Processi di Chełmno

I processi di Chełmno furono una serie di processi consecutivi per i crimini di guerra contro le persone, avvenuti nel campo di sterminio di Chełmno, e tenuti in Polonia e in Germania dopo la seconda guerra mondiale. I casi sono stati decisi a distanza di quasi vent'anni. Il primo processo giudiziario contro gli ex uomini delle SS-Sonderkommando di Chełmno (o Kulmhof), si svolse nel 1945 presso il tribunale distrettuale di Łódź, in Polonia. I successivi quattro processi, tenuti a Bonn, in Germania, iniziarono nel 1962 e si conclusero tre anni dopo, nel 1965 a Colonia.

Un certo numero di ufficiali del campo, di conducenti dei gaswagen e di guardie delle SS, fu chiamato in giudizio davanti al tribunale con l'accusa di crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi a Chełmno nella Polonia occupata nel periodo tra il dicembre 1941 e il gennaio 1945. Le prove contro gli imputati, comprese le testimonianze dei sopravvissuti, degli ex prigionieri e dei meccanici delle SS che si occupavano delle riparazioni, sono state esaminate in Polonia dal giudice Władysław Bednarz del tribunale distrettuale di Łódź.[1] Tre imputati sono stati condannati a morte,[2] compreso il vice comandante del campo Oberscharführer Walter Piller (erroneamente indicato Filer); il conducente del gaswagen Hauptscharführer Hermann Gielow (Gilow), così come Bruno Israel dell'Ordnungspolizei, la sua condanna è stata poi commutata in ergastolo. Tutti e tre erano membri del SS Special Detachment Kulmhof, responsabile dello sterminio sia di ebrei che di non ebrei durante l'Olocausto nella Polonia occupata.[3]

Negli anni 1962-1965, una dozzina di uomini delle SS di Kulmhof furono chiamati in giudizio davanti al tribunale tedesco (Landgericht) a Bonn. Sono stati accusati dell'omicidio di 180.000 ebrei nel campo.[4] Le deliberazioni della giuria sono continuate per tre anni, con pene variabili dai 13 mesi e 2 settimane ai 13 anni di reclusione. La metà degli imputati è stata prosciolta da ogni accusa e rilasciata dalla Germania.[5][6]

Il processo di Chełmno in Polonia 1945

Dopo la liberazione da parte dell'esercito sovietico, il 24 maggio 1945, il nuovo governo della Polonia iniziò la sua indagine ufficiale sui crimini di guerra di Chełmno.[7] Sebbene la maggior parte dei tedeschi fosse fuggita, Piller e Gielow furono subito catturati dai sovietici e riportati indietro.[8]

In particolare, il processo agli autori dell'Olocausto di Chełmno era diverso da qualsiasi altro processo per crimini di guerra, perché il campo era stato sostanzialmente sradicato dalle SS, insieme alla maggior parte delle tracce dell'omicidio di massa. I camion carichi di ceneri delle sue vittime venivano scaricati quotidianamente nel fiume Warta, il "palazzo" è stato fatto saltare in aria e le macerie rimosse dalle fondamenta, le camere a gas mobili e il bottino vennero riportati a Berlino, i documenti scritti vennero distrutti, compresi i registri di partenza dei treni. Non c'era niente da vedere per i commissari o che ne attirasse l'interesse.[9] Alcune delle prove chiave furono erroneamente gettate nella spazzatura nel 1945 (cioè le oltre 5.000 paia di scarpe danneggiate da una sinagoga distrutta a Koło), o portati via come materiali utilizzabili, comprese le recinzioni in legno e le griglie di cremazione; poche persone erano consapevoli della loro importanza.[7] In confronto, gli altri ex campi di sterminio traboccavano di prove dirette dei crimini di guerra, come nel caso del processo di Majdanek deciso diversi mesi prima.[10]

