Mayy Ziyade nacque nel Mutasarrifato del monte Libano da padre cristianomaronita (famiglia Shahtul) e da madre palestinese cristiana-ortodossa, Nazīha Muʿammar. Suo padre, Eliyās Ziyāde, era direttore del giornale al-Maḥrūsa.
Ziyade frequentò la scuola elementare a Nazaret. Dato che il padre proveniva dalla regione libanese del Keserwan del Monte Libano, a 14 anni si spostò a ʿAyn Ṭūra (nota anche come Antoura) per proseguire gli studi secondari in un convento-scuolafrancese per ragazzi.[2] I suoi studi colà la avvicinarono alla letteratura francese e a quella romantica, che la affascinarono in modo particolare.[5] Frequentò varie scuole cattoliche in Libano e nel 1904 tornò a Nazaret dai suoi genitori.[2] Si dice che abbia pubblicato i suoi primi articolo all'età di 16 anni.
Ziyade non si sposò mai, ma ebbe un'importante relazione spirituale e intellettuale con uno dei grandi letterati arabi del XX secolo, il poeta e scrittore libanese-statunitenseKhalil Gibran. Sebbene i due non s'incontrassero mai (Gibran viveva a New York), essi mantennero una stretta e fervida corrispondenza epistolare per 19 anni, fino alla morte di Gibran nel 1931.[6]
Tra il 1928 e il 1932, Mayy patì una serie di lutti personali, a cominciare della morte dei genitori, di suoi amici e, soprattutto, di Khalil Gibran. Cadde in uno stato di profonda depressione e a nulla servirono i suoi viaggi in Francia, nel Regno Unito e in Italia (a Roma).
Tornò in Libano dove i suoi parenti la ricoverarono in un ospedale psichiatrico per nove mesi, affinché riprendesse il controllo di se stessa,[1] ipotizzando che fosse malata di neurastenia e isteria.
Il giornale libanese al-Makshūf perorò il suo caso perché fosse dimessa, con il sostegno di illustri intellettuali quali Amīn al-Rīḥānī, Charles Mālik e Qusṭanṭīn Zurayq, oltre al Principe ʿAbd al-Qādir al-Jazāʾirī. Nawāl al-Saʿdāwī, non senza una qualche esagerazione, dice che Mayy fu rinchiusa in ospedale per aver manifestato i propri sentimenti femministi.[4]
Mayy Ziyade fu profondamente umiliata e ferita da quella decisione, ma infine si riprese e uscì dall'ospedale dopo che un rapporto medico aveva dimostrato che era in perfetta salute mentale.
Si spostò al Cairo, dove morì il 17 ottobre 1941.[2][7]
Giornalismo e studi linguistici
Nel 1908, era emigrata infatti con la famiglia in Egitto, dove suo padre fondò il giornale "al-Maḥrūsa" e Mayy Ziyade contribuì al quotidiano con un certo numero di articoli.[2]
Ziyade era particolarmente interessata alla conoscenza delle lingue, studiandole privatamente a casa grazie a un paio di francesi cattolici, e nella Università Egiziana (d'impianto laico e moderno)[8] dove seguì Filosofia e Letteratura. Studiò con grande passione varie lingue moderne e, come risultato, Ziyade divenne pienamente bilingue (in Lingua araba e lingua francese), acquisendo anche una buona conoscenza professionale dell'inglese, dell'italiano, del tedesco, dello spagnolo, del latino e del greco moderno.[9] Si laureò nel 1917.[1]
Fu suo merito aver fatto conoscere la poesia di Gibran in Egitto[10]
Basi etico-filosofiche
Femminismo
Diversamente dalla principessa Nazli Fadil e Hoda Sha'rawi, Mayy Ziyade era più una 'donna di lettere' che una riformatrice sociale. Tuttavia si occupò del giovane movimento di emancipazione della donna[11] e ne fu infine profondamente coinvolta: un compito da affrontare prima di ogni altra cosa, fronteggiando l'ignoranza e le tradizioni anacronistiche che bloccavano il progresso del mondo arabo. Ella considerava che le donne fossero l'elemento basilare di ogni società umana e scrisse che una donna non liberata non poteva alimentare i figli col proprio latte quando questo avesse avuto il fetore del servaggio.[2]
