Romeo Arturo Sartori (Canove (Roana), 16 maggio 1897 – Lago di Varese, 3 agosto 1933) è stato un militare e aviatore italiano, distintosi durante il corso della prima guerra mondiale dove abbatté tre aerei nemici. Nel dopoguerra fu apprezzato pilota acrobatico, partecipando a numerose gare acrobatiche nazionali e internazionali, e pilota collaudatore della Macchi. Curò la messa a punto dei caccia Fiat C.R.20 e Ansaldo AC.2 e dell'idrovolante da competizione Macchi M.39, poi vincitore dell'edizione della Coppa Schneider del 1926.
Biografia
Nacque a Canove il 16 maggio 1897.[1]
Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, fu arruolato nel Regio Esercito assegnato al Battaglione Aviatori di Torino.[1] Nel 1916 conseguì il brevetto di mitragliere d'aeroplano, e fu assegnato ad una delle squadriglie operanti dell'Alto Adriatico.[1] Nel 1917 conseguì il brevetto di pilota e nell'estate del 1918 raggiunse il fronte assegnato in forza alla 83ª Squadriglia di stanza sul campo di aviazione di San Pietro in Gu.[1] Sempre nell'estate 1918 si distinse nel combattimento abbattendo due aerei nemici, di cui uno il 22 ottobre sul Monte Verena.[N 1]
Promosso sergente maggiore, e decorato con una Medaglia d'argento al valor militare al 4 novembre è nella 82ª Squadriglia del Campo di aviazione di Gazzo, dopo la fine del conflitto fu trasferito alla 76ª Squadriglia caccia, e poi al campo d'aviazione di Ghedi in qualità di istruttore[N 2] di acrobazia.[1] Nel 1919 e nel 1920 si distinse in numerose manifestazioni aviatorie, e nel 1921 vinse le gare di acrobazia e di stile nel Circuito delle Marche.[1] Nel 1922 vinse le gare di acrobazia e di combattimento aereo nel Primo Convegno Aereo Nazionale di Firenze.[1] Nel 1923, durante la Riunione internazionale svoltasi sul campo d'aviazione di Taliedo batte in una gara simulata di combattimento aereo il celebre asso francese Georges Madon.[1] Nel 1925, dopo una severa selezione tra i piloti delle squadriglie da caccia, fu designato a rappresentare l'Italia nelle gare mondiali di acrobazia aerea svoltasi a Ginevra, in Svizzera. Mentre stava eseguendo una serie di acrobazie, un irreparabile guasto al motore portò alla sua esclusione dalla gara.[1] Il colonnello Mario Bernasconi lo incaricò personalmente di seguire la messa a punto dei nuovi caccia Fiat C.R.20 e Ansaldo AC.2.[1]
Divenuto collaudatore per la Macchi, nel 1926 provò in volo il nuovo idrovolante da competizione Macchi M.39[N 3] con cui Mario de Bernardi vinse l'edizione di quell'anno della Coppa Schneider a Norfolk, negli Stati Uniti d'America.[1] Prese parte a numerose edizioni della Coppa d'Italia con il Macchi M.20, e vinse il concorso nazionale per velivoli da turismo sul Macchi M.70.[1]
Morì il 3 agosto 1933, dopo essere decollato con un idrovolante della Società aerea mediterranea dall'idroscalo della Schiranna, precipitando nel lago di Varese.[1] Nel 1936 gli fu intitolato l'aeroporto di Asiago.
Onorificenze
«Giovane pilota da caccia entusiasta ed ardito, acquistò in breve tempo grande esperienza e singolare perizia. In numerosi voli di guerra protesse da ogni offesa i velivoli da ricognizione affidatigli, e mitragliò da bassa quota le fanterie avversarie, dimostrando sprezzo del pericolo e fermezza. In vari combattimenti aerei concorse all'abbattimento di due apparecchi nemici. Altipiano di Asiago-Piave, agosto-novembre 1918.»
Note
Annotazioni
Fonti
Bibliografia
- Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
- Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
- Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
Collegamenti esterni