Il giudice Bednarz ordinò subito lo scavo dei rifiuti in una fossa Schlosslager. Tra i detriti, sono stati trovati circa 24.200 cucchiai, 4.500 coltelli e 2.500 forchette, oltre pentole, padelle, occhiali e molti altri oggetti mezzo bruciati.[7] Si sapeva anche che la maggior parte delle vittime erano ebrei del ghetto di Łódź, dove furono trovate anche le cronache delle operazioni del ghetto; inoltre, polacchi non ebrei, prigionieri sovietici, circa 5.000 zingari e interi trasporti di bambini erano stati deportati a Chełmno dove furono assassinati. Il sergente maggiore delle SS Walter Piller ha testimoniato a proposito delle fasi finali del campo, comprese le deportazioni del 1944 da Łódź.[11] Per aggirare la distruzione nazista di documenti e prove, il giudice Bednarz ha utilizzato i registri e le stime del ghetto di Łódź per arrivare al numero plausibile di vittime. Sulla base delle statistiche del ghetto e delle testimonianze, ha stimato circa 350.000 vittime, non tenendo conto del periodo di inattività del campo.[12] La gamma di vittime stimate presentate al processo del 1962 a Bonn era da un minimo di 152.000 a 180.000 persone.[13]

Il primo processo di Chełmno in Polonia ha stabilito molti dettagli critici della storia del campo, ma ha anche rivelato il funzionamento delle camere a gas mobili, che utilizzavano i gas di scarico come agente di uccisione, gas deviati nei furgoni rivestiti di lamiera. Furono stabiliti i nomi degli ufficiali e dei comandanti delle SS nel campo, inclusi il SS-Hauptsturmführer Herbert Lange e il SS-Hauptsturmführer Hans Bothmann che erano scomparsi.[13][14]

Testimonianze dei sopravvissuti

Il giudice Władysław Bednarz, assistito dal vice addetto alla registrazione, ha ascoltato le testimonianze dei testimoni chiave tra cui Szymon Srebrnik, quindicenne, che è sopravvissuto a un colpo alla testa durante l'ultima esecuzione di ebrei nel campo da parte dei tedeschi, e Mordechaï Podchlebnik, che fuggì nel 1942 nella foresta circostante dalla sepoltura del Sonderkommando. Podchlebnik testimoniò il 9 giugno 1945. Nel gennaio 1942, rimase al campo per 10 giorni a scavare fosse comuni durante gli eventi legati all'Azione Reinhard. Il processo di cremazione è stato attuato lì un anno dopo.[15]

(en From Mordechaï Podchlebnik, Chelmno Survivor Testimony.[15])

«I figured that about 1,000 people were gassed every day... which filled three to four metres of trench... I had been trying to persuade my inmates to escape... On the way to work, I noticed that one of the windows on the bus could be lowered. I told my companion Winer from Izbica... we were separated and I had to get into the truck... I cut the tarpaulin... and jumped out of the car. They started shooting at me but all bullets missed the target. Luckily the bus did not follow the truck... After two days, during which I did not eat anything... [I] headed in the direction of Grabów town. On my way I stopped at some peasant’s cottages (I do not know his name). He gave me some food and a hat, shaved me and showed the way. In Grabów I met Winer...»

(IT)

«Ho pensato che circa 1.000 persone venivano gasate ogni giorno... il che riempiva da tre a quattro metri di trincea... Avevo cercato di convincere i miei detenuti a scappare... Mentre andavo al lavoro, ho notato che una delle finestre sull'autobus poteva essere aperta. Ho detto al mio compagno Winer di Izbica... eravamo separati e dovevo salire sul camion... Ho tagliato il telone... e sono saltato fuori dall'auto. Hanno iniziato a spararmi ma tutti i proiettili hanno mancato il bersaglio. Per fortuna l'autobus non ha seguito il camion... Dopo due giorni, durante i quali non ho mangiato nulla... [mi] sono diretto in direzione della città di Grabów. Per strada mi sono fermato vicino alcune cascine di contadini (di cui non conosco il nome). Mi diedero da mangiare ed un cappello, mi fece la barba e mi mostrò la strada. A Grabów ho incontrato Winer...»

