Sulle rive dello Zambesi, grandi falesie sovrastano il fiume e le pianure alluvionali. L'area ospita una notevole concentrazione di animali selvatici, tra cui elefanti, bufali, leopardi e ghepardi. Nella zona si trova anche un'importante concentrazione di coccodrilli del Nilo[2].
Le rovine di Grande Zimbabwe – la capitale della regina di Saba, secondo un'antica leggenda – sono una testimonianza unica della civiltà bantu degli Shona tra l'XI e il XV secolo. La città, che copre un'area di quasi 80 ettari, era un importante centro commerciale ed era rinomata fin dal Medioevo[3].
Khami, che si sviluppò dopo l'abbandono della capitale del Grande Zimbabwe a metà del XVI secolo, è un sito di grande interesse archeologico. La scoperta di oggetti provenienti dall'Europa e dalla Cina dimostra che Khami è stato un importante centro commerciale per un lungo periodo di tempo[4].
Queste sono tra le cascate più spettacolari del mondo. Il fiume Zambesi, che in questo punto è largo più di 2 km, precipita rumorosamente in una serie di gole di basalto e solleva una nebbia iridescente che può essere vista a più di 20 km di distanza[5].
L'area mostra una profusione di iconici rilievi rocciosi che si innalzano sopra lo scudo di granito che copre gran parte dello Zimbabwe. I grandi massi forniscono abbondanti rifugi naturali e sono stati associati all'occupazione umana dalla prima età della pietra fino ai primi tempi storici, e da allora in modo intermittente. Presentano anche un'eccezionale collezione di pitture rupestri. Le colline di Matobo continuano a costituire un fulcro essenziale per la comunità locale, che utilizza ancora santuari e luoghi sacri strettamente legati alle attività tradizionali, sociali ed economiche[6].
Il monumento nazionale di Ziwa testimonia l'occupazione umana dai periodi dei cacciatori-raccoglitori dell'età della pietra ai tempi storici. I suoi 3 337 ettari di terreno comprendono depositi dell'età della pietra, siti di arte rupestre, primi insediamenti di comunità agricole, un paesaggio di successive comunità agricole caratterizzato da terrazzamenti e sistemi di campi, fortificazioni collinari, strutture a fossa e recinti in pietra, fornaci per la fusione e la forgiatura del ferro e numerosi resti di strutture abitative intonacate[7].
Il complesso di zimbabwe di Naletale è costituito da una rete di siti con muri a secco che formavano un agglomerato ancora oggi distinguibile a una distanza di circa 20 km l'uno dall'altro. Un filo conduttore tra i vari zimbabwe (insediamenti di edifici in pietra) all'interno di questo cluster è l'ubiquità delle decorazioni murali. Nel caso di Naletale sono sei i motivi che venivano utilizzati per decorare le pareti delle sue strutture in pietra a secco. Naletale è l'unico zimbabwe conosciuto con un numero così elevato di motivi decorativi nella tradizione dei muretti a secco dell'Africa meridionale[8].
Note
^ab(EN, FR) Zimbabwe, su whc.unesco.org. URL consultato il 22 dicembre 2022.