Il rinnovato culto verso Santa Rosalia, in seguito al ritrovamento delle spoglie e al verificarsi di eventi soprannaturali, aveva suggerito una nuova tendenza iconografica, approfittando della contestuale presenza di un artista di fama europea. Il quadro appena commissionato e realizzato da Mario Minniti durante il suo soggiorno palermitano (1621 - 1622), fu ben presto sostituito con l'opera del fiammingo Van Dyck. Anche l'Orazione nell'orto e la Coronazione di spine, opere del Minniti documentate commissionate per l'istituzione domenicana, col rinnovamento dell'apparato pittorico transitarono nella collezione di Marco Gezio, le loro destinazioni finali al presente non sono identificate con certezza.
Il ciclo pittorico comprende i dipinti raffiguranti i Misteri dolorosi, sulla parete di destra: l'Orazione nell'orto d'anonimo di scuola napoletana allievo di Francesco Fracanzano, il Cristo alla Colonna o Flagellazione di Matthias Stomer,[2][4] la Coronazione di spine e la Salita al Calvario di ignoto di scuola fiamminga d'influenza caravaggesca, la Crocifissione della scuola di Antoon van Dyck.[4]
Con l'obiettivo di esaltare il significato teologico delle tele, fu commissionata intorno al 1714 - 1717 a Giacomo Serpotta[2][5] la realizzazione al di sopra delle stesse ed entro ovali a stucco e ad altorilievo, di episodi dell'Apocalisse (tra i quali spicca la plasticità del corpo del diavolo che precipita dopo essere stato cacciato dal Paradiso) e due dell'Antico Testamento, legati ai Misteri del Rosario di cui sono l'anticipazione ideale.
Nelle nicchie tra i dipinti, l'artista palermitano realizzò inoltre le statue allegoriche delle Virtù, vestite con pizzi e drappeggi secondo la moda dell'epoca, di derivazione francese.[6] Tra di esse spicca quella raffigurante la Mansuetudine, che tiene in mano una colomba verso la quale tende la mano un putto vestito da fraticello. Inoltre sono rappresentate: nel presbiterio la Divina Provvidenza e la Divina Grazia. Lungo le pareti laterali le virtù: Carità, Umiltà, Pace, Purezza, Mansuetudine, Pazienza, Fortezza, Obbedienza. All'esterno dell'arco trionfale, in prospetto, rispettivamente la Sapienza e la Giustizia.
Sopra la cupola sovrastante l'altare, si trovano altri putti alati eseguiti dal Serpotta che sorreggono un drappo; nonché gruppi di dame e cavalieri che si affacciano appoggiati ad una balaustra.
Lungo il perimetro dell'Oratorio s'inseriscono gli scanni lignei su cui sedevano i confrati della Compagnia della Madonna del Rosario, retti da mensole scolpite con soggetti zoomorfi risalenti agli ultimi anni del Seicento.
La suggestiva bellezza dell'Oratorio ha convinto lo storico dell'arte Rudolf Wittkower ad affermare che probabilmente non c'è altro luogo in Italia dove la scultura si sia così avvicinata a un vero spirito rococò.[7]
Pierfrancesco Palazzotto, Palermo. Guida agli oratori. Confraternite, compagnie e congregazioni dal XVI al XIX secolo, Kalós=città=Palermo, 2004, pp. 242–252, ISBN888922407X.
S. Grasso - G. Mendola - C. Scordato - V. Viola, Giacomo Serpotta. L'oratorio del Rosario in San Domenico, Leonforte (EN), Euno Edizioni, 2015, ISBN 978-88-6859-080-2