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«Candida vivit adhuc felix Solaria proles: praeclaros et avos enumerare valet»
(Anonimo, XIV secolo, tratto da Serafino Grassi, Storia della Città di Asti, Asti, 1894, vol. II, p. 234)
La famiglia Solaro, Solara o Solari, fu una delle più importanti stirpi aristocratiche astigiane del medioevo.[1] Appartenne al gruppo delle casane astigiane, che ampliarono il loro peso economico e politico in seguito al prestito della valuta e al commercio.
I Solari capitanarono il partito guelfo astigiano e governarono per circa cinquant'anni la città[2], per il loro ruolo politico e l'ingente patrimonio furono accostati ai Visconti, Torriani, Scaligeri e Medici[3] anche se al contrario di queste casate non riuscirono a evolvere in una vera e propria Signoria.
La famiglia era originaria di Govone che in epoca romana si chiamava Castrum Solarium (da qui l'origine del cognome). Nel 1165 Auracio figlio di Ruffino Solaro presenziò come teste in un atto tra il vescovo di Asti e l'abate dei Santi Apostoli.[4]
Nel 1199 Alberto Solaro fu uno dei capitani assieme a Manuel Alfieri, figlio di Tommaso Alfieri, della cavalleria astigiana alla quarta crociata. Tra il XII e XIII secolo, l'influenza della famiglia sulla città aumentò con la loro costante presenza come credendari, sapientes, rettori della Società dei Militi, ambasciatori: Manfredo Solaro nel 1202 divenne console, Bernardo, chiavaro (1206), Leone nel 1279 fu capitano delle milizie e Solaro Capra rettore della Società dei Militi (1252).
Nel 1228 la famiglia diventò vassalla del vescovo di Asti nei feudi di Govone e Priocca.
I Solari grazie anche ai profitti con il commercio ed il prestito di denaro, divennero proprietari sul territorio astigiano di ventiquattro castelli, tra i quali quello di Solero che da loro prese il toponimo.[5] Successivamente in quelli di Macello
Oltre a questo erano signori di Dogliani, Moretta, Macello, Torre San Giorgio, Monasterolo, Govone, Borgo San Dalmazzo, La Chiusa, Montalto, Villanova Solaro, Cantogno, Casalgrasso, Val di Chiusa, Stupinigi, Caraglio, Ozegna, Breglio, Monale, Piea, Favria, Baldissero, Perosa Argentina, Tigliole.
Nel consiglio della città di Asti del 1270 i Solaro contavano 17 capi famiglia.
La loro influenza economica fece sì che alleati con i Mignano ed i Cazo, si misero a capo del partito guelfo astigiano e con l'aiuto della Società del Popolo e di Filippo d'Acaja, nel 1304 si impadronirono della città e la governarono per quasi mezzo secolo ininterrottamente.
La potenza della famiglia era da tale da potersi permettere a proprie spese un esercito personale di 500 fanti e 400 cavalieri.[6]
In età moderna divennero architetti - ingegneri.
Nel 1312 i Solari misero la città di Asti sotto la protezione di Roberto d'Angiò e con lui la governarono fino al 1339, quando la fazione ghibellina dei De Castello alleata a Giovanni II di Monferrato e Luchino Visconti, penetrarono in città esiliando con bando perpetuo tutti i membri della famiglia Solari eccetto il ramo di Govone.
Alla morte di Luchino Visconti, Galeazzo Visconti, diventato signore di Asti revocò il bando permettendo ai Solari di rientrare in città, ma con la venuta nel 1356 di Giovanni di Monferrato in seguito all'atto di sudditanza dei ghibellini, i Solaro abbandonarono spontaneamente la città.
Questo portò alla ramificazione della famiglia in Piemonte ed oltralpe. Si formarono così il ramo di Monasterolo, Chieri, Moncucco, Ozegna, Mondovì (Conti della Margherita), Battifoglio, Dogliani, Favria, Borgo San Dalmazzo, Casalgrasso, Moretta , Conta in Lorena, Della Chiusa, di Oignon, di Bassiére, di Vitry, Macello e Villanova Solara oggi Villanova Solaro.
Ignazio Solaro fu ministro plenipotenziario e pose la sua firma nel trattato di Utrecht che riconosceva ai Savoia per la prima volta il titolo di Re del Regno di Sardegna.
Gli unici rami non estinti dei Solaro sono i Solaro del Borgo e Solaro di Monasterolo, discendenti di Antonio che ritornò dall'esilio in Francia ed acquistò i castelli di Stupinigi e di Moretta nel XIV secolo.
Tra i suoi discendenti Carlo Solaro, paggio di Carlo VIII, partecipò alla guerra di Napoli del 1494. Nominato commissario generale dell'esercito di Luigi XII, combatté a Villafranca catturando Prospero Colonna. Generale della flotta francese sconfisse Genova nel 1517.
