Nel suo partito era considerato accomodante verso tutte le correnti politiche, e ottenne così, benché ben poco conosciuto, la nomina a candidato presidente, al 49º scrutinio della Convention nazionale democratica.
Come presidente gestì una serie di riforme nei dipartimenti esecutivi del governo federale le quali migliorarono l'efficienza degli impiegati. Tentò anche di imporre requisiti imparziali per la funzione pubblica, ma cercando di soddisfare al contempo anche le diverse fazioni del proprio partito grazie alla pratica del clientelismo, tentativo che sostanzialmente non riuscì per cui perse molti dei suoi sostenitori.
Pose il veto ai finanziamenti di lavori pubblici nelle infrastrutture e richiese dazi doganali più bassi. In sintonia con il movimento espansionista "Young America" (Giovane America) sostenne l'acquisto di terreni da parte del finanziere James Gadsden dal Messico (il cosiddetto acquisto Gadsden) e guidò un fallito tentativo di acquisire la Capitaneria generale di Cuba dall'impero spagnolo. La presidenza Pierce fu severamente criticata quando divenne pubblico il Manifesto di Ostenda, un documento scritto da alcuni dei suoi diplomatici più in vista, che richiedeva l'annessione dell'isola di Cuba anche con la forza, se necessario.
La sua popolarità negli Stati del Nord non schiavisti declinò bruscamente quando sostenne la legge Kansas-Nebraska Act del 1854 che annullò di fatto il "compromesso del Missouri" di quattro anni prima, fortemente sostenuto dalla presidenza di Millard Fillmore. L'approvazione della legge contribuì all'estensione del conflitto per l'espansione dell'istituto schiavista anche negli Stati Uniti d'America occidentali; il feroce dibattito sulla legge portò alla crisi definitiva del Partito Whig e gli stessi Democratici ne furono gravemente indeboliti. Con la scomparsa dei Whig, emersero due nuovi importanti partiti: i nativisti del Know Nothing e il Partito Repubblicano anti-schiavista.
Pierce cercò di farsi ricandidare dal Partito Democratico a un secondo mandato alla Convention nazionale in vista delle elezioni presidenziali del 1856 ma fu largamente sconfitto da James Buchanan, che in quegli anni era stato ambasciatore nel Regno Unito e quindi era rimasto fuori dalle polemiche della politica interna. Buchanan vinse le elezioni sconfiggendo i candidati sia del Partito Know Nothing sia dei neonati Repubblicani.
Pierce viene generalmente considerato dagli storici della presidenza un capo dell'esecutivo inetto, la cui incapacità a fermare il conflitto tra Nord e Sud della nazione contribuì ad accelerare il processo verso la guerra di secessione[1]. Dopo la sua morte finì sostanzialmente dimenticato, catalogato nella serie di presidenti i cui disastrosi mandati condussero direttamente alla guerra civile[2]. Storici e politologi lo classificano in genere come uno dei peggiori presidenti di tutti i tempi; alla stessa maniera viene valutato anche nella classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America.
(Mario Francisi, Storia dei presidenti americani Tascabili Newton 1996, pag. 32.)
All'avvicinarsi delle elezioni i Democratici erano molto divisi dalla questione della schiavitù, sebbene la maggior parte di quelli che avevano lasciato il partito in occasione delle elezioni presidenziali del 1848 con l'ex presidente Martin Van Buren fossero rientrati. Molti prevedevano che la Convention nazionale sarebbe entrata in stallo, senza un candidato importante in grado di ottenere la maggioranza necessaria dei due terzi[3].
Pierce permise ai suoi sostenitori di fare campagna in suo nome, consapevole che avrebbe potuto entrare in considerazione solo quando fosse risultato chiaro che nessuno dei favoriti poteva vincere. Per ampliare la sua base potenziale di supporto nel Sud, all'approssimarsi della Convention scrisse lettere in cui ribadiva il suo pieno appoggio al "compromesso del 1850", inclusa l'assai controversa legge sugli schiavi fuggitivi (la Fugitive Slave Law)[5].
La Convention si tenne il 1º giugno a Baltimora e lo stallo avvenne come previsto. Il primo scrutinio fu il 3 giugno; dei 288 delegati, Cass ne ottenne 116, Buchanan 93 e il resto disperso, senza un solo voto per Pierce. Le successive 34 votazioni passarono senza che nessuno si avvicinasse seppur da lontano alla vittoria e ancora senza alcun voto per Pierce. La squadra di Buchanan decise quindi di far votare i propri delegati per candidati minori, tra cui Pierce, per dimostrare che nessuno, a parte il loro candidato, avrebbe mai potuto vincere[6]. Questa tattica si rivelò però fallimentare, poiché nel corso delle ulteriori votazioni i delegati della Virginia, del New Hampshire e del Maine iniziarono a schierarsi per Pierce, mentre i seguaci di Buchanan si portarono su Marcy, ma in breve tempo Pierce si trovò al terzo posto[7]. Dopo il 48º scrutinio, il deputato della Carolina del NordJames Cochran Dobbin espresse un inaspettato e appassionato sostegno a Pierce, attirando così numerosi altri voti sul candidato uscito quasi dal nulla. Al 49º scrutinio Pierce ottenne quasi la totalità dei voti, e divenne così il candidato presidente per i Democratici[8]. Gli fu affiancato come candidato vicepresidente il senatore dell'AlabamaWilliam R. King, un sostenitore di Buchanan; fu adottato un programma elettorale che respingeva ulteriori "agitazioni" sulla questione della schiavitù e sosteneva pienamente il "compromesso del 1850"[9]. Il Partito Whig non ricandidò il presidente in carica Millard Fillmore e scelse al suo posto il generale Winfield Scott, sotto cui Pierce aveva prestato servizio durante la guerra messico-statunitense, ma non riuscirono a superare le divisioni interne come invece avevano fatto i Democratici[10].
Le due Convention adottarono programmi elettorali quasi indistinguibili, in particolare sul sostegno al "compromesso". Questo fece emergere la candidatura di un altro partito, il Free Soil Party, nel senatore John Parker Hale del New Hampshire, che andava a fare concorrenza nell'elettorato dei Whig.
