Essendo stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 1983 ed essendo stato confermato nelle successive dieci legislature, al luglio 2023 Casini è stato parlamentare per 40 anni (30 da deputato e 10 da senatore).[1]
Biografia
Nato il 3 dicembre 1955 a Bologna, primogenito di Tommaso Casini, docente di lettere, dirigente locale e segretario cittadino della Democrazia Cristiana (DC), e di Mirella Vai, bibliotecaria al provveditorato, ha due sorelle e un fratello, Marco Casini che è Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale dal 30 settembre 2022.[2] Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo "Luigi Galvani" di Bologna, si è laureato nel 1979 in giurisprudenza presso l'Università di Bologna, entrando nel contempo a far parte del direttivo nazionale giovanile della DC.
In prime nozze ha sposato Roberta Lubich, dalla quale ha avuto due figlie, Benedetta e Maria Carolina. Dopo la separazione consensuale dalla Lubich, avvenuta nel 1998, e il successivo divorzio, Casini intraprese una nuova relazione sentimentale con Azzurra Caltagirone, figlia dell'imprenditore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone, con la quale si sposò nel 2007 con rito civile, separandosene nel 2015. Da questa unione sono nati Caterina (2004)[3] e Francesco (2008)[4]. Nel luglio 2016 è stato annunciato il divorzio tra Pier Ferdinando Casini ed Azzurra Caltagirone[5]. Vive a Roma, dove insegna geopolitica del mediterraneo presso l'Università LUMSA.[6]
Formatosi politicamente nella correntedorotea guidata da Antonio Bisaglia, dopo la scomparsa di quest'ultimo nel 1984 divenne uno fra i più stretti collaboratori di Arnaldo Forlani che nel febbraio del 1989, in seguito alla sua elezione a segretario, carica che aveva già ricoperto nel quadriennio 1969-1973, lo inserì nella Direzione Nazionale del partito. Gli anni in cui Casini svolse questo ruolo rientrano nel periodo del cosiddetto "C.A.F.", l'alleanza tra Bettino Craxi, Giulio Andreotti ed Arnaldo Forlani in contrapposizione a Ciriaco De Mita, a sua volta leader della corrente SinistradiBase e più vicino al PCI/PDS.
Alle elezioni regionali del 1995 presentò la propria candidatura a consigliere regionale per il Centro Cristiano Democratico sia in Lazio per le province di Roma e Viterbo sia in Piemonte per le province di Asti e Torino, ma non risultò eletto.
Guida dell'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro
Prosecuzione dell'alleanza con la Casa delle Libertà
Nel 2002 il CCD e CDU, insieme con Democrazia Europea, si fusero nell'UDC. Il 14 novembre 2002 Casini, da presidente della Camera, accolse papa Giovanni Paolo II in visita al Parlamento riunito in seduta comune, per la prima volta nella storia d'Italia[11]. L'appuntamento traeva origine dall'invito rivolto dallo stesso Casini e dal presidente del SenatoMarcello Pera, che avevano rinnovato a Giovanni Paolo II quello già a suo tempo formulato dai predecessori Violante e Mancino[12].
Il 19 ottobre 2005, fu eletto presidente dell'Unione Interparlamentare e il 28 gennaio successivo presidente dell'Internazionale Democristiana (IDC) succedendo a José María Aznar.
Le incrinature nel rapporto tra l'UDC e la Casa delle Libertà si manifestarono con evidenza il 2 dicembre 2006, quando i partiti del centro-destra all'opposizione al governo Prodi II, organizzarono tuttavia due manifestazioni in città diverse: Berlusconi, Fini e Bossi guidarono il corteo che sfilò a Roma, mentre Casini e gli altri dirigenti dell'UDC (escluso Carlo Giovanardi che partecipò a Roma), sfilarono a Palermo[13][14].
Crisi del rapporto politico con Berlusconi
Durante il 3º congresso dell'UDC, svoltosi a Roma dal 13 al 15 aprile 2007, Casini e il segretario Lorenzo Cesa chiesero ai delegati di consolidare la linea politica di indipendenza dalla Casa delle Libertà e di intraprendere iniziative autonome nell'opposizione al centro-sinistra; Cesa fu confermato segretario con l'86% dei voti, relegando al 14% la mozione di Giovanardi, che chiedeva una riapertura del dialogo con la CdL e l'avvio di un percorso di alleanza e collaborazione con tutti i soggetti che aderiscono al Partito Popolare Europeo e si richiamano all'area politica di centro. Nelle conclusioni, Casini definì l'UDC il mezzo per la costruzione di un partito dei moderati che abbia come riferimento il PPE, confermando le posizioni del partito sull'azione parlamentare e sulla distinzione rispetto agli altri partiti del centro-destra.