Il secondo sopravvissuto del Sonderkommando ebraico, Szymon Srebrnik, era di Łódź e aveva 15 anni alla fine della guerra. Testimoniò il 29 giugno 1945 a Koło; non era sotto giuramento, sebbene informato della responsabilità penale per una falsa dichiarazione. Srebnik ha lavorato nel campo, nella foresta, durante la seconda fase di sterminio, quando i corpi sono stati cremati dopo essere stati consegnati nei gaswagen.[16]

(en From Szymon Srebrnik, Chelmno Survivor Testimony.[16])

«In March 1944... we were in the Sonderkommando camp... The stronger and better workers were sent to the woods... The Waldkommando consisted of about 40 Jews... We were all shackled... The furnaces were very primitive, they stood on a cement foundation... They were approximately three metres (10 feet) tall. The width was about the same. The fire grate was made of narrow-gauge railroad railings... The capacity of one furnace was more or less the same as one van... It took approximately one hour for the corpses to burn. Then a new pile of bodies were added... While the clothes were being sorted, high ranking SS-men came and chose something for themselves...»

(IT)

«Nel marzo 1944... eravamo nel campo di Sonderkommando... Gli operai più forti e migliori furono mandati nei boschi... Il Waldkommando era composto da una quarantina di ebrei... Eravamo tutti incatenati... Le fornaci erano molto vecchie, stavano su una fondazione di cemento... Erano alte circa tre metri. La larghezza era più o meno la stessa. La griglia del fuoco era fatta di ringhiere ferroviarie a scartamento ridotto... La capacità di una fornace era più o meno la stessa di un furgone... Ci volle circa un'ora perché i cadaveri bruciassero. Poi è stata aggiunta una nuova pila di corpi... Mentre i vestiti venivano sistemati, gli uomini delle SS di alto rango sono arrivati e hanno scelto qualcosa per se stessi...»

Gli imputati

Il 29/30 ottobre 1945, il giudice Władysław Bednarz interrogò il tedesco Oberwachtmeister Bruno Israel (nato Bruno Koenig), impiegato nella fase finale dello sterminio di Chełmno. Fu accusato di aver commesso crimini contro la nazione polacca ai sensi del decreto PKWN del 31 agosto 1944, relativo ai criminali di guerra nazisti (il cosiddetto Sierpniówka. Questo decreto prevedeva l'uso diretto della pena di morte senza appello.[17] L'imputato ha affermato di non essere colpevole.

Bruno Israel ha testimoniato quanto segue:

(en Oberwachtmeister Bruno Israel, Chelmno Defendant Testimony.[18])

«In July or August 1944... I was assigned to the Sonderkommando Kulmhof... I took part in the escorting of the transports. When Jews asked where they were being taken, I answered... they were going to work. The Jews generally believed it and behaved peacefully... They were given soap, unless they had their own. They were told they would get towels at the bath-house. Then all of them, both men and women were herded into a corral at the exit of which there was a Sonderwagen (the van)... The [dead] bodies were thrown into one of the [Waldlager] crematoriums. The furnaces were about 10 meters wide and about 5-6 meters long. They did not stick out above the ground level. They had no chimneys.»

(IT)

«Nel luglio o agosto 1944... fui assegnato al Sonderkommando Kulmhof... partecipai alla scorta dei trasporti. Quando gli ebrei hanno chiesto dove fossero stati portati, ho risposto... stavano andando a lavorare. Gli ebrei generalmente ci credevano e si comportavano pacificamente... Gli veniva dato il sapone, a meno che non ne avessero il proprio. Gli fu detto che avrebbero preso gli asciugamani al bagno. Poi tutti loro, uomini e donne, furono ammassati in un recinto all'uscita del quale c'era un Sonderwagen (il furgone)... I corpi [morti] furono gettati in uno dei [Waldlager] crematori. I forni erano larghi circa 10 metri e lunghi circa 5-6 metri. Non sporgevano al di sopra del livello del suolo. Non avevano camini.»