Emanuele Solari Conte della Moretta fu governatore di Vercelli ed ambasciatore a Mantova ed in Francia, gran ciambellano di Savoia (1618) ed investito dell'ordine dell'Annunziata.
Le case più antiche della famiglia erano nella zona di circa un ettaro denominata "Canneto dei Solaro", un'area delimitata a sud dall'attuale corso Alfieri, a nord da via Carducci fino alla confluenza con piazza Medici.
Il nome Canneto forse deriverebbe in antichità, da una zona incolta, bonificata e poi urbanizzata dai Solaro.
Questa contrada era fortificata, delimitata ai suoi confini dalle facciate delle abitazioni e da cortine in muratura che le collegavano tra loro.[9] Nel 1303, in seguito alla vittoria dei ghibellini, il Canneto venne completamente distrutto, ma un anno dopo, con la riconquista guelfa della città, i Solari rientrarono in città e ricostruirono le case tra cui la Torre Solaro che Stefano Giuseppe Incisa nel Settecento descriveva come tra le più importanti della città e che è presente ancora oggi seppur abbassata.
Le altre abitazioni prospicienti il Canneto sorgevano tra il Rione San Secondo e Rione San Silvestro, ed un buon numero di abitazioni erano nei pressi della Chiesa di San Martino.
Stemma
Secondo la regola che le armi più semplici sono anche le più antiche, lo stemma dei Solaro/Solari è possibile che abbia un'origine particolarmente remota, e differente riconducibile all'iconografia militare in modo da essere riconosciuto senza ombra di dubbio sui campi di battaglia.[10]
In particolare il campo azzurro dello scudo e la banda oro rosso, è molto simile alle caratteristiche cromatiche delle altre famiglie guelfe astigiane come gli Asinari, Catena, Gardino,
Falletti.
Scudo: bandeggiato: tre pezzi scaccati a tre file d'oro e di rosso e tre pezzi d'azzurro
Motto: Tel Fiert Qui Ne Tue Pas ("Chi ferisce non uccide")
Note
^G. Bera, Asti edifici e palazzi nel medioevo, Gribaudo Editore Se Di Co, 2004, p. 617.
^V. Malfatto, Asti antiche e nobili casate, Il Portichetto, 1982.
^S. Grassi, Storia della città di Asti, Asti, vol. II, p. 230.
^L. Castellani, Gli uomini d'affari astigiani. Politica e denaro fra il Piemonte e l'Europa (1270-1312), 1998, Paravia, Torino, p. 66.
^Niccola. Gabiani, Le torri le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti, A. Forni, 1978, p. 284.
^Niccola Gabbiani, Le torri le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti, A. Forni, 1978, p. 285
^V. Malfatto, Asti antiche e nobili casate. Il Portichetto, 1982, p. 263.
^Renato Bordone, Araldica astigiana, Allemandi C.R.A. 2001, p. 136.
^G. Bera, Asti edifici e palazzi nel medioevo, Gribaudo Editore Se Di Co, 2004, pp. 620-623
^C. Natta-Soleri e B. Fé D'Ostani, Adozione e diffusione dell'arma gentilizia presso il patriziato astigiano, in R. Bordone (a cura di), Araldica astigiana, Allemandi, C.R.A. 2001, p. 67.
Bibliografia
Bera G., Asti edifici e palazzi nel medioevo. Gribaudo Editore Se Di Co 2004 ISBN 88-8058-886-9
Bianco A.Asti Medievale, Ed CRA 1960
Asti ai tempi della rivoluzione. Ed CRA 1960
Bordone R., Araldica astigiana, Allemandi C.R.A. 2001
Dalla carità al credito. C.R.A. 2005
Castellani L., Gli uomini d'affari astigiani. Politica e denaro fra il Piemonte e l'Europa (1270 - 1312). Dipartimento di Storia dell'Università di Torino 1998 ISBN 88-395-6160-9
Gabiani Niccola, Asti nei principali suoi ricordi storici voll. 1, 2, 3, Tip. Vinassa 1927-1934
Le torri le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti,A.Forni ed. 1978
Incisa S.G., Asti nelle sue chiese ed iscrizioni C. R.A. 1974
Malfatto V., Asti antiche e nobili casate. Il Portichetto 1982
A.M. Patrone, Le Casane astigiane in Savoia, Dep. Subalpina di storia patria, Torino 1959
Peyrot A., Asti e l'Astigiano ,tip.Torinese Ed. 1983
Sella Q., Codex Astensis qui De Malabayla comuniter nuncupatur, del Codice detto De Malabayla, memoria di Quintino Sella, Accademia dei Lincei, Roma 1887.
S.G. Incisa, Asti nelle sue chiese ed iscrizioni C.R.A. 1974.