Questa si rivelò, secondo il biografo Peter A. Wallner, "una delle competizioni meno eccitanti dell'intera storia della presidenza"[12].
Pierce rimase in un ostinato silenzio per non turbare la delicata unità del suo Partito e lasciò pertanto i suoi alleati condurre la propaganda al suo posto; all'epoca era uso che i candidati non facessero campagna elettorale in prima persona, per non sembrare alla ricerca di un successo personale[13]. Gli oppositori lo accusarono di essere un vigliacco anti-cattolico e un alcolizzato: "l'eroe di molte combattute bottiglie")[14].
Scott fu notevolmente svantaggiato dalla mancanza di entusiasmo nei confronti suoi e del programma generale dimostrata dai Whig del Nord contrari alla schiavitù; l'editore del New York TribuneHorace Greeley riassunse l'atteggiamento di molti quando dichiarò a proposito del programma dei Whig: "lo sfidiamo, lo condanniamo, ci sputiamo sopra!"[15].
Alle elezioni, Scott vinse solo in Kentucky, Tennessee, Massachusetts e Vermont, finendo con 42 grandi elettori a fronte dei 254 andati a Pierce; con 3,2 milioni di voti espressi Pierce ottenne la maggioranza del voto popolare con il 50,9% contro il 44,1% di Scott. Hale, il candidato del terzo partito del Free Soil, raccolse il 4,9%[16]. Nelle contemporanee elezioni per il Congresso i Democratici ampliarono le loro maggioranze in entrambe le Camere[17].
Tragedia familiare e transizione
Pierce subì un grave lutto poco prima del suo insediamento: il 6 gennaio 1853, con la moglie e il loro unico figlio, viaggiava su un treno partito da Boston quando, nei pressi di Andover, nel Massachusetts, il loro convoglio deragliò precipitando lungo un rilevato. Pierce e la moglie Jane sopravvissero fortunosamente, ma ritrovarono nel relitto il corpo oramai esanime del figlio, l'undicenne Benjamin, schiacciato a morte e con il corpo quasi decapitato[18]. Pierce non fu in grado di nascondere la vista di quell'orrore alla moglie; entrambi soffrirono in seguito di depressione, che probabilmente influì negativamente sul rendimento dello stesso Pierce come presidente[19]. Jane si chiese se l'incidente ferroviario fosse una punizione divina per la ricerca del potere da parte del marito e l'aver accettato un così alto incarico; scrisse anche una lunga lettera postuma di scuse a "Benny" per i suoi mancamenti come madre[20]. Jane evitò ogni ruolo sociale per gran parte dei primi due anni come first lady, facendo il suo debutto in quel ruolo, suscitando grande simpatia ma anche commiserazione da parte degli astanti, solo al ricevimento pubblico tenuto alla Casa Bianca il giorno di Capodanno del 1855[21].
Jane rimase nell'abitazione di famiglia nel New Hampshire quando Pierce presenziò alla cerimonia inaugurale del suo insediamento. Pierce, l'uomo più giovane fino ad allora ad essere eletto presidente, scelse di prestare giuramento su un testo legale piuttosto che su una Bibbia, come avevano fatto tutti i suoi predecessori fino a quel momento ad eccezione di John Quincy Adams.
Fu il primo presidente a pronunciare il suo discorso inaugurale a memoria[22]; salutò l'era di pace e prosperità che pensava in arrivo, e sollecitò una vigorosa affermazione degli interessi degli Stati Uniti nelle relazioni estere, comprendendo l'acquisizione "eminentemente importante" di nuovi possedimenti[23]. "La politica della mia presidenza", disse, "non sarà scoraggiata nell'espansione da timidi presagi di malaugurio"; evitando accuratamente la parola "schiavitù" rimarcò il suo desiderio di mettere da parte i "principali argomenti della disputa Nord-Sud" e mantenere un'unione pacifica. Fece pure un'allusione velata alla sua tragedia personale rivolgendosi alla folla che assisteva: "mi hai convocato nella mia debolezza, ora devi sostenermi con la tua forza"[24].
esplosione della rivolta fomentata dai Know Nothing contro gli immigrati a Saint Louis (Missouri), che causò 10 morti in due giorni di intensi scontri[25].
Pierce trascorse le prime settimane della sua presidenza a selezionare candidati per centinaia di posizioni federali di livello inferiore; questo si rivelò un compito disagevole poiché, cercando di rappresentare tutte le correnti, non riusciva a soddisfarne completamente nessuna. Varie fazioni videro i loro favoriti rimanere senza incarichi, il che condusse il Partito al limite della scissione[28]. Quasi subito i giornali del Nord iniziarono ad accusare Pierce di aver riempito il suo governo di secessionisti favorevoli alla schiavitù, mentre i giornali del Sud lo accusarono di propendere verso l'abolizionismo[29]. La lotta di fazione tra Democratici favorevoli e contrari a Pierce crebbe rapidamente, specialmente nello Stato di New York. I conservatori erano profondamente scettici sulla nuova amministrazione, che era associata a Marcy e alla sua corrente moderata[30].
Il presidente cercò di governare in modo più efficiente e responsabile rispetto ai propri predecessori[31]; i suoi ministri attuarono un primo sistema di concorsi di Stato per accedere alla funzione pubblica federale; esso fu un precursore della legge Pendleton sulla funzione pubblica approvata solo tre decenni dopo, nel corso della presidenza di Chester Arthur[32]. Il dipartimento degli Interni fu riformato dal segretario McClelland, che organizzò il suo funzionamento interno, ampliò l'uso di documenti cartacei e perseguì penalmente il falso in atti d'ufficio[33]. Un'altra riforma fu l'estensione del ruolo del procuratore generale nella nomina di giudici e avvocati federali, un passo importante nello sviluppo del dipartimento di Giustizia[31].
