Il processo, come gli altri undici processi collaterali, ebbe luogo nelle stesse sale del Palazzo di Giustizia di Norimberga dove si tenne il processo principale. Esso vide di fronte alle autorità americane 16 imputati, accomunati dall'essere giuristi titolari di funzioni di elevato livello nel sistema giudiziario o amministrativo del Reich: giudici, pubblici ministeri (in tedesco: Reichsanwälte, lett. "avvocati del Reich") o funzionari del Ministero della Giustizia del Reich e altri pubblici ministeri e giudici di tribunali speciali e tribunali popolari della Germania nazista. Molti di loro furono inoltre responsabili nell'attuazione e nella promozione dei programmi nazisti di politica razziale ed eugenetica.
I giudici del processo furono Carrington T. Marshall (presidente), l'ex presidente della Corte Suprema dell'Ohio, James T. Brand, il giudice della Corte Suprema dell'Oregon, Blair Mallory B., l'ex giudice della terza Corte di Appello del Texas e Justin Woodward Harding dello Stato dell'Ohio come giudice supplementare. Marshall fu costretto ad uscire dal processo per malattia il 19 giugno 1947, per cui Brand divenne il presidente e Harding ne divenne un membro fisso. Il Procuratore capo d'accusa fu Telford Taylor e il suo vice fu Charles M. LaFollette. L'accusa venne presentata il 4 gennaio 1947; il processo durò dal 5 marzo al 4 dicembre 1947. Dieci degli imputati furono dichiarati colpevoli; quattro condanne furono di detenzione a vita, il resto delle pene fu di varia durata, mentre quattro imputati furono prosciolti da ogni accusa.[1]
Accusa
I capi d'accusa a carico degli imputati furono:[1]
Partecipazione a crimini di guerra attraverso l'abuso del potere giudiziario e penale, per agevolare e acconsentire gli omicidi di massa, le torture e i saccheggi della proprietà privata;
Crimini contro l'umanità attraverso le stesse modalità, favorendo inoltre il lavoro forzato;
L'appartenenza a un'organizzazione criminale, il NSDAP o le SS.
Il quarto capo d'accusa venne applicato contro Altstötter, Cuhorst, Engert, Joel (per la loro appartenenza alle SS) e contro Cuhorst, Oeschy, Nebelung, e Rothaug per la loro appartenenza al Partito Nazionalsocialista.
Il primo capo d'accusa fu in parte tralasciato, in quanto la Corte dichiarò che era al di fuori della sua giurisdizione nonostante il dissentire del giudice Blair che presentò un parere divergente affermando che la Corte aveva tale giurisdizione.
Tutti gli imputati si dichiararono come "non colpevole".
si suicidò nel 1946 prima dell'inizio del processo[1]
I più alti funzionari giudiziari del regime nazista non furono però processati: Franz Gürtner, ministro della Giustizia, morì il 29 gennaio 1941; Otto Georg Thierack, ministro della Giustizia dal 1942, si suicidò il 26 ottobre 1946, Roland Freisler, presidente del Tribunale del Popolo dal 1942, morì il 3 febbraio 1945 vittima di un raid aereo su Berlino. Hans Globke, l'unico ancora vivo, non fu processato poiché non iscritto al Partito Nazionalsocialista; nel dopoguerra operò in qualità di Direttore della Cancelleria della Repubblica Federale di Germania tra il 1953 e il 1963 divenendo uno dei più stretti collaboratori del cancelliere Konrad Adenauer. Morì il 13 febbraio 1973 a Bonn.
L'opinione pubblica considerò le sentenze generalmente troppo leggere: la maggior parte dei detenuti furono rilasciati già nei primi anni del 1950 ed alcuni di loro (Lautz, Rothenberger e Schlegelberger) ricevettero persino delle pensioni di anzianità in Germania Ovest.
Tutti i condannati furono riconosciuti colpevoli dei capi d'accusa, tranne Rothaug, che fu condannato solo per il terzo capo d'accusa, mentre fu dichiarato "non colpevole" per i capi d'accusa 2 e 4. Il giudice nella sua sentenza commentò che:
«Con i suoi modi e metodi ha fatto della sua corte uno strumento di terrore e vinse la paura e l'odio della popolazione. Dalle testimonianze dei suoi più stretti collaboratori, nonché le sue vittime, si scopre che Oswald Rothaug rappresentava in Germania la personificazione degli intrighi e dei segreti nazisti. Egli era ed è un uomo sadico, un demonio. [...][2]»
Nella cultura di massa
Il processo ai giudici ispirò il film del 1961 Vincitori e vinti (titolo originale: Judgment at Nuremberg).[3]