Il monastero di Daphni o Daphnion (in greco: Δάφνι o Δάφνιον) è un edificio che si trova 11 chilometri a nordovest di Atene, presso Chaidari. Il monastero è situato vicino all'omonima foresta, lungo la via sacra che conduceva ad Eleusi; la foresta si estende su di una superficie di poco meno di 20 chilometri quadrati.
Storia
Il monastero venne fondato agli inizi del VI secolo, cristianizzando il sito di un antico Santuario dedicato ad Apollo che era stato profanato dai Goti nel 395: per questo scopo vennero riutilizzate le colonne ioniche che sorreggevano il tetto del Tempio di Apollo. Di queste colonne oggi ne rimane in loco una sola: le altre sono state trasportate a Londra da Lord Elgin.
La chiesa principale del monastero, costruita in stile bizantino nel corso dell'XI secolo, ha pianta ottagonale ed è sormontata da una cupola di notevoli dimensioni. Al suo interno sono conservati alcuni fra i più antichi mosaici del periodo dei Comneni, quando le immagini austere tipiche della dinastia macedone si stavano trasformando in uno stile più delicato, tipico della dinastia successiva.
Dopo che il monastero venne saccheggiato dai Crociati nel 1205, Otho de la Roche (Duca di Atene) lo donò all'abbaziacistercense di Bellevaux. I monaci francesi ricostruirono l'esonartece, circondarono il complesso monasteriale con un muro difensivo ed effettuarono numerose altre modifiche, fino a che non vennero scacciati dagli Ottomani nel 1458. Lentamente la costruzione cadde in rovina. Le autorità ottomane abbandonarono il luogo nel 1821 ma i restauri non iniziarono fino al 1888.
Nel 1990 il monastero di Daphni venne incluso nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Nel 1999 un violento terremoto lo danneggiò pesantemente e per questo Il monastero è state a lungo chiuso al pubblico per consentire i restauri di cui esso necessita. Oggi è nuovamente visitabile anche se con limitazioni.
I mosaici
Al nome del monastero di Daphni si lega uno degli esiti più significativi dell'arte musiva di età comnena, collocabile alla metà del XII secolo e caratterizzato da un recupero di caratteri stilistici classicisti, che mostrano ricerca di armonia compositiva, equilibrio cromatico, forme plastiche ben strutturate. Il programma segue quello canonico bizantino, con il Pantocrator sulla volta della cupola, profeti nel tamburo della cupola, la Vergine Platytera con due arcangeli sul catino absidale, quattro delle Grandi Feste del calendario bizantino (Annunciazione, Natività, Battesimo, Trasfigurazione) e altre scene della vita del Cristo nel naos, insieme alla Nascita della Vergine e scene della vita della Vergine e della Passione. Non mancano indicazioni dinamiche dei corpi, secondo il tipico linguaggio comneno, che peraltro avviano gli sviluppi stilistici del XII secolo e dell'età protopaleologa[1].
Note
^Ennio Concina, Le arti di Bisanzio, Milano, 2002, pp.229-31