Il vicepresidenteWilliam R. King, uno dei principali sostenitori della candidatura Pierce, si ammalò gravemente di tubercolosi e subito dopo le elezioni presidenziali del 1852 fu costretto a recarsi nella Capitaneria generale di Cuba per un periodo di riposo nell'intento di riprendere le forze. Le sue condizioni però peggiorarono e il Congresso dovette quindi approvare in gran fretta una legge ad hoc che gli consentì di prestare giuramento davanti al console americano a L'Avana il 24 marzo. Volendo morire a casa propria, tornò nella sua piantagione in Alabama il 17 aprile, appena in tempo per poter spirare nel proprio letto il giorno seguente.
La carica rimase pertanto vacante per il resto del mandato, in quanto la Costituzione non prevedeva la sua sostituzione (nel 1967 fu ratificato il XXV emendamento che si occupa anche di questa evenienza). In una tale situazione il presidente pro tempore del Senato, inizialmente David Rice Atchison del Missouri, rimase la carica immediatamente seguente nella linea di successione del presidente[34].
Nomine giuridiche
Quando il presidente entrò in carica vi era un posto vacante alla Corte suprema, a causa della morte di John McKinley nel 1852. Il precedente presidente Millard Fillmore aveva tentato diverse nomine al posto disponibile prima della fine del suo mandato, ma ai suoi candidati venne negata la conferma da parte del Senato. Pierce scelse rapidamente John Archibald Campbell, un difensore dei diritti di autonomia dei singoli Stati; fu l'unica nomina alla Corte eseguita da Pierce[35].
Pierce utilizzò frequentemente il diritto di veto contro le proposte di lavori pubblici in infrastrutture finanziati a livello federale. Il primo progetto di legge su cui pose il veto avrebbe stanziato fondi per la creazione di nuovi ospedali psichiatrici, una causa sostenuta dalla riformatrice sociale Dorothea Dix. Nel porre il veto Pierce dichiarò: "non riesco a trovare alcuna autorità nella Costituzione per fare del governo federale il grande promotore della carità pubblica in tutti gli Stati Uniti"[44]. Chiese un abbassamento dell'aliquota dei dazi prevista dalla legge Walker approvata nel corso della presidenza di James Knox Polk, che aveva già abbassato i dazi ad un livello storicamente basso[45].
Il presidente incaricò il segretario al tesoroJames Guthrie di riformare il dipartimento del Tesoro, che era stato fino ad allora gestito in modo inefficiente e vedeva molti conti non saldati. Guthrie migliorò il controllo sugli impiegati e sugli esattori dei dazi, molti dei quali trattenevano una parte dei soldi[46]. Nonostante l'esistenza di norme che richiedevano il deposito di fondi presso il dipartimento del Tesoro, durante le presidenze Whig i grandi depositi continuarono a rimanere nelle banche private. Guthrie reclamò questi fondi e cercò di far condannare i funzionari corrotti, ottenendo però solo dei successi relativi[32].
Una delle poche infrastrutture che avevano il favore di Pierce era la ferrovia transcontinentale. Diede mandato al segretario alla GuerraJefferson Davis di condurre indagini, attraverso il Corpo degli ingegneri topografici, su possibili rotte ferroviarie transcontinentali. Il Partito Democratico era da tempo contrario ad espropri da parte del governo federale per i lavori pubblici, ma Davis riteneva che un simile progetto potesse giustificarsi, secondo la Costituzione, come un obiettivo di sicurezza nazionale[47]. Davis dispiegò inoltre l'United States Army Corps of Engineers per dirigere i progetti di costruzione nel distretto di Columbia, tra cui l'espansione del Campidoglio e la costruzione del monumento a Washington[48].
L'amministrazione Pierce fu sempre in linea con il movimento espansionista "Young America", il cui esponente di punta William Marcy andò a ricoprire l'incarico di segretario di Stato. Questi cercò di presentare al mondo un'immagine tipicamente americana e repubblicana; emise una circolare in cui raccomandava a tutti i diplomatici di indossare sempre "l'abito semplice di un cittadino americano" invece delle elaborate uniformi ancora molto in voga nelle maggiori corti reali europee, e che invitava ad assumere solo cittadini statunitensi per i posti di lavoro nei consolati[49].
Acquisto Gadsden
L'acquisto Gadsden (mostrato in giallo con i confini statali e le città attuali)[50] Il confine nord-orientale era quello conteso tra Stati Uniti e Messico; la linea tratteggiata è la proposta di "compromesso Bartlett-Conde" non confermata e che l'acquisto di Gadsden anticipò.
L'allargamento territoriale degli Stati Uniti, l'acquisto di Gadsden è in rosso-arancio
Marcy ricevette lodi internazionali per la sua lettera di 73 pagine che difendeva il rifugiato Martin Koszta, che aveva partecipato alla rivoluzione ungherese del 1848, il quale era stato catturato all'estero a metà del 1853 dal governo austro-ungarico nonostante la sua intenzione di diventare un cittadino degli Stati Uniti[51].
Il segretario alla Guerra Davis, accanito sostenitore di una ferrovia transcontinentale che passasse nel Sud, riuscì a persuadere il presidente ad inviare il magnate delle ferrovie James Gadsden in Messico con il compito di acquistare terreni liberi, da utilizzare per sviluppare una nuova rete ferroviaria. L'imprenditore fu anche incaricato di rinegoziare le disposizioni del trattato di Guadalupe Hidalgo che chiedeva agli Stati Uniti d'impedire le incursioni dei nativi americani del territorio del Nuovo Messico in Messico[52]. Pierce autorizzò Gadsden a concordare un trattato che avrebbe offerto 50 milioni di dollari in cambio di vaste porzioni del Messico settentrionale, compresa l'intera Bassa California. Nel dicembre del 1853 l'uomo d'affari riuscì alla fine a concludere un accordo di portata meno ampia, direttamente col presidente messicano Antonio López de Santa Anna, ottenendo l'acquisto di una parte dello Stato di Sonora[53]. Le negoziazioni rischiarono ad un certo punto di interrompersi a causa della spedizione non autorizzata guidata dal mercenarioWilliam Walker; dovette quindi essere conclusa con una clausola che impose agli Stati Uniti di reprimere la ripetizione di simili tentativi pirateschi[54]. Pierce non era soddisfatto da questo trattato, e Gadsden avrebbe poi dichiarato che, se non fosse stato per la spedizione di Walker, il Messico avrebbe ceduto anche la Bassa California.[55]
Al Congresso, il trattato fu mal accolto dai parlamentari del Nord, che lo vedevano inserirsi in una strategia a favore degli Stati schiavisti. Il Congresso ridusse in seguito l'acquisto Gadsden alla zona che comprende, nella geografia del ventunesimo secolo, l'Arizona meridionale e la parte più a Sud del Nuovo Messico; ottenne inoltre la riduzione del prezzo da 15 a 10 milioni. Fu anche inserita una clausola di protezione specifica per un singolo privato cittadino, Albert G. Sloo, i cui interessi commerciali risultarono minacciati dall'acquisto[56]. Il presidente si oppose all'utilizzo del governo federale per sostenere l'industria privata e non approvò neppure la versione finale del trattato stipulato, che fu però ratificato[57]. Quest'acquisizione portò gli Stati Uniti d'America continentali assai prossimi ai suoi confini attuali[58].
