Venne costruito a quota 1.217 slm tra il 1920 e il 1926 per iniziativa della Fondazione "3 novembre 1918 pro combattenti della 1ª Armata", inaugurato il 29 agosto 1926.
Descrizione
È una possente costruzione progettata da Ferruccio Chemello e decorata da Tito Chini e Umberto Bellotto dalla forma che assomiglia ad un faro alto 35 metri, con una lanterna luminosa sulla sua sommità.
È costituito da due parti: l'ossario ed il sacello. L'ossario, ricavato nel basamento della torre, comprende una cripta centrale e due gallerie concentriche.
Nella cripta sono raccolti i resti di 70 decorati al valore militare e vi è stata tumulata la salma del generale Guglielmo Pecori Giraldi, che ebbe il comando della 1ª Armata dal 9 maggio 1916 sino alla conclusione vittoriosa del novembre 1918.
Il sacello si trova alla sommità di un'ampia gradinata che conduce ad una terrazza con balaustra che circonda la torre da dove si può godere di uno stupendo panorama di tutta la vallata sottostante.
La cripta, la piccola cappella al piano terra e tutti i piani del sacello sono decorati con vetrate artistiche e affreschi della Fornaci San Lorenzo, Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo all'epoca diretta da Tito Chini, che lo videro protagonista in prima persona avendo progettato la decorazione e ornato tutto il complesso firmandosi entrando al piano terra frontalmente sotto la "teoria dei santi guerrieri" sulla sinistra con un occhio affiancato dalla scritta "Tito Chini decorò 1926".
La “Fondazione 3 Novembre 1918”, voluta da Guglielmo Pecori Giraldi e dedicata alla memoria dei caduti della Grande Guerra, eresse questo sacello-ossario la cui decorazione pittorica interna fu affidata proprio a Tito Chini che decorò anche i cimiteri di guerra di Treviso, Schio, Verona, Trento e il tempio ossario di Bassano del Grappa.[1]
L'apparato decorativo interno è molto complesso: dalla teoria dei santi al piano terra si ascende all'interno della torre in un percorso che non cela immagini della guerra, le condizioni dei soldati, fino ad arrivare alla sommità cui si accede attraverso una stretta scala.
Ricorre spesso il richiamo alla Prima Armata e sulle vetrate il motto FERT.
L'inaugurazione del monumento avvenne il 29 agosto 1926 alla presenza del re, e da allora annualmente si ripete la cerimonia in onore e in memoria della 1ª Armata.
Guglielmo Pecori Giraldi tornò sempre sul colle sacro ed espresse anche il desiderio di essere sepolto lì come accadde il 19 luglio 1953 quando la salma del generale fu traslata dalla cappella gentilizia della famiglia Pecori Giraldi nella Villa Rimorelli a Borgo San Lorenzo, dove era stata custodita per dodici anni.[2]
Il sacello è costituito da una torre piramidale alta 35 metri costruita con la medesima pietra della montagna che i soldati avevano calpestato, ed al suo interno sono custodite le ossa dei morti recuperate nella zona del Pasubio.[3]
L’epigrafe murata a mezzogiorno recita: “La Prima Armata / infranto due volte / l’orgoglio nemico / balzò / dal Pasubio al Brennero / assicurando all’Italia / i suoi termini sacri”.
Nella zona dell'ossario è presente anche un piccolo museo dedicato alla prima guerra mondiale. Integralmente ristrutturato e ingrandito nel 2005.[4]
Affreschi di Tito Chini con scene di guerra all'interno del sacello
Particolare della firma di Tito Chini nella decorazione al Pasubio
Caduti
Contiene i resti di 5.146 soldati italiani e 40 austro-ungarici caduti durante la prima guerra mondiale sul monte Pasubio.[4]
Le ossa dei caduti, in molte teche in cui sono custodite, sono a vista.
Ricorrenze
Ogni anno, l'ultima domenica di giugno, vi è una celebrazione in memoria dei caduti in corrispondenza dell'anniversario della più sanguinosa battaglia avvenuta sul vicino massiccio, il 2 luglio 1916.
Il 1º aprile 2017 Carlo III del Regno Unito, in visita ufficiale, visitò il sacrario e il vicino Museo.
Note
^Per dettagliate informazioni riguardo alle decorazioni interne realizzate da Tito Chini vedi: L’Ossario sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 14 novembre 1926, nº 45.
^Vedi Inaugurazione del Sacello Ossario sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 8 agosto 1926, nº 31; Sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 29 agosto 1926, nº 34; Ossario sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 5 settembre 1926, nº 35.
^Elisa Marianini, La memoria dei caduti della Grande Guerra in Mugello, una ferita salvata dalla bellezza, Edizione Noferini, Borgo San Lorenzo (FI), 2015, pp. 25-27.
Inaugurazione del Sacello Ossario sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 8 agosto 1926, nº 31.
F. Niccolai, La glorificazione degli eroi della Ia Armata nella decorazione pittorica di Tito Chini al Sacello-Ossario del Pasubio, in “Bollettino della Società Mugellana di Studi Storici”, 1926, marzo, nº 1, pp. 244–248.
L. Barletti, Un rito solenne sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 4 settembre 1926, nº 35.
G. Ferrari, Commemorazione di S. E. il Maresciallo d’Italia Conte Cavaliere Guglielmo Pecori Giraldi nel I° anniversario della sua scomparsa. Prolusione di P. Venerosi Pesciolini, Firenze, 1942.
A. Tosti, Il Maresciallo d’Italia Guglielmo Pecori Giraldi e la Prima Armata. Per cura della Fondazione 3 Novembre 1918 pro combattenti della Iª Armata, Torino, 1948.
Elisa Marianini, La memoria dei caduti della Grande Guerra in Mugello - una ferita salvata dalla bellezza, Edizione Noferini, Borgo San Lorenzo (FI), 2015. ISBN 978-88-99386023
Lisa Bregantin, Denis Vidale, Sentinelle di pietra. I grandi sacrari del primo conflitto mondiale, Biblioteca dei Leoni, Castelfranco Veneto, 2016. ISBN 978-88-98613-69-4
Fondazione 3 Novembre 1918 (a.c.), Custodi della memoria. 100 anni dalla Grande Guerra, Vicenza, 2016.