libro di Geremia (33:14-26,39:4-13) e, soprattutto, in diversi passaggi del Libro di Giobbe[3].
Essa include tutte le versioni canoniche del Vecchio Testamento, tranne, probabilmente, il Libro delle Lamentazioni, e due testi classificati tra gli apocrifi: Baruc e alcuni passaggi di Daniele.
Non è stato possibile stabilire con certezza se si tratta di una semplice correzione dei Settanta, eventualmente supportata dalla versione di Aquila[3], o la traduzione di manoscritti ebraici di una tradizione parallela che non è sopravvissuta[8].
Teodozione si distingue per la grande cura nella traduzione di alcuni termini ebraici che si riferiscono a piante, animali, indumenti, paramenti sacri, o di parole dal significato incerto, che preferisce traslitterare seguendo regole severe piuttosto che tradurre in maniera arbitraria in greco[1][3].
Questo gli valse tra gli umanisti del Rinascimento come Bernard de Montfaucon una reputazione di ignorante, probabilmente ingiustificata[3].
Le sole versioni greche rimaste del Libro di Daniele sono la traduzione della Settanta e quella di Teodozione[9] la cui origine suscita ancora controversie[8].
Moses Gaster sostiene che i brani inediti di Daniele non provengono dalla traduzione di un testo aramaico originale[10].
Influenza
La sua versione è stata ampiamente copiata e fu una delle più diffuse ai tempi della Chiesa cristiana primitiva, in concorrenza con quella della Settanta[1].
In particolare, la traduzione di Teodozione del Libro di Daniele ha praticamente soppiantato quella della Settanta, della quale sopravvivono solo due manoscritti: nel Codex Ambrosianus e nel Codex Chisianus[1][3], ed è stata preferita da personaggi fondamentali della Chiesa primitiva come Clemente Alessandrino o Hermas[9] che ne ha tratto le citazioni dal Vecchio Testamento del Pastore di Erma; molte annotazioni nella Esapla rivelano il medesimo apprezzamento in Origene[9].
Girolamo nella sua prefazione al Daniele del 407, ricorda il rifiuto della Chiesa di usare la versione della Settanta di questo libro e ne sottolinea i numerosi errori, una visione generale condivisa dagli esegeti contemporanei[9][11].
La prefazione di Girolamo ricorda anche che la Esapla recava delle notazioni che indicavano varie importanti differenze di contenuto tra il Daniele di Teodozione e le precedenti versioni in greco ed ebraico.
Tuttavia, il Daniele di Teodozione è più vicino alla versione ebraica moderna del Testo masoretico (definito attorno al 130), che è la base della maggior parte delle traduzioni moderne.
E fu di nuovo Teodozione che servì come base del Libro di Daniele della Settanta pubblicata da Sisto V nel 1587[12].
^La Esapla, di cui rimangono solo frammenti, presentava sei testi affiancati in ebraico e greco: due versioni greche di Aquila e Simmaco precedono la Septuaginta, che è seguita dalla versione di Teodozione, un ordine che sembra riflettere quella che all'epoca era ritenuta la sequenza storica.
«Dio in verità si è fatto uomo, e il Signore stesso ci ha salvati, dando il segno della vergine, ma non come dicono alcuni, che ora osano tradurre la Scrittura: "Ecco, una giovane donna concepirà e partorirà un figlio" come hanno fatto Teodozione di Efeso e Aquila del Ponto, entrambi proseliti ebrei; seguendo la loro interpretazione gli Ebioniti dicono che Lui è stato generato da Giuseppe.»
^Gwynn, afferma a proposito del Libro di Daniele della Settanta che "si discosta dall'originale in tutte le maniere possibili: traspone, estende, compendia, aggiunge od omette, a piacere".