Relazioni con l'impero britannico: Canada e America Centrale
Le relazioni diplomatiche bilaterali con l'impero britannico rimasero tese a causa di dispute accanite sui diritti di pesca da parte degli americani nei Grandi Laghi e nei maggiori corsi fluviali ai confini con la Provincia del Canada oltre che sulle ambizioni espansioniste ed economico-commerciali di entrambe le parti in America Centrale[59].
Il segretario di Stato Mercy concluse un accordo commerciale di mutua assistenza con l'ambasciatore del Regno UnitoJohn Crampton, che avrebbe ridotto la necessità di pattuglie navali britanniche nelle acque canadesi. Il trattato fu ratificato nell'agosto del 1854; Pierce lo vide come un primo passo in direzione dell'annessione dei territori canadesi[60]. Mentre l'amministrazione stava negoziando la definizione dei confini con il Canada, gli interessi statunitensi venivano minacciati anche in Centroamerica ove il trattato Clayton-Bulwer del 1850 non aveva impedito agli inglesi d'espandere la propria influenza. Il presidente pertanto convinse l'ex segretario di Stato James Buchanan a diventare ambasciatore nel Regno Unito; questi cercò di persuadere il governo di Sua Maestà a rinunziare ai suoi territori in Centroamerica[61].
Con l'inizio della guerra di Crimea, i britannici cercarono di attenuare le tensioni con gli Stati Uniti, preparandosi a cedere alle richieste statunitensi sul Centroamerica. Un incidente avvenuto nel porto di Greytown, protettorato britannico in Nicaragua, mise però a male le relazioni tra i due paesi: un dipendente di una società statunitense fu ucciso e Pierce rispose inviando la nave da guerra USS Cyane a Greytown, ed essa bombardò e distrusse il porto. Tuttavia, i mercanti britannici erano ostili ad una guerra con gli Stati Uniti. Il successore di Buchanan come ambasciatore in Gran Bretagna, George M. Dallas, stipulò un trattato in cui i britannici accettavano di ritirarsi da Greytown e da gran parte del Centroamerica, in cambio del riconoscimento statunitense dell'influenza britannica nel Belize, ma il Senato non ratificò l'accordo.[62]
Relazioni con l'impero spagnolo: Cuba e manifesto di Ostenda
Il presidente nominò come ambasciatore in Spagna l'avvocato Pierre Soulé, un esponente del movimento espansionista "Young America"; questi divenne rapidamente sgradito al governo spagnolo. A seguito dell'affare Black Warrior del 1854 in cui gli spagnoli sequestrarono una nave mercantile statunitense all'Avana, l'amministrazione contemplò l'ipotesi di un'invasione dell'isola cubana oppure, in alternativa, l'aiuto ad una spedizione di filibusta con lo stesso intento; infine decise di cercare di acquistarla[64]. I diplomatici Soulé, Buchanan e John Young Mason elaborarono una proposta di acquisto da 120 milioni di dollari, paventando altresì un atto di forza militare se l'offerta fosse stata rifiutata[65]. Il documento, destinato esclusivamente all'uso interno della presidenza, non presentava nessuna novità riguardo all'atteggiamento degli Stati Uniti verso Cuba e degli spagnoli e non era destinato a essere reso pubblico[66]. In seguito a una fuga di notizie, dettagli sul documento, chiamato "Manifesto di Ostenda" dalla città belga dove i tre diplomatici si erano incontrati, provocarono l'ira dei Nordisti che lo considerarono un tentativo sfacciato di incorporare un possedimento che praticava la schiavitù con l'intento di sostenere gli interessi del Sud[65]. Questo contribuì a screditare la politica espansionista sostenuta dalla teoria del "destino manifesto" e che il Partito Democratico aveva già spesso adottato, soprattutto durante la presidenza di James Knox Polk[65].
Tutto il lavorio intrapreso dietro le quinte si risolse senza alcun esito apprezzabile; le relazioni con la Spagna si mantennero precarie ancora per quasi mezzo secolo fino ad esplodere con la guerra ispano-americana del 1898 nel corso della presidenza di William McKinley.
Sotto l'amministrazione di Pierce il commodoroMatthew Perry visitò ripetutamente il Giappone in apposite spedizioni (un'impresa originariamente già pianificata nel corso della precedente presidenza di Millard Fillmore) nel tentativo di estendere il commercio americano in Estremo Oriente[68]. Perry era pronto a usare la forza delle armi, ma il presidente e Dobbin lo spinsero a seguire una via perlopiù pacifica rimanendo in un ambito strettamente diplomatico. Perry firmò un modesto trattato commerciale con lo shogunato Tokugawa, ratificato poco dopo[69].
Il varo della USS Merrimack, una delle sei fregate a vapore appena commissionate, costituì uno dei risultati più significativi della presidenza Pierce[70].