Nell'agosto 2007 un'inchiesta del settimanale l'Espresso riporta di un acquisto, insieme all'ex moglie, di una palazzina in una prestigiosa zona di Roma "a prezzo scontato", intestando gli appartamenti alla stessa ex moglie, all'ex suocera e alle due prime figlie[15][16]. Il 9 settembre 2007, all'indomani della manifestazione del V-Day organizzata dagli Amici di Beppe Grillo, la definì come «la più grande delle mistificazioni», una manifestazione «di cui dovremmo tutti vergognarci» e accusò i manifestanti – che avevano espresso dissenso nei confronti della Legge 30 – di aver attaccato la memoria del giuslavorista Marco Biagi ucciso nel 2002 dalle Nuove Brigate Rosse[17].
Opposizione al governo Berlusconi e appoggio a Monti
In occasione delle elezioni politiche del 2008 Casini ruppe definitivamente con la coalizione di centro-destra e, insieme alla Rosa Bianca di Savino Pezzotta e ai Circoli Liberal, costituì l'Unione di Centro, che ottenne il 5,6% dei voti, facendo eleggere 36 deputati e 3 senatori[18]. Casini, già candidato premier ed eletto nella circoscrizione Liguria, assurse al ruolo di capogruppo alla Camera dell'UDC, lasciando poi l'incarico a Gian Luca Galletti il 26 aprile 2012. Contestando il "finto bipartitismo" e praticando in Parlamento un "opposizione repubblicana", l'UDC non entrò in maggioranza, valutando di volta in volta i singoli provvedimenti.
Dopo la polemica per la candidatura di Cuffaro, successivamente condannato a 7 anni di reclusione[19][20] per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio[21], Casini si assunse in diretta televisiva la responsabilità politica per la candidatura[22].
Ne 2008 promosse la Costituente di Centro con lo scopo di dar vita a un nuovo soggetto politico di matrice popolare e liberale, alternativo ai due poli[23]. Nonostante l'insistenza con cui Silvio Berlusconi cercava di convincerlo a rientrare nella maggioranza di centro-destra, Casini rimase fermo nell'opposizione al governo, anche a costo di subire la scissione dei Popolari di Italia Domani capeggiata da Francesco Saverio Romano, ritenendo conclusa la stagione politica di Berlusconi[24]. Con la formazione del governo Monti, impegnato in un rigoroso risanamento dei conti pubblici, entrò nella maggioranza.
Il 30 marzo 2012, con una lettera indirizzata al presidente della Camera Gianfranco Fini, per primo rinunciò ad ogni beneficio connesso allo status di ex presidente della Camera[25]. Il 21 settembre 2012 venne rieletto all'unanimità presidente dell'Internazionale Democratica Cristiana.[26]
Elezioni politiche del 2013
Alle elezioni politiche del 2013 Casini colloca l'UdC nella coalizionecentristaCon Monti per l'Italia guidata dal Presidente del Consiglio uscente Mario Monti, auspicando, come già detto a settembre 2012[27], la continuità del governo Monti, dove, dopo 30 anni trascorsi alla Camera, si candida al Senato della Repubblica come capolista nelle circoscrizioniBasilicata e Campania. Alla tornata elettorale Casini venne eletto per la prima volta senatore sia in Basilicata che in Campania, optando per quest'ultima, ma per l'UdC segnò una pesante batosta, vedendosi la rappresentanza parlamentare ridotta a 10 deputati e 3 senatori, andando a costituire gruppi parlamentari unitari con Scelta Civica di Monti sia alla Camera che al Senato. Successivamente Casini, per non condizionare l'analisi del risultato elettorale, non prese parte al Consiglio nazionale del partito convocato all'indomani del voto.[28]
Appoggio al governo Letta e presidenza della Commissione Esteri del Senato
A ottobre del 2013 si consumò la rottura dell'alleanza politica tra UdC e Scelta Civica di Monti[30], alleanza che sin dai primi giorni successivi alle elezioni aveva mostrato incrinature e difficoltà. Anche i gruppi parlamentari si separarono e gli eletti dell'UdC confluirono nel nuovo soggetto denominato Per l'Italia insieme ad alcuni ex montiani, come il ministro della Difesa Mario Mauro e Lorenzo Dellai.
Appoggio al governo Renzi
A febbraio 2014, pur proseguendo l'appoggio dell'UdC alle larghe intese presieduto da Letta, Casini annunciò l'intenzione di riallacciare l'alleanza politica con il centrodestra, nelle due componenti della rinata Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi e del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Secondo Casini, l'entrata in scena del Movimento 5 Stelle, che aveva occupato tutti gli spazi elettorali alternativi, aveva fatto definitivamente tramontare il progetto di dar vita a un polo autonomo di centro[31]. Con la formazione del governo Renzi, Casini votò la fiducia.
Abbandono dell'UdC e sostegno al governo Gentiloni
In occasione delle elezioni europee del 2019 Casini dichiarò il sostegno al Partito Democratico, auspicando però la formazione di un nuovo grande partito di centro aperto anche ad esponenti di Forza Italia[36].