Sebbene Bruno Israel fosse stato condannato per crimini di guerra e condannato a morte, il presidente polacco Bolesław Bierut gli concesse la clemenza nel settembre 1946, commutando la sua condanna in ergastolo. Bruno Israel è stato rilasciato con la condizionale per cinque anni nel novembre 1958 e non è mai stato obbligato a tornare in prigione.[2]

Le condanne a morte per legge sono state comminate ad altri due imputati, che sono stati giudicati colpevoli. Sia Walter Piller che Hermann Gielow hanno chiesto la grazia presidenziale, che non è stata loro concessa. Dopo alcuni anni trascorsi nel braccio della morte, Walter Piller fu giustiziato il 19 gennaio 1949. Herman Gielow fu giustiziato nella prigione di Poznań il 6 giugno 1951.[2] Lo stesso decreto del 31 agosto 1944 utilizzato nella loro condanna fu modificato nel dicembre 1946, rendendo le leggi non applicabili fin dall'inizio, in relazione ai crimini sovietici della seconda guerra mondiale in Polonia.[17]

I processi di Chełmno in Germania 1962-1965

Undici sospetti incriminati per i crimini di Chełmno furono chiamati in giudizio presso la Corte penale speciale di Bonn negli anni 1962-1965 con l'accusa di complicità nell'omicidio di 180.000 ebrei.[2] Si sono svolti in totale quattro processi. Gli osservatori successivi si riferirono ad almeno uno di loro come a una farsa giudiziaria.[6] Il genocidio non era nel codice penale della Germania nazista e la corte ha stabilito che non poteva essere applicato retroattivamente. Le deposizioni non sono state sufficienti per ottenere le condanne. C'erano poche prove fisiche rimanenti sulla scena del crimine e nessun corpo delle vittime da esaminare: le loro ceneri erano state trasportate a valle e gettate in mare.[4][19]

Le pene più severe (15 anni) sono state comminate a Gustav Laabs, SS Hauptscharführer, un operatore dei gaswagen, e Alois Häfele, SS Untersturmführer, un leader del campo Hauskommando. La pena di quest'ultimo è stata ridotta di due anni in appello perché, secondo quanto riferito, ha dato delle sigarette ad alcuni dei condannati a morte. La metà degli imputati è stata assolta da tutte le accuse e rilasciata.[2][5] L'Oberscharführer Gustaw Fiedler, del Polizeiwachtkommando, fu processato nel 1965 a Colonia e condannato a 13 mesi e mezzo di reclusione.

# Accusato[2] Data di nascita[20] Grado[20] Mansione Sentenza[2]
1 Gustaw Laabs 20 dicembre 1902 SS Hauptscharführer Conducente di Gaswagen 15 anni di carcere
2 Walter Burmeister 2 maggio 1906 SS Unterscharführer aiutante di Bothmann 13 anni di carcere
3 Alois Häfele 5 luglio 1893 SS Untersturmführer Capo del campo SS Hauskommando 15 anni di carcere
4 Kurt Möbius 3 maggio 1895 SS Scharführer Guardia del campo SS 8 anni di carcere
5 Karl Heinl 11 aprile 1912 SS Unterscharführer Guardia del campo SS 7 anni di carcere
6 Walter (Ernst) Burmeister[21] (ntbcw) Gaswagenfahrer Conducente di Gaswagen 3 anni e 6 mesi di carcere
7 Heinrich Bock 16 giugno 1912 SS Scharführer Guardia del campo SS assolto e rilasciato
8 Anton Mehring 25 marzo 1920 Unterscharführer Personale SS assolto e rilasciato
9 Aleksander Steinke 16 marzo 1912 Polizei-Oberwachmeister Personale SS assolto e rilasciato
10 Friedrich Maderholz 7 novembre 1919 Hauptscharführer Guardia del campo SS assolto e rilasciato
11 Wilhelm Heukelbach 28 febbraio 1911 SS Oberscharführer Personale SS assolto e rilasciato
12 Wilhelm Schulte 23 giugno 1912 Hauptscharführer Personale SS assolto e rilasciato
13 Gustaw Fiedler (1965 trial) Oberscharführer Polizeiwachtkommando 13 mesi e 2 settimane di carcere

