Il Presidente eletto degli Stati Uniti d'America (in inglesePresident-elect of the United States) è il candidato risultato vincitore nel lasso di tempo tra le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America, che si tengono ogni quattro anni a novembre, e il suo insediamento, che si tiene nel successivo gennaio (dopo che i voti espressi a dicembre dal Collegio elettorale sono contati durante una riunione congiunta del Congresso).
Il termine non viene usato nel caso di un presidente in carica che viene rieletto, perché questi ricopre già la carica e non è in attesa di diventare presidente. In maniera simile non viene usato per un vicepresidente che succeda al presidente in seguito a morte, dimissioni o rimozione dalla carica per impeachment, poiché questi assume immediatamente l'incarico.
Nel periodo tra l'elezione presidenziale e il termine del mandato del Presidente uscente, quest'ultimo viene detto "anatra zoppa" (lame duck), mentre il presidente eletto guida la transizione presidenziale che assicuri un passaggio di poteri senza problemi.
L'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America è regolata dal Secondo articolo della Costituzione e da successivi emendamenti[1]. La procedura viene inoltre regolata da leggi federali e statali. Secondo la legge federale gli elettori del presidente (i membri del Collegio elettorale) devono essere "nominati in ogni stato il martedì successivo al primo lunedì di novembre, ogni quattro anni", perciò tutti gli Stati nominano i propri elettori nella stessa data in novembre ogni quattro anni, ma il modo in cui vengono incaricati è demandato alla legge di ogni singolo Stato.
In ogni stato i membri del Collegio elettorale sono scelti mediante un'elezione popolare, comunque ogni stato è libero di cambiare questo metodo così, per esempio una legge statale potrebbe teoricamente decidere che i suoi rappresentanti al Collegio elettorale siano scelti dai membri della legislatura dello stato, o anche dal solo governatore dello Stato.
Il lunedì successivo al secondo mercoledì di dicembre gli elettori di ogni Stato si riuniscono nelle rispettive capitali e registrano i loro voti per il presidente e vicepresidente degli Stati Uniti. Gli elettori del Distretto di Columbia si riuniscono nella capitale federale.
Al termine delle riunioni gli elettori di ogni stato stendono un "certificato di voto" in diverse copie, dichiarando il conteggio dei voti di ogni riunione. Ad ogni certificato di voto viene allegato un certificato di accertamento. Questo è un documento ufficiale, solitamente firmato dal governatore dello Stato e/o dal segretario di stato, che dichiara il nome degli elettori e certifica il loro incarico come membri del Collegio elettorale. Poiché in ogni stato gli elettori sono scelti per elezione popolare il certificato di accertamento dichiara anche i risultati del voto popolare che li ha nominati. Il certificato di voto e quello di accertamento sono quindi inviati al Senato degli Stati Uniti.
I voti elettorali sono conteggiati durante una riunione congiunta del congresso all'inizio di gennaio (il 6 gennaio come richiesto dal Titolo 3, Capitolo 1 della legge federale o in una data alternativa fissata per statuto) e se i ballottaggi sono accettati senza contestazioni il candidato che ottiene la maggioranza dei voti (almeno 270) è annunciato dal vicepresidente uscente nella sua carica di presidente del Senato.
Ruolo del Collegio elettorale
Il voto popolare non sceglie il presidente, è il voto del Collegio elettorale a deciderlo. Eccetto per alcuni Stati che vincolano legalmente gli elettori del Collegio elettorale al loro impegno elettorale, non ci sono obblighi costituzionali o leggi federali che li obblighino a seguire il voto popolare dei loro Stati. Storicamente ci sono stati pochi casi di elettori che non hanno votato per il candidato per cui si erano impegnati e in nessuno di questi casi è stato sufficiente a cambiare il risultato di un'elezione presidenziale. Anche se il voto popolare va a un candidato, il voto elettorale può sceglierne un altro che ottiene la presidenza, fatto accaduto nel 1876, 1888, 2000 e 2016.[2]
Successione del presidente eletto
I comitati elettorali del partito Democratico e di quello Repubblicano hanno adottato regole per scegliere il successore del candidato nel caso della sua morte, sia prima che dopo le elezioni presidenziali. Se il vincitore apparente delle elezioni generali muore prima che il Collegio elettorale voti in dicembre gli elettori probabilmente sceglieranno il nuovo nominato proposto come rimpiazzo dal loro partito nazionale (sebbene possano essere impediti nel farlo perché alcuni Stati hanno leggi nazionali che vincolano gli elettori a votare per la persona per cui si sono impegnati e alcuni invalidano i voti che indichino chiunque altro). Se il vincitore apparente muore prima del voto del Collegio elettorale di dicembre e del suo conteggio nella riunione congiunta del Congresso in gennaio il XII emendamento precisa che tutti i voti del Collegio elettorale devono essere contati, presumibilmente anche quelli per un candidato morto. Una commissione governativa in un rapporto sul XX emendamento ha ipotizzato che il Congresso non avrebbe potere discrezionale e dovrebbe dichiarare il candidato morto come aver ricevuto la maggioranza dei voti[3]. In questo caso al 20 gennaio scatterebbero le clausole del XX emendamento.
