Mese mariano è un'opera in un atto di Umberto Giordano. Per il libretto Salvatore Di Giacomo realizzò un adattamento del proprio dramma 'O Mese Mariano, che a sua volta era derivato dalla novella Senza vederlo. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Massimo di Palermo il 17 marzo 1910. L'opera è descritta come bozzetto lirico e la sua durata è di soli 35 minuti. Racconta la storia di una donna che visita un orfanotrofio per vedere il proprio figlio. Oppressa dal senso di colpa per averlo abbandonato, ella non è a conoscenza che il bambino è morto la sera prima.
Il dramma su cui l'opera è basata era all'epoca immensamente popolare. Scritto in napoletano, fu rappresentato per la prima volta al Teatro San Ferdinando di Napoli il 20 gennaio 1900.[2] Giordano, che aveva assistito a Milano a una rappresentazione del dramma, ne fu profondamente toccato e chiese a Di Giacomo di adattarlo per un'opera. Di Giacomo accettò e furono concordati alcuni cambiamenti rispetto al lavoro originale. L'ambientazione della scena di apertura, che consentì a Giordano di includere un coro di bambini, venne mutata nel soleggiato cortile dell'orfanotrofio, con vista in distanza del paesaggio napoletano.[3] I personaggi delle suore divennero inoltre più importanti, cosicché l'opera è fortemente caratterizzata dalle voci femminili. Da questo punto di vista il lavoro di Giordano prefigura così Suor Angelica di Puccini, che fu composto circa sette anni dopo.
Storia delle rappresentazioni
Mese Mariano fu rappresentato per la prima volta al Teatro Massimo di Palermo il 17 marzo 1910 sotto la direzione di Leopoldo Mugnone con Livia Berlendi nel ruolo di Carmela.[4] L'accoglienza fu calorosa sia a Palermo che a Roma dove l'opera fu rappresentata un mese più tardi al Teatro Costanzi.[5] In quell'occasione il direttore era Pietro Mascagni e lo spettacolo includeva anche Cavalleria rusticana dello stesso Mascagni. Emma Carelli cantò nel ruolo di Carmela.
Quando l'opera venne rappresentata per la prima volta a Napoli (10 aprile 1911, al Teatro San Carlo), però, non fu un successo di critica,[6] e Giordano e Di Giacomo nel 1913 rividero il lavoro.[7] Sebbene Mascagni considerasse Mese mariano una delle migliori opere di Giordano,[5] quest'opera non raggiunse mai il successo del dramma di Di Giacomo o di altre (più lunghe) opere di Giordano, come Andrea Chénier e Fedora.
È Pasqua, e i bambini giocano e cantano mentre aspettano l'arrivo della Contessa, uno dei benefattori dell'orfanotrofio. Quando arriva, le cantano una serenata mentre lei distribuisce doni. Uno dei bambini, Valentina, legge poi un sonetto scritto da Don Fabiano in onore della Contessa. Quando la Contessa è partita e i bambini sono stati condotti nelle loro stanze, Carmela entra nel cortile portando un dolce pasquale appena sfornato per il suo bambino e domanda a Suor Pazienza se può vedere quest'ultimo. Carmela riconosce nella suora una sua amica d'infanzia. Sopraffatta dal senso di colpa, racconta a Suor Pazienza e alla Madre Superiora di come sia stata sedotta e abbandonata quando era una giovane ragazza, restando sola con un figlio da crescere. Più tardi si è sposata con un operaio, che ha rifiutato di tenere con sé il figlio di un altro uomo e l'ha costretta a lasciare il bambino in orfanotrofio. Carmela va quindi nella cappella a pregare. Mentre lei è fuori giungono alcune suore e dicono alla Madre Superiora che il figlio di Carmela è morto nella notte. La Madre Superiora decide di non dire nulla a Carmela, e le spiega invece che il bambino non la può vedere perché è nel coro, impegnato nelle esercitazioni per le celebrazioni del Mese mariano. Carmela lascia l'orfanotrofio in lacrime.
Discografia
Anno
Cast: Carmela, Contessa, Madre Superiora, Suor Pazienza, Suor Cristina, Suor Agnese, Suor Celeste, Suor Maria, Don Fabiano
Vittoria Calma, Renata Villani, Vittoria Palombini, Margherita Elias Casals, Ada Bignozzi (S. Cristina e S. Agnese), Lina Cavalieri (S. Celeste e S. Maria), Teodoro Rovetta
Gianfranco Rivoli Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
^Carmela viene sempre cantata da un soprano, mentre la maggior parte degli altri ruoli femminili vengono interpretati indifferentemente da soprani o mezzosoprani.
^Borelli (2007) p. 71. Nel 1929 il dramma divenne anche un film muto diretto da Ubaldo Pittei (si veda il British Film Institute Database)