Roseto Valfortore sorge fra i monti della Daunia, su di un'altura collinare a 658 ms.l.m. in posizione dominante l'alta valle del fiume Fortore. Il territorio comunale, interamente montano (il monte Saraceno raggiunge i 1145m s.l.m. e diverse altre vette superano quota 1 000), è piuttosto ampio e si spinge a sud fino all'alta valle del Miscano, sul versante tirrenico, ove nel Medioevo era situato il borgo fortificato di Vetrisciello con due monasteri e la chiesa di San Quirico. Tale antico borgo, soggetto alla diocesi di Ariano, risultava distrutto già alla metà del Quattrocento[4], ma da esso ha preso nome il bosco Vetruscelli, il più grande complesso boschivo naturale afferente al sito di importanza comunitariaMonte Cornacchia - Bosco di Faeto.[5]
Clima
Il clima di Roseto Valfortore è alquanto umido e freddo e non mancano le nevicate, qualche volta anche intense d'inverno, anche per via della vicinanza al Monte Cornacchia, la vetta più alta della Puglia. Invece le estati sono molto gradevoli e il clima in tale stagione è piuttosto mite.
Storia
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In epoca preromana l'alta valle del Fortore e i monti della Daunia erano interamente controllati dai Sanniti e dagli Irpini, i quali vi fondarono l'oppidumVescellium.
A decorrere dal I secolo d.C. è testimoniata la presenza dei romani nel territorio rosetano.
Il nome "Rosito" compare per la prima volta nel 752: la località è menzionata nel documento con il quale il duca longobardo Liutprando decreta la libertà per la schiava Cunda e il figlio Liupergo.
Nel 1294 Bartolomeo I di Capua s'insedia nel feudo di Roseto al posto del D'Assimal, che l'aveva ricevuto da Carlo d'Angiò dopo la presa di Lucera del 1269.
Nel 1338 il feudo di Roseto con quello di Vetruscelli (presso l'omonimo bosco) è assegnato a Roberto di Capua.
Nel 1497 Bartolomeo III, ricevuta la conferma feudale del re Federico d'Aragona, porta il borgo al massimo splendore.
Nel 1640 il feudo passa dai Lombardo ai Brancia, che lo tennero fino al 1655, quando Giuseppe Saggese di Foggia acquista il feudo, che rimane alla sua famiglia fino agli inizi dell'Ottocento.
Nel 1860 le truppe garibaldine al comando di Liborio Romano, omonimo dell'uomo politico leccese, mettono a ferro e fuoco il paese, fa da tragico epilogo la fucilazione di sei soldati borbonici.
Nel 1882 cominciano i trasferimenti verso gli Stati Uniti d'America: nel 1912 gli emigranti di Roseto in Pennsylvania danno vita a un nuovo paese oltreoceano, chiamato Roseto, entrando nel novero dei comuni statunitensi.[6]
Nel secondo dopoguerra riprende il flusso migratorio, questa volta diretto soprattutto verso il Canada. Roseto progressivamente si spopola: dagli oltre 5 000 abitanti del periodo antecedente la seconda guerra mondiale, scende a meno di 1000 nel XXI secolo.
Accanto alla lingua italiana, nel territorio comunale di Roseto Valfortore si parla il rosetano[10], una varietà del dialetto dauno-irpino con sensibili influssi di area sannitica, quali la morfologia del passato remoto ("magnàttë", 'mangiai; "magnàstë", 'mangiasti'; "magnàsë", 'mangiò') e la metafonia di tipo sabino ("róssë", 'grosso'; "ròssë", 'grossa').
Nel grande bosco Vetruscelli e nelle altre aree boschive si rinviene il tartufo nero e si producono il miele d'acacia e il miele tartufato[12].
Storicamente notevoli erano anche l'attività molitoria (il più antico mulino ad acqua risale al 1338)[12] e il settore dell'estrazione e della lavorazione della pietra naturale, che veniva anche esportata: la facciata quattrocentesca della basilica cattedrale di Ariano Irpino è costituita interamente di pietra arenaria di Roseto[13].
Due strade provinciali, una per Alberona, l'altra per Biccari, agevolano le relazioni con il capoluogo provinciale e con il resto della Puglia.
Una terza strada provinciale, diretta a Castelfranco in Miscano con proseguimento verso la SS 90 bis, consente invece i collegamenti con la confinante Campania.
Il centro storico del paese costituisce un campo di gioco per lo sport dell'orientamento, e vi si svolgono gare di ogni livello. Il campo sportivo si trova in una zona a valle del paese chiamata i "Paduli" dove è presente anche un'area verde attrezzata per i bambini, campi da tennis e bocce.