Nel suo discorso inaugurale Pierce espresse la speranza che il "compromesso del 1850" avrebbe una volta per tutte messo fine all'annosa questione della schiavitù nei territori la quale, trascinandosi oramai da decenni, non aveva fatto altro che radicalizzare le contrapposte posizioni. Il "compromesso" permise lo schiavismo nel territorio dello Utah e nel territorio del Nuovo Messico, che era stato acquisito a seguito della vittoria ottenuta nella guerra messico-statunitense. Il "compromesso del Missouri" del 1820 vietava altresì la pratica schiavista in tutti i territori posti a Nord del 36° 30' parallelo, rimanendo in vigore invece per altre regioni, incluso il vasto territorio non organizzato costituito da gran parte della terra incorporata grazie all'acquisto della Louisiana nel 1803-1804 dal primo Impero francese di Napoleone Bonaparte[71]. Questo vasto territorio venne spesso denominato "Nebraska", comprendendo una fetta di terreo molto più ampia dell'attuale Stato del Nebraska entrato nell'Unione solamente nel 1867. Mentre i coloni affluirono nell'area e operatori economici e politici chiedevano una veloce costruzione di una ferrovia transcontinentale che attraversasse la regione[72], cresceva la pressione per l'organizzazione delle parti orientali del territorio non ancora costituito; ma il problema della schiavitù complicò ogni tentativo di organizzazione territoriale, almeno nell'immediato. Organizzare il territorio si rivelava necessario per condurre a buon fine gli insediamenti in quanto i terreni non sarebbero stati sotto controllo federale e non sarebbe stato possibile metterli in vendita fino a quando non fosse stato creato un governo dei territori[73].
Gli Stati schiavisti non si erano mai accontentati dei limiti occidentali loro concessi e ritenevano anzi che la schiavitù avrebbe dovuto essere in grado di espandersi, mentre molti al Nord erano risolutamente opposti ad un tale proposito[73]. Il senatore del Partito DemocraticoStephen A. Douglas e i suoi alleati pianificarono quindi l'organizzazione del territorio e permisero ai coloni locali di decidere autonomamente se consentire o meno la schiavitù (il cosiddetto principio di sovranità popolare); in caso di risposta positiva ciò avrebbe di fatto abrogato il "compromesso del 1820" poiché la gran parte di questo terreno si trovava al di sopra del 36° 30' parallelo Nord[73]. La proposta di Douglas creava due nuovi territori, il territorio del Kansas ad Ovest del Missouri ed il territorio del Nebraska a Nord del primo. Ci si aspettava che la nuova popolazione del Nebraska non avrebbe permesso la schiavitù, mentre quella del Kansas sì, mantenendo così in equilibrio il numero di Stati schiavisti e non all'interno dell'Unione[73].
Pierce era scettico sulla proposta Douglas, sapendo che avrebbe incontrato una forte opposizione da parte del Nord, ma Douglas e Jefferson Davis riuscirono a convincerlo a sostenere la proposta; al Congresso il disegno di legge venne tenacemente avversato dai Nordisti come il senatore dell'OhioSalmon Portland Chase e quello del MassachusettsCharles Sumner, che esprimevano l'opinione pubblica degli Stati Uniti d'America nord-orientali[73].
Il Nord si era dimostrato sospettoso già nei confronti dell'acquisto Gadsden, delle mosse volte ad un'annessione della Capitaneria generale di Cuba per farne uno Stato schiavista e soprattutto dell'influenza dei componenti del governo favorevoli alla schiavitù come Davis[74]. Interpretarono il disegno di legge sul Nebraska come parte di una strategia aggressiva da parte del Sud. Il risultato fu una tempesta politica che causò gravi danni alla presidenza Pierce. L'amministrazione utilizzò alternativamente le minacce e le promesse per mantenere la maggioranza dei Democratici a favore della proposta. I massimi esponenti del Partito Whig nel frattempo si divisero irreversibilmente in correnti lungo le linee di confine Nord-Sud[73] portando allo sfaldamento del partito. La legge Kansas-Nebraska Act fu approvata nel maggio del 1854 e avrebbe segnato questo periodo della presidenza per le conseguenti polemiche[73].
Le turbolenze politiche che seguirono l'approvazione della legge videro l'ascesa effimera del Partito Nativista, conosciuto come Know Nothing, che propagandò la xenofobia e la spiccata avversione nei confronti della Chiesa cattolica, e la fondazione del nuovo Partito Repubblicano[73].
Durante il dibattito sulla legge, i coloni di entrambi i lati dello schieramento incominciarono a riversarsi nei territori, in modo da poter influenzare l'esito della questione schiavista tramite il preannunciato referendum popolare[75]. L'approvazione finale della legge provocò lo scoppio di una serie di atti di violenza tra i gruppi opposti, tanto che il territorio divenne noto come "Bleeding Kansas" (Kansas sanguinante). Migliaia di cosiddetti "ruffiani di confine", tra i quali spiccarono William T. Anderson, William Clarke Quantrill e George M. Todd, si stabilirono in Kansas provenienti per lo più dal Missouri per poter votare alle elezioni territoriali pur non essendo ancora residenti a tutti gli effetti[76]; l'esito delle prime elezioni locali videro gli schiavisti vittoriosi, anche grazie a tale stratagemma.
Il presidente Pierce sostenne la validità del risultato nonostante le flagranti irregolarità riscontrate. Quando i sostenitori di uno Stato senza schiavitù istituirono un governo alternativo e redassero la "Costituzione di Topeka", Pierce definì la loro operazione politica un atto di ribellione[77]. Il presidente continuò quindi a riconoscere il governo schiavista, dominato dai Democratici; la situazione di stallo e blocchi contrapposti continuò anche dopo che un comitato investigativo del Congresso stabilì che le elezioni fossero da invalidare. Il presidente giunse al punto di inviare le truppe federali per interrompere con la forza una riunione del "libero governo di Topeka"[78].
L'approvazione della legge Kansas-Nebraska Act coincise con l'arresto dello schiavo fuggitivo Anthony Burns, avvenuto a Boston; i Nordisti si radunarono per supportarlo, ma il presidente era deciso a far applicare integralmente la legge sugli schiavi fuggitivi (Fugitive Slave Law)[79]. Nonostante le proteste spontanee di massa, Pierce inviò le truppe federali per far rispettare la legge e imporre quindi il ritorno di Burns al suo proprietario della Virginia[80].
