Nato a Caltagirone il 23 febbraio 1814, il 24 settembre 1836 fu ordinato sacerdote.
Dopo la morte di mons. Cesare Agostino Sajeva nel 1867 la diocesi di Piazza Armerina fu a lungo vacante, anche per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, che era soggetta all'exequatur e alla pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi. Dopo la frattura tra Chiesa e Stato con la presa di Porta Pia del 20 settembre 1870, la Santa Sede rifiutò di concordare le nomine dei vescovi e tra il 1871 e il 1872 procedette a nomine unilaterali per le diocesi siciliane. Papa Pio IX il 23 febbraio 1872 scelse Saverio Gerbino, che prese possesso della diocesi il 10 marzo 1872, ma nel 1875 non aveva ancora ricevuto l'exequatur e pertanto aveva ricevuto l'ingiunzione di lasciare il palazzo arcivescovile. Un'eventuale resistenza avrebbe potuto comportare non solo l'uso della forza, ma anche l'allontanamento coatto dalla diocesi e l'affidamento della diocesi a un vicario capitolare.[1]
Nel 1895 con una lettera pastorale esortava il clero diocesano a seguire il movimento di rinnovamento e di azione nel sociale che in quegli anni si diffondeva in Italia, promosso da Leone XIII con la Rerum Novarum, operando insieme a don Luigi Sturzo, a cui aveva affidato la guida delle attività che la diocesi portava avanti, anche attraverso l'Opera dei Congressi.[3]