Mayy specificò che l'evoluzione femminile per l'uguaglianza non obbligava a rinunciare alla propria femminilità, ma che piuttosto essa fosse un processo da sviluppare in modo parallelo.[2] Nel 1921, Mayy partecipò a un congresso dal titolo "Il fine della vita", in cui invitò le donne arabe ad aspirare alla libertà e ad essere aperte nei confronti dell'Occidente, senza rinunciare all'identità culturale araba.[3] Malgrado la sua morte nel 1941, il suo lascito spirituale rappresenta ancora un ideale del primo movimento femminista libanese. Mayy credeva nella liberazione della donna e il primo movimento si focalizzava su ciò che si doveva fare in materia di istruzione, di diritti elettorali attivi e passivi e, infine, dell'adeguata partecipazione femminile alla politica e a una corretta rappresentanza nelle istituzioni statali.[12]
Romanticismo e Orientalismo
Portandosi dietro come patrimonio romantico quanto acquisito fin dalla fanciullezza, Mayy Ziyade fu positivamente influenzata da Lamartine, Byron, Shelley e infine Gibran. Ciò è evidente nella maggior parte delle sue opere. Spesso rifletteva sulla sua nostalgia per il Libano e la sua fertile, sensibile e vibrante immaginazione fa parte della sua personalità misteriosa, malinconica e disperata.[2]
Opere
Il primo lavoro pubblicato da Mayy fu Fleurs de rêve (1911): un volume di poesia, scritto in francese, usando come pseudonimo Isis Copia. Scrisse assai ampiamente in quella lingua e, occasionalmente, in inglese e in italiano, ma prese a scrivere sempre più sovente in arabo man mano che si chiariva il suo mondo culturale. Pubblicò scritti di critica letteraria e biografie, volumi di poesia in versi liberi (senza rima o attenzione alla metrica), saggi e novelle. Tradusse numerosi autori europei, incluso Sir Arthur Conan Doyle dall'inglese, 'Brada' (la Contessa italiana Henriette Consuelo di Puliga) dal francese, e Max Müller dal tedesco. Ospitò nel suo salone al Cairo famosi letterati arabi durante gli Anni venti e gli Anni trenta del XX secolo.[13]
Tra i suoi lavori in arabo maggiormente noti figurano:
Bāḥithat al-Bādiya, in araboباحثة البادية? ("La ricercatrice del deserto", pseudonimo di Malak Hifni Nasif),
- Sawāneḥ fatātسوانح فتاة
- Ẓulumāt wa Ishaʿaظلمات وأشعة
- Kalimāt wa Ishārātكلمات وأشارات
- al-Ṣaḥāʾifالصحائف
- Ghāyat al-Ḥayyātغاية الحياة
- Al-Musāwātالمساواة
- Bayna l-Jazri wa l-Maddبين الجزر والمد
Note
^abcPreviously Featured Life of a Woman: May Ziade, Lebanese Women's Association, url= Copia archiviata, su lebwa.org. URL consultato il 19 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2007).
^Notice sur la poetesse May Ziade, su biblib.com, BIBLIB. URL consultato il 19 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2007).
^ Khalil Gibran, Blue Flame: The Love Letters of Khalil Gibran to May Ziadah, edite e tradotte da Suheyl Bushruwi e Salma Kuzbari, Harlow, England, Longman, 1983, ISBN0-582-78078-0.
^Ṭāhā Ḥusayn ricorda nel suo capolavoro al-Ayyām ("I giorni") che, in occasione del loro incontro nella casa di Aḥmed Luṭfī al-Sayyed - amico e guida morale e letteraria di Ṭāhā Ḥuseyn - ella esclamò allegramente: "Allora siamo colleghi!", visto che anche il grande intellettuale egiziano aveva studiato prima di lei in quell'ateneo.
^Notice sur la poetesse May Ziade, su biblib.com, BIBLIB. URL consultato il 19 maggio 2007 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2007).
Janice Peterson e Margaret Lewis, The Elgar Companion to Feminist Economics, Northampton, Edward Elgar Publishing, 2001, ISBN978-1-84064-783-9, OCLC827907131.
Ulteriori riferimenti bibliografici
(IT) Ettore Rossi, "Una scrittrice araba cattolica Mayy (Marie Ziyādah)", in: Oriente Moderno, V, n. 11 (Nov. 1925), pp. 604–613.
(EN) Bloomsbury Guide to Women's Literature
(EN) Marilyn Booth, "Biography and Feminist Rhetoric in Early Twentieth Century Egypt: Mayy Ziyada's Studies of Three Women's Lives", in: Journal of Women's History 3:1 (1991), pp. 38–64
(EN) Tahir Khemiri & G. Kampffmeyer, Leaders in Contemporary Arabic Literature: A Book of Reference (1930), pp. 24–27
(EN) Joseph T. Zeidan, Arabic Women Novelists: The Formative Years and Beyond, 1995.
(EN) Antje Ziegler, "Al-Haraka Baraka! The Late Rediscovery of Mayy Ziyāda's Works", Die Welt des Islams 39:1 (1999), pp. 103–115