Quando entrò in carica, Pierce era preoccupato per la frattura creatasi all'interno dei Democratici tra schiavisti e abolizionisti; il "compromesso del 1850" propugnato dalla precedente presidenza di Millard Fillmore aveva prodotto una netta separazione all'interno dei due principali partiti, lungo la linea geografica Nord-Sud[81]. In alcuni Stati del Nord alcuni Democratici contrari al "compromesso" avevano aderito al Free Soil Party per prendere il controllo dei governi statali; nel Sud si verificò la stessa divisione. Nel tentativo di mantenere l'unità del partito, il presidente nominò a cariche pubbliche sia sostenitori che oppositori, sia Nordisti che Sudisti; ma questa politica ambigua esasperò entrambe le fazioni, in particolare nel Sud[82]. Gli alleati dell'ex presidente Millard Fillmore tentarono di creare un "Partito dell'Unione" composto da Democratici e Whig favorevoli al "compromesso"; molti Democratici cominciarono seriamente a temere che il loro Partito avrebbe presto finito col subire la stessa sorte occorsa a quello Whig, ormai dissolto in seguito alle divisioni sulla schiavitù[83].
Fu proprio la legge Kansas-Nebraska Act a fungere da catalizzatore per una riorganizzazione dei partiti. Il presidente ordinò che tutti i Democratici rimasti a lui fedeli votassero a favore della legge, sperando che i dibattiti sullo sviluppo nel West avrebbe rafforzato le divisioni tra i partiti e in tal maniera ricompattato il Partito Democratico al suo interno[84]. Tuttavia, la contrastata legge aumentò la spaccatura geografica, con i Whig sudisti che contribuirono con voti essenziali all'approvazione della legge mentre una ristretta maggioranza di Democratici del Nord votò contro.
I Democratici subirono gravi perdite alle elezioni di medio termine del 1854, subendo perdite di consensi a favore di numerose formazioni in opposizione al Partito e alla legge Kansas-Nebraska[85]. In molti degli Stati Uniti d'America medio-occidentali una coalizione composta da Free Soiler e Whig del Nord, molti dei quali non più disposti a collaborare con i Whig del Sud dopo il sostegno di questi ultimi alla legge, formarono un nuovo schieramento divenuto noto come "Partito Repubblicano"[86]. Esso si oppose dal principio ai fautori dello schiavismo, alla legge sugli schiavi fuggitivi e all'estensione della pratica schiavista nei territori. In altri Stati occidentali gli oppositori della Kansas-Nebraska Act in particolare e dei Democratici in generale scelsero semplicemente l'etichetta di "Partito dell'Opposizione"[87].
In alcune parti della nazione molti Whig si rifiutarono di abbandonare il Partito, ma il movimento "Know Nothing", raccogliendo le paure crescenti nei confronti dell'immigrazione in larga parte cattolica, riuscì a sconfiggere numerosi candidati Democratici e Whig sia a Nord che a Sud[88]. Nello Stato d'origine del presidente, il New Hampshire, fino a quel momento rimasto sempre fedele ai Democratici, i Know Nothing vinsero le elezioni per il governatore, per tutti e tre i deputati alla Camera e dominarono il parlamento statale potendo nominare nuovamente a senatore John Parker Hale[74].
All'indomani delle elezioni i delegati Know Nothing s'incontrarono a Filadelfia ove cambiarono il loro nome in "American Party". Con una base elettorale consistente sia a Nord sia a Sud, si profilavano come un potenziale sostituto dei Whig in qualità di principale opposizione dei Democratici; ma la neonata formazione si scisse lungo linee geografiche proprio su una proposta di ripristino integrale del "compromesso del Missouri"[90]. Mentre la violenta polemica sul Kansas continuava, diversi Know Nothing, Whig e perfino Democratici si avvicinarono sempre più ai Repubblicani. L'elezione di Banks, solidale con gli ideali proposti dai Repubblicani e contrario alla legge Kansas-Nebraska, confermò il crescente potere anche a livello nazionale del nuovo partito[91]. Pierce espresse la sua opposizione ad esso, denigrando quella che descriveva come una politica contraria al Sud[92]. La Convention nazionale Know Nothing però provocò il malcontento di molti dei suoi esponenti del Nord nominando candidato l'ex presidente Fillmore per le elezioni presidenziali del 1856. Fillmore fu appoggiato anche da ciò che rimaneva dei Whig[93].
Il primo candidato presidente del Partito Repubblicano fu John Charles Frémont, e molti Know Nothing del Nord decisero di sostenerlo[94]. Come venne dimostrato dalle elezioni, il neonato Partito Repubblicano era già diventato nel 1856, appena due anni dopo la sua fondazione, la principale opposizione ai Democratici nel Nord[95].
Con l'avvicinarsi delle elezioni, molti Democratici proposero apertamente di sostituire Pierce con James Buchanan o Stephen A. Douglas, ma il presidente mantenne il sostegno dei suoi ministri e di molti altri all'interno del Partito, soprattutto al Sud e nella sua nativa Nuova Inghilterra[96]. I rimanenti Nordisti gli si opposero tenacemente, in quanto era oramai diventato troppo strettamente legato all'impopolare Kansas-Nebraska Act. Buchanan, che era fuori dal paese dal 1853 in quanto diplomatico, e che quindi era estraneo alle polemiche politiche interne, divenne così il candidato della maggioranza[97]. All'inizio della Convention democratica, tenutasi dal 2 al 6 giugno a Cincinnati, Pierce pensava di poter raccogliere almeno la maggioranza relativa alla prima votazione, ma ottenne solo 122 voti, molti dei quali provenienti dai delegati del Sud, dietro ai 135 di Buchanan. Douglas e Lewis Cass presero il resto dei suffragi, molto dietro Buchanan e Pierce[98]. Dopo 14 votazioni in poche ore, nessuno dei candidati era riuscito ad ottenere il quorum necessario, ma i voti per Pierce erano andati diminuendo, mentre quelli per Douglas aumentando. Il presidente in carica allora decise di ritirarsi invitando i suoi sostenitori a votare per Douglas, nel tentativo di sconfiggere Buchanan[98]. Douglas, che aveva solo 43 anni, riteneva più sicura una sua candidatura più tardi, alle elezioni presidenziali del 1860, specialmente se avesse lasciato vincere Buchanan. Ricevette assicurazioni dai sostenitori di questi che sarebbe stato il caso[98]. Dopo altri due scrutini con un risultato simile ai precedenti, Douglas fece ritirare il suo nome, lasciando così la nomina a Buchanan. Per ammorbidire il colpo per Pierce, la Convention votò una risoluzione di "approvazione senza riserve" della sua amministrazione e scelse il suo alleato, l'ex deputato del KentuckyJohn C. Breckinridge, come candidato vicepresidente[98].
