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Riformula il mero elenco di attività in una prosa scorrevole, basandoti su fonti indipendenti che descrivono il personaggio in generale, ed elimina i punti promozionali, non rilevanti o con rilievo ingiustificato.
Fotografa, giornalista, scrittrice di viaggio, documentarista, TED fellow. È specializzata su temi sociali e religiosi[1].[2][3]
Nata in Polonia, ha studiato filologia polacca all'Università di Varsavia, frequentando anche corsi di antropologia, storia, biblistica e filosofia. Dal 1993 vive in Italia. Fino al 2002 è stata attrice e regista teatrale e ha dedicato parte del suo lavoro all'insegnamento in campo teatrale. Nel 1985 ha cominciato a fare le sue prime ricerche in Polonia sulle minoranze etniche e religiose e in particolare sui lemki (Łemkowie), la memoria ebraica e sui popoli romaní. Il suo campo di ricerca in seguito si amplia all'Europa orientale, Caucaso, Medio Oriente, Africa, altipiano iranico, Asia centrale, Russia, Afghanistan, Haiti e Cuba.
Dal 2001 espone i suoi lavori fotografici in un centinaio di mostre personali in Italia, Germania, Francia, Egitto, Polonia, Bulgaria, Ungheria, Spagna e in altre collettive negli Stati Uniti, Brasile e Russia.
Ha scritto sceneggiature per i documentari, tra cui per il film Romani Rat[4] (2002) di Maurizio Orlandi, sullo sterminio dei Rom (porajmos), realizzato dalla Associazione Culturale Laboratorio Novecento di Torino.
Regista, fotografa e sceneggiatrice del film documentario Figli di Noè (2006, produttore: Lab80 film).
Ha scritto e interpretato in diversi spazi pubblici NUR. Appunti afghani per la regia teatrale di Daria Anfelli, e Dove gli dei si parlano /Where Gods Whisper, una narrazione che lei chiama "performing reportage, con immagini, film, suoni, canti, storie".
Ha pubblicato libri di reportage letterario e fotografico, con Contrasto, Alinari, Skira, Frassinelli, Electa, Bruno Mondadori, National Geographic.
Il suo reportage Haiti degli spiriti ha rappresentato “La Repubblica” nella sezione Daily Press per il Visa d’Or a Perpignan nel 2015.
Nel 2014 le è stato consegnato il Premio Nazionale Nonviolenza, per la prima volta assegnato ad una donna, con questa motivazione: «per la sua attività di fotografa, reporter e documentarista, capace di mettere in luce l'umanità esistente nei confini più nascosti eppure evidenti della terra, di far vedere la guerra attraverso le sue conseguenze, di indagare l'animo dell'Uomo, la sua ansia di religiosità, di tenerezza e di dignità. Monika Bulaj rende visibile l'invisibile, attraverso l'esplorazione dell'animo delle persone, creando con l'immagine, l'unità dell'umano»[5].
«Il mio obiettivo - ha asserito in occasione della TED Global Fellowship 2011 - è quello di mostrare le luci nascoste dietro il sipario del grande gioco, i piccoli mondi ignorati dai media e dai profeti di un conflitto globale».
Sue opere sono state acquistate da Leica Collections.
Mostre
Tra le sue mostre si segnalano:
Trieste - Geografie sommerse, Magazzino delle Idee, 2023
Lodi - Festival della Fotografia Etica "Broken Songlines" 2019