Nel caso in cui un presidente non sia stato scelto entro il 20 gennaio o il presidente eletto "non si qualifichi", il vicepresidente eletto diventa presidente facente funzioni il 20 gennaio fino a quando c'è un presidente qualificato. Se il presidente eletto muore prima del 20 gennaio il XX emendamento indica che il vice presidente eletto diventa presidente. Nei casi in cui non ci sia né presidente eletto, né vicepresidente eletto l'emendamento dà autorità al Congresso di dichiarare un presidente facente funzioni fino a quando non viene eletto un presidente o vicepresidente. In questo caso scatterebbe il Presidential Succession Act del 1947 per cui l'ufficio della presidenza è assegnato in ordine di priorità al presidente della Camera dei rappresentanti seguito dal Presidente pro tempore del Senato degli Stati Uniti d'America e quindi da altri funzionari.
Transizione presidenziale
Per preparare una transizione senza problemi[4] del potere presidenziale e la continuità dei lavori, i presidenti uscenti hanno iniziato a cooperare con il presidente eletto su importanti argomenti politici nei due mesi precedenti la cessione dei poteri. Prima della ratifica del XX emendamento nel 1933 che ha spostato l'inizio della nomina presidenziale a gennaio, il presidente eletto non assumeva la carica fino a marzo, quattro mesi dopo l'elezione popolare.
Il Presidential Transition Act del 1963[5] autorizza l'amministratore della General Services Administration a certificare come presidente eletto il vincitore apparente del voto popolare di novembre, prima del voto del Collegio elettorale di dicembre, allo scopo di fornire fondi federali, uffici e servizi di comunicazione alla nuova amministrazione prima del 20 gennaio.[6]
Il presidente eletto assume la carica di presidente degli Stati Uniti d'America alla scadenza del mandato del presidente uscente a mezzogiorno del 20 gennaio. Questa procedura è stata oggetto di numerose interpretazioni errate e leggende urbane come il mito della presidenza di un giorno di David Rice Atchison.
Il presidente eletto e il vicepresidente ricevono obbligatoriamente la protezione del United States Secret Service.
«The Supreme Court has held that the Constitution does not require that electors be completely free to act as they choose and therefore, political parties may extract pledges from electors to vote for the parties' nominees.»
«The terms "President-elect" and "Vice-President-elect" as used in this Act shall mean such persons as are the apparent successful candidates for the office of the President and Vice President, respectively, as ascertained by the Administrator following the general elections held to determine the electors of the President and Vice-President in accordance with title 3, United States code, sections 1 and 2.»
^Nelle elezioni del novembre 2000, l'amministratore del GSA non accertò l'esistenza di un presidente eletto fino a che la disputa sul conteggio dei voti in Florida non venne risolta, vedi Esther Schrader, GSA Denies Bush Transition Aid, Citing Legal Battle, in Los Angeles Times, 28 novembre 2000. URL consultato il 16 novembre 2008.
«It started early Monday, when the Bush team asked for access to the taxpayer-funded transition offices that are to be used by the president-elect. The General Services Administration refused, explaining it was best to wait until the legal challenges in Florida had run their course.»
Tuttavia, anche prima dell'atto di "accertamento" del GSA, l'allora presidente Clinton diede accesso al briefing quotidiani sull' intelligence a George W. Bush, mentre la risoluzione del contenzioso elettorale del 2000 non era ancora avvenuta.
^Data in cui la Camera e il Senato si riunirono in sessione congiunta per contare i voti elettorali e dichiarare Washington come presidente eletto