Questa è l'unica volta nella storia politica statunitense in cui un presidente eletto, candidato dichiarato per la rielezione, non venne nominato dal suo partito[99].
Pierce sostenne pubblicamente Buchanan, anche se i due rimasero comunque distanti[100]. Il presidente cercò di risolvere la situazione del Bleeding Kansas entro novembre, per migliorare le possibilità si successo dei Democratici; installò John White Geary come governatore territoriale[100]. Geary fu in grado di ristabilire temporaneamente l'ordine nella regione, anche se il danno elettorale era già stato oramai fatto; i Repubblicani usarono i termini "Bleeding Kansas" e "Bleeding Sumner" (la brutale bastonatura di Charles Sumner da parte del rappresentante della Carolina del SudPreston Smith Brooks avvenuta nell'aula del Senato il 22 maggio) come slogan elettorali[101].
Il binomio Buchanan-Breckinridge vinse le elezioni, anche se conquistò solo cinque dei sedici Stati liberi (Pierce ne aveva invece conquistati 14). John Charles Frémont, il primo candidato della storia del Partito Repubblicano, vinse negli altri undici, mentre l'ex presidente Millard Fillmore arrivò primo nel Maryland[102]. Al Nord, i Democratici passarono, nel voto popolare, dal 49,8% di Pierce nel 1852 al 41,4%; il notevole risultato dei Repubblicani confermerà che essi, e non i Know Nothing, avrebbero sostituito i Whig come principale forza di opposizione.
Il presidente uscente non riuscì a temperare la sua retorica dopo aver perduto la Nomination[103]. Nel suo ultimo messaggio rivolto al Congresso, pronunciato a dicembre, diede la colpa del Bleeding Kansas agli abolizionisti e attaccò vigorosamente i neonati Repubblicani come una minaccia all'unità della nazione[103]; difese inoltre il suo operato in politica economica e nel raggiungimento di relazioni pacifiche con gli altri paesi[104].
Negli ultimi giorni della presidenza Pierce il Congresso approvò provvedimenti che aumentavano la paga degli ufficiali dell'United States Army e che lanciavano la costruzione di nuove navi militari, ingrandendo anche il numero di marinai arruolati; adottò anche una riduzione dei dazi, che Pierce aveva cercato a lungo di ottenere[105].
Durante il periodo di transizione Pierce evitò di criticare il presidente eletto, con cui era in cattivi rapporti già da molto tempo, ma fu irritato dalla decisione di Buchanan di sostituire tutti i suoi ministri[103]. La presidenza di Pierce è l'unica nella storia degli Stati Uniti d'America in cui tutti i ministri nominati all'inizio del mandato lo portarono a termine[106].
«Franklin Pierce era un uomo di buon carattere e non privo di meriti: ma ci voleva ben altro per affrontare la tempesta che andava addensandosi»
(Raimondo Luraghi, Storia della guerra civile americana BUR 1994 Vol. I, pag. 112.)
Dopo la morte di Pierce, la sua memoria per lo più svanì dalla coscienza americana, tranne che come uno di una serie di presidenti i cui disastrosi incarichi portarono alla guerra civile[2]; gli storici generalmente considerano la sua amministrazione un fallimento; viene spesso descritto come uno dei peggiori presidenti della storia degli Stati Uniti. Wallner scrive:
«È dubbio che qualche ex presidente sia stato maggiormente oltraggiato nella propria vita successiva più di Franklin Pierce e la sua reputazione non è minimamente migliorata nel secolo e mezzo che ci separa dalla sua morte. Se non altro è stato dimenticato e relegato in una nota a piè di pagina nei libri di storia - come una perfetta nullità - per quanto amabile - che non ha avuto alcun successo e che ha raggiunto quella posizione solo per un accidente delle circostanze[107]. La storia ha attribuito all'amministrazione Pierce una parte della responsabilità per le politiche che aggravarono la questione della schiavitù, accelerarono il collasso del secondo sistema partitico e portarono direttamente alla guerra civile;... ma ciò è sia un errore che un giudizio in larga parte ingiusto. Pierce fu sempre un sostenitore dell'idea di nazione che cercava di trovare una via di mezzo per tenere unita l'Unione. L'alternativa al tentativo di seguire una via moderata era la rottura dell'Unione, la guerra civile e la morte di oltre seicentomila americani. Pierce non dovrebbe essere accusato di aver tentato per tutta la sua carriera politica di evitare questo destino[108]. Coloro che giocano alle liste delle classifiche presidenziali hanno sempre assegnato a Franklin Pierce un punteggio inferiore alla media (...) Alla luce degli eventi successivi l'amministrazione Pierce può essere vista solo come un disastro per la nazione. Il suo fallimento fu tanto un fallimento del sistema quanto un fallimento di Pierce stesso, che Roy Franklin Nichols ha invece abilmente ritratto come una figura complessa e decisamente tragica[109].»
Il pubblico lo ha cacciato all'ultimo posto tra i presidenti nei sondaggi C-SPAN del 2000 e del 2009[110]. Parte del suo fallimento consistette nel permettere a un Congresso diviso di prendere l'iniziativa, la più disastrosa delle quali si rivelò senza dubbio la legge Kansas-Nebraska Act. Sebbene non fosse una sua iniziativa, ma del senatore Stephen A. Douglas, Pierce pagò il costo con un grave danno alla sua reputazione e presunta imparzialità[111].