Il primo comandante del campo, SS Sturmbannführer Herbert Lange, fu ucciso in azione il 20 aprile 1945 vicino a Berlino. Il secondo capo di Chełmno, Hauptsturmführer Hans Bothmann, che apportò miglioramenti sostanziali al metodo da usare nelle esecuzioni nelle fasi finali delle operazioni nel campo, si suicidò sotto la custodia britannica nell'aprile 1946.[13][22]

Il processo in Polonia 2001

L'ultima persona accusata in relazione ai crimini di Chełmno è stato un polacco, Henryk Mania. Era uno degli otto prigionieri polacchi che lavoravano nel campo come Sonderkommando: era stato originariamente imprigionato dopo essere stato accusato di aver tentato di avvelenare un tedesco.[23] Questi otto prigionieri avevano precedentemente lavorato in un Sonderkommando nella prigione di Fort VII dove avrebbero smaltito i prigionieri morti. Gli uomini furono quindi trasferiti a Chełmno dopo essere stati selezionati da Herbert Lange[24] Cinquantasei anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu condannato come complice di omicidio.[25][26]

La sua indagine, iniziata nel 1956, è stata rinnovata nel 1991 dall'Istituto della memoria nazionale. È stato processato in un caso giudiziario del 2001 a Poznań, con il crollo di diversi regimi comunisti è stato possibile acquisire nuovi documenti. Mania è stato riconosciuto colpevole di aver aiutato a caricare i prigionieri nei gaswagen e a raccogliere i loro orologi e gioielli, che ha anche rubato per se stesso. È stato condannato a 8 anni di reclusione, in considerazione della sua età avanzata.[27]