Nel maggio 2019, durante la crisi presidenziale venezuelana, intervenne presso il Tribunale Superiore di Giustizia insieme all'ambasciatore italiano Placido Vigo per negoziare un salvacondotto in favore dei parlamentari dell'Assemblea nazionale venezuelanaMariela Magallanes e Américo de Grazia rifugiatisi presso l'ambasciata italiana a Caracas per sfuggire alle minacce del governo di Nicolás Maduro, che aveva revocato l'immunità parlamentare: nel novembre 2019, i due parlamentari riuscirono a lasciare il Venezuela[37].
Il 19 gennaio 2021 votò la fiducia al governo Conte II[40] e il successivo 17 febbraio fu assente, a causa della sopraggiunta positività al SARS-CoV-2, alla votazione per la fiducia al governo Draghi[41].
Il 20 luglio 2022, in occasione delle comunicazioni in Senato del Presidente del Consiglio Mario Draghi in seguito al ritiro del sostegno al governo da parte del Movimento 5 Stelle, Casini è il primo firmatario di una mozione, sulla quale il Governo pone la fiducia, con la quale il Senato approva le dichiarazioni di Draghi, invitandolo a rimanere in carica con l'attuale maggioranza. Tale mozione si contrappone a quella presentata dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega per Salvini Premier), non accettata dal Governo, che impegnerebbe Draghi a formare un nuovo governo senza il M5S[49]. Il rifiuto del centro-destra di governo di votare la mozione presentata da Casini certifica il venir meno della maggioranza di unità nazionale, il che spinge Draghi a reiterare le dimissioni già presentate il 14 luglio precedente e il Presidente della Repubblica a sciogliere anticipatamente il Parlamento.
Il 6 dicembre 2022, con voto bipartisan, viene confermato presidente dell’Interparlamentare italiana, organismo bicamerale che aderisce all’organizzazione mondiale dei Parlamenti (UIP) con sede a Ginevra[52].
Attività accademiche
Dal 2015 è docente a contratto di "Geopolitica del Mediterraneo" presso l'Università LUMSA di Roma[53]. Nel 2015 è stato docente del ciclo di lezioni "Esperienze di diplomazia parlamentare: le cooperazioni interparlamentari e il ruolo dei Parlamenti nella politica estera" nell’ambito del master in Parlamento e Politiche Pubbliche della LUISS School of Government[54]. Presso la stessa istituzione dal 2017 dirige, insieme a Raffaele De Mucci e Marc Lazar, l'executive master in "Leadership politica"[55].
Ha propugnato il ripristino del voto di preferenza, con l'introduzione, anche a livello nazionale, della doppia preferenza di genere e l'attribuzione del premio di maggioranza solo alle liste che ottengano una soglia minima di voti[57].
Nel 2011 si è dichiarato favorevole al riconoscimento del principio dello ius soli, in base al quale chiunque nasca in Italia ottiene la cittadinanza italiana, e di esserlo dal 2005[58]. Nello stesso anno prende posizione contro l'ipotesi di riduzione della partecipazione italiana alle missioni di pace all'estero.[59]
Si è sempre opposto all'introduzione del matrimonio omosessuale nell'ordinamento italiano, affermando a luglio 2012, davanti alla direzione nazionale dell’UdC, di ritenerlo "un’idea profondamente incivile, una violenza della natura sulla natura"[60][61], ribadendo di essere contrario alle adozioni da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso affermando che andrebbero «contro il naturale diritto del bambino a ricevere l'affetto di un padre e di una madre»[62][63]. Nel 2013, si è nuovamente dichiarato contrario alle adozioni gay, affermando: «È un egoismo che non sta in piedi, una sopraffazione da parte delle coppie omosessuali, che ovviamente non potrebbero garantire un'affettività completa come quella di un padre e di una madre»[64]. ha aggiunto che le adozioni gay sarebbero «una violenza della natura sulla natura. È un'idea della società che abbrutisce, che non progredisce ma regredisce perché vuol dire che è più forte il desiderio di maternità che quello della tutela del bambino, e noi siamo dalla parte del bambino». Si è detto invece disponibile al riconoscimento di alcuni diritti alle coppie omosessuali[65], dichiarandosi anche nel 2016 favore del ddl Cirinnà sulle unioni civili a patto dello stralcio della possibilità, allora prevista dal ddl, di adottare bambini.[66] Una volta esclusa tale possibilità tramite sopraggiunte modifiche al testo, ha conseguentemente votato a favore della fiducia al governo Renzi sul disegno di legge.[67]
Si è detto favorevole all'introduzione di maggiore flessibilità sul mercato del lavoro e anche a maggiori possibilità di licenziamento per le imprese, purché accompagnate dal riconoscimento di un salario minimo garantito ai lavoratori licenziati[68].
Il leader centrista auspica la trasformazione dell'Unione europea in Stati Uniti d'Europa, con la creazione di un organismo effettivamente sovrano che si sostituisca ai singoli organi politici nazionali[69].