L'incapacità di Pierce, in qualità di presidente, ad assicurare la convivenza pacifica tra Nord e Sud contribuì in larga parte alla fine del dominio del Partito Democratico iniziato con la presidenza di Andrew Jackson, e condusse ad un periodo di oltre settant'anni in cui i Repubblicani ebbero il controllo praticamente a tutti i livelli e in ogni settore la politica nazionale[112].
Lo storico Eric Foner afferma: "la sua amministrazione si è rivelata una delle più disastrose nella storia americana, testimoniando il collasso del sistema partitico ereditato dall'età di Jackson"[113]. Il biografo Roy F. Nichols sostiene[114]:
«Come leader politico nazionale Pierce è stato un incidente. Era onesto e tenace dei suoi punti di vista, ma ha riflettuto sulle posizioni da prendere con estrema difficoltà e spesso ha cambiato del tutto le sue opinioni prima di prendere una decisione finale, ha dato un'impressione generale di instabilità. Gentile, cortese, generoso, attirò la simpatia di molti, ma i suoi tentativi di soddisfare tutte le fazioni fallirono e non fecero altro che procurargli molti nemici. Nello svolgimento dei suoi principi di rigido rispetto costituzionale era più in accordo con il Sud, che generalmente avevano dalla loro parte l'interpretazione letterale della legge. Non fu per nulla in grado di rendersi conto della profondità e della sincerità del sentimento del Nord contro il Sud e fu sconcertato dalla generale diffidenza nei confronti della lettera della legge e della Costituzione, come la descrisse lui, proveniente direttamente dal popolo della Nuova Inghilterra. In nessun momento catturò l'immaginazione popolare. La sua incapacità a far fronte ai difficili problemi sorti all'inizio del suo mandato gli fece perdere il rispetto di un gran numero di elettori, specialmente nel Nord, e i suoi pochi successi non riuscirono a ristabilire la fiducia del pubblico. Era un uomo inesperto, improvvisamente chiamato ad assumere un'enorme responsabilità, che cercava onestamente di fare del suo meglio senza un allenamento adeguato o un'adeguata idoneità[115].»
Nonostante la sua reputazione di abile politico e uomo simpatico, durante la sua presidenza Pierce funse solo da moderatore tra le fazioni sempre più agguerrite tra di loro che stavano guidando la nazione verso la guerra civile[116].
Per lui, che vedeva la schiavitù come una questione di proprietà piuttosto che di moralità[112], l'Unione era sacra; per questo, vedeva le azioni degli abolizionisti, e anche quelle dei più moderati tra il Free Soil Party, come portatrici di divisione e pertanto una minaccia ai diritti costituzionali garantiti ai meridionali[117]. Sebbene criticasse coloro che cercavano di limitare o porre fine alla schiavitù, raramente dall'altra parte rimproverava i politici del Sud che assumevano posizioni estremiste o che si opponevano ai legittimi interessi del Nord[118].
David Potter conclude che il "Manifesto di Ostenda" e la Kansas-Nebraska Act furono "le due grandi calamità dell'amministrazione Franklin Pierce... Entrambi fecero cadere su di lui una valanga di critiche pubbliche"[119]; più importante ancora, dice sempre Potter, screditarono in modo permanente il destino manifesto e il "principio di sovranità popolare" come dottrine politiche[119].
Lo storico Kenneth Nivison, scrivendo nel 2010, ha una visione più favorevole della politica estera di Pierce, affermando che il suo espansionismo ha preceduto quelli delle future amministrazioni della presidenza di William McKinley e della presidenza di Theodore Roosevelt, che furono in carica quando gli Stati Uniti avevano la forza militare per far valere i propri desideri.
«La politica estera e commerciale americana iniziata nel 1890, che alla fine soppiantò il colonialismo europeo verso la metà del XX secolo, doveva molto al paternalismo della democrazia propugnata dalla presidenza di Andrew Jackson e coltivato nell'arena internazionale proprio dal modo di governare di Franklin Pierce[120].»
Lo storico Larry Gara, autore di un libro sulla presidenza Pierce, ha scritto nella voce dell'ex presidente in "American National Biography Online":
«Era un presidente che richiedeva ogni volta capacità quasi sovrumane ai suoi collaboratori, tuttavia non aveva egli stesso tali capacità e durante l'esercizio della funzione non acquistò la statura necessaria per il compito a cui era stato eletto. La sua visione della Costituzione e dell'Unione proveniva tutta dal passato jacksoniano. Non comprese mai appieno la natura o la profondità del sentimento degli abolizionisti così ben radicatosi nel Nord. Fu in grado di negoziare un trattato commerciale paritario con il Canada, di costringere l'apertura del Giappone al commercio, di aggiungere terre al Sud-Ovest e di firmare la legge per la creazione di un impero d'oltremare [la Guano Islands Act]. Le sue politiche nei riguardi della Capitaneria generale di Cuba e del territorio del Kansas hanno portato solo a conflitti sempre più profondi e non rimarginabili facilmente. Il suo sostegno alla legge Kansas-Nebraska Act e la sua determinazione a far rispettare la Fugitive Slave Law contribuirono a polarizzare le fratture tra Nord e Sud. Pierce lavorava sodo e la sua amministrazione era sostanzialmente esente da corruzione, eppure l'eredità di quei quattro turbolenti anni contribuì in maniera fondamentale alla tragedia della secessione e della conseguente guerra civile[121].»
^A causa della struttura unica della Corte Circoscrizionale del Distretto di Columbia l'elezione di James Dunlop a capo del tribunale viene considerata una nomina separata.
^abLa Corte del Circuito del Distretto di Columbia fu abolita il 3 marzo del 1863, ponendo fine al servizio di tutti i giudici che allora vi prestavano servizio.
^Formalmente nominato il 19 dicembre del 1853, confermato dal Senato l'11 gennaio del 1854.
^Formalmente nominato il 7 febbraio 1856, confermato Senato il 25 seguente; entrò in carica solo il 21 dicembre.
^Il 20 luglio 1882 il Distretto dell'Iowa fu suddiviso in Tribunale Settentrionale e Meridionale; Love fu riassegnato al Distretto Meridionale, dove rimase fino alla fine del suo servizio.