Note

  1. ^ Montague, pp. 206-209.
  2. ^ a b c d e f g UMD, SS-Sonderkommando Kulmhof, su gminadabie.pl, Urząd Miejski w Dąbiu (homepage), 2013. URL consultato il 16 maggio 2013. Ospitato su Oddział Specjalny Kulmhof.
  3. ^ Montague, pp. 151-152.
  4. ^ a b JTA, Jewish Survivors of Chelmno Camp Testify at Trial of Guards, su jta.org, Jewish Telegraphic Agency, 22 gennaio 1963. URL consultato il 17 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2014). Ospitato su JTA Archive.
  5. ^ a b Wojciech Meixner, Ośrodek Zagłady w Chełmnie nad Nerem (Kulmhof), su poznan.jewish.org.pl, Poznanska Filia Zwiazku Gmin Wyznaniowych Zydowskich w RP, 2008. URL consultato il 15 maggio 2013. Ospitato su Holokaust.
  6. ^ a b Fluchschrift, 01.11.1941. Errichtung des ersten Vernichtungslagers in Chelmno, su fluchschrift.net, Fluchschrift - Deutsche Verbrechen, 2013. URL consultato il 17 maggio 2013. Ospitato su Heiner Lichtenstein, Daten aus der Zeitgeschichte, in: Tribüne Nr. 179/2006.
  7. ^ a b c Patrick Montague, Epilogue (Judge Władysław Bednarz), Univ of North Carolina Press, 15 marzo 2012, p. 177, ISBN 978-0807869413. URL consultato il 14 maggio 2013. Ospitato su Chelmno and the Holocaust: The History of Hitler's First Death Camp.
  8. ^ Montague, pp. 184-193.
  9. ^ USHMM, Chelmno, Copyright © United States Holocaust Memorial Museum, Washington, DC, 11 maggio 2012. URL consultato il 18 maggio 2013. Ospitato su Holocaust Encyclopedia.
  10. ^ Majdanek (PDF), su www1.yadvashem.org, Yad Vashem, 2007. URL consultato il 14 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2007). Ospitato su Majdanek concentration camp.
  11. ^ (DE) Rena Jacob, "Walter Piller". Ein SS-Mörder über die Ermordung Tausender Juden, su sunday-news.wider-des-vergessens.de, Sunday news. Das Online Magazin, 28 dicembre 2012. URL consultato il 17 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2014). Ospitato su Das ehemalige Vernichtungslager Chełmno.
  12. ^ Montague, p. 184.
  13. ^ a b c Ada Holtzman, Review: Death Camp: "Chelmno upon Ner", Summary, su zchor.org, We Remember. URL consultato il 14 maggio 2013. Ospitato su Janusz Gulczyński: "Obóz śmierci w Chełmnie nad Nerem" (1991).
  14. ^ Montague, p. 175.
  15. ^ a b Chris Webb, H.E.A.R.T., Michal Podchlebnik, Chelmno Survivor Testimony, su holocaustresearchproject.org, Holocaust Education & Archive Research Team, 2008. URL consultato il 14 maggio 2013. Ospitato su Chelmno Survivor Testimony.
  16. ^ a b Chris Webb, H.E.A.R.T., Szymon Srebrnik, Chelmno Survivor Testimony, su holocaustresearchproject.org, Holocaust Education & Archive Research Team, 2008. URL consultato il 14 maggio 2013. Ospitato su Chelmno Survivor Testimony.
  17. ^ a b ISAP, Dekret Polskiego Komitetu Wyzwolenia Narodowego z dnia 31 sierpnia 1944 (PDF), su static1.money.pl, Internetowy System Aktów Prawnych, 2013. URL consultato il 19 maggio 2013. Ospitato su Dziennik Ustaw Nr 69. Poz. 377. Zalacznik..
  18. ^ Victor Smart, H.E.A.R.T., Bruno Israel, Chelmno Wachtmeister - Testimony, su holocaustresearchproject.org, Holocaust Education & Archive Research Team, 2009. URL consultato il 14 maggio 2013. Ospitato su Trials. Protocol of the Interrogation.
  19. ^ PGI, Paragraph §220a (genocide) of Germany's Strafgesetzbuch, su preventgenocide.org, Prevent Genocide International, 2013. URL consultato il 20 maggio 2013. Ospitato su Genocide and international crimes in domestic courts. Chapter: Germany.
  20. ^ a b Chelmno Personnel, su forum.axishistory.com, Axis History Forum. URL consultato il 16 maggio 2013. Ospitato su The Phil Nix SS & Polizei section.
  21. ^ Ernst Klee, W. Dressen e V. Riess, The Good Old Days, The Free Press, NY, 1988, pp. 219-220.
  22. ^ Catherine Epstein, Two Souls in my Breast, Oxford University Press, 22 marzo 2012, p. 338, ISBN 978-0199646531. URL consultato il 20 maggio 2013. Ospitato su Model Nazi: Arthur Greiser and the Occupation of Western Poland.
  23. ^ Die Welt, su welt.de.
  24. ^ Izabela Matysiak-Aleksandrowicz e Krzysztof Kolasa, Międzynarodowa Konferencja Naukowa "Fenomen Getta Łódzkiego 1940–1944" (Łódź 11–12 października 2004 r.) (DOC), su seminare.pl, Archiwum Państwowe w Łodzi (Łódź State Archives), 2004. URL consultato il 23 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2006). Ospitato su Łódź University, International Łódź Ghetto Conference 2004.
  25. ^ Montague, p. 193.
  26. ^ Trial International, su trialinternational.org. URL consultato il 28 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2018).
  27. ^ (PL) Marta Szczesiak-Ślusarek, Zagłada kolskich Żydów (PDF), Urząd Miejski w Kole, 2012, p. 65, ISBN 978-83-62485-66-6. URL consultato il 17 maggio 2013. Ospitato su Z dziejów Żydów kolskich – w 70. rocznicę Zagłady. Sesja popularnonaukowa. Koło 2012.

Bibliografia