Oggi è in uso anche limitare il termine Maremma Pisana ai soli territori che ricadono nella provincia di Pisa, ovvero un gruppo di comuni che occupano la parte occidentale della Val di Cecina: Castellina Marittima, Riparbella, Casale Marittimo, Guardistallo, Montescudaio e Monteverdi Marittimo; ai quali possono essere inclusi, all'estremo lembo settentrionale dell'area, anche piccole porzioni dei territori comunali di Orciano Pisano e di Santa Luce. Tuttavia è considerato corretto da un punto di vista storico-geografico chiamare indistintamente tutta la Maremma settentrionale o Alta Maremma, sia i territori oggi in provincia di Pisa che quelli in provincia di Livorno, con l'appellativo di Maremma Pisana[2], nome con il quale questi territori sono stati conosciuti per secoli.
La zona costituisce la parte più settentrionale dell'intera Maremma, detta anche per questo motivo Alta Maremma o Maremma Settentrionale.[3]
In passato alcuni storici estendevano i territori della Maremma a nord di Pisa fino a comprendere l'intera Versilia fino alla foce del fiume Magra.[4]
Storia
Storicamente come Maremma Pisana[5] si intendeva tutta l'area della Maremma ricadente oggi nelle province di Pisa e Livorno, territorio che per secoli fu sotto il dominio della città di Pisa, e che coincide con quella che viene abitualmente indicata come Maremma settentrionale o Alta Maremma. L'ultimo tratto della Maremma Pisana era nota secondo il Repetti anche come Maremma Volterrana[6], il quale faceva cominciare a nord i territori della Maremma Pisana già da Montignoso, in provincia di Massa Carrara.
Su parte di questi territori dominarono a lungo i Della Gherardesca, che esercitarono più volte il vicariato per conto della Repubblica di Pisa. I Della Gherardesca, antica famiglia patrizia pisana i cui membri avevano ricoperto i più importanti incarichi nella città di Pisa, potevano vantare numerosi castelli, monasteri, e fortificazioni in territorio maremmano (alcuni dei quali ancora oggi perfettamente conservati). Attorno a molti di questi castelli e monasteri sorsero alcuni dei più importanti nuclei abitativi della zona: Riparbella, Guardistallo, Montescudaio, Castagneto Marittimo (oggi conosciuto come Castagneto Carducci), Bolgheri.
Sui territori intorno al castello di Terriccio (Castellina Marittima) dominarono a lungo i Gaetani o Caetani dall'inizio del XI fino alla fine del XVIII secolo, che esercitarono più volte il vicariato per conto della Repubblica di Pisa.
Con l'abbandono delle campagne con la fine dell'impero romano si ebbe un progressivo impaludamento delle terre che nei secoli interessò tutte le zone costiere da Castiglioncello fino a Civitavecchia (Maremme pisana, senese, grossetana e romana). L'ambiente palustre sviluppò la malaria e un ulteriore spopolamento della costa che divenne selvaggia, coperta da fitte boscaglie ed abitata da animali selvatici. La zona era caratterizzata da una ricca serie di stagni e paduli costieri che si erano andati formando dietro la linea di dune costiere. Nei primi decenni del XVIII secolo, la zona già gravemente provata fu spogliata delle poche coltivazioni rimaste da periodiche invasioni di cavallette. Nel giugno 1711 comparve dal mare una nube immensa di locuste che oscurò il sole e ricoprì tutto il territorio maremmano da Piombino fino a Massa Marittima, Gavorrano, Sassetta, Campiglia, Castagneto Carducci, Cecina distruggendo ogni forma vegetale che incontrò.
Nel 1716 con le nuove invasioni, tra aprile e giugno, furono catturate e bruciate oltre 150 metri cubi di locuste.
I primi tentativi di bonifica del territorio furono intrapresi con il marchese Carlo Ginori che ricevette dalla Camera granducale il feudo e la tenuta del "Fitto di Cecina" e il marchesato di Riparbella e Bibbona (1738). La direzione dei lavori, condotta dall'architetto pistoiese Romualdo Cilli, portò ad alcuni tentativi di prosciugamento dei paduli della Cinquantina, Saline e dello Staio sotto Bibbona. Ma nel 1755 con la revoca del feudo e la sua soppressione i lavori furono interrotti. Rimasero così gli stagnoli di Vada ed il suo vasto padule, gli stagni di Cecina, il laghetto del Fitto, il padule delle saline, il padule di Morcaiola presso Bibbona, il padule di Bolgheri, gli stagni di Castagneto. I lavori saranno ripresi solo negli anni '20 del XIX secolo e terminati nel 1833 quando il granduca Leopoldo II cominciò a concedere le allivellazioni delle nuove terre prosciugate.
Il passaggio dei comuni costieri dalla provincia di Pisa a quella di Livorno
Sotto la spinta di Ciano, l'esigenza di conferire alla città labronica una provincia adeguata alla sua importanza (infatti, già alla fine del XIX secolo Livorno era l'undicesima città d'Italia per popolazione) divenne pertanto prioritaria: quindi, nel 1925 diversi comuni della provincia di Pisa (Rosignano Marittimo, Cecina, Bibbona, Castagneto Carducci, San Vincenzo, Campiglia Marittima, Sassetta, Suvereto, Piombino) geograficamente e storicamente parte integrante della Maremma Pisana, passarono sotto il controllo dell'amministrazione provinciale di Livorno. Oggi è in uso anche far coincidere con i confini provinciali la linea di demarcazione fra territori della Maremma Pisana e della Maremma Livornese.
In base a quanto scritto nel precedente paragrafo, il territorio storico della Maremma Pisana includeva tutta la fascia costiera e l'immediato retroterra pianeggiante e collinare da Rosignano Marittimo fino al confine con la provincia di Grosseto (Maremma grossetana), estendendosi tra il Mar Ligure e il Mar Tirreno ad ovest e le prime propaggini collinari a est, costituite (da nord a sud) inizialmente dalla parte meridionale delle Colline pisane, poi dalle colline della Val di Cecina ed infine dalle propaggini occidentali delle Colline Metallifere.
A seguito dell'introduzione del termine Maremma livornese per identificare geograficamente l'area passata dal punto di vista amministrativo in provincia di Livorno, il territorio geografico-amministrativo identificabile con la Maremma Pisana si limita ad alcune zone del più lontano retroterra pianeggiante e dell'immediata area pedecollinare in prossimità della Val di Cecina e della Val di Cornia, che sono rimaste tuttora in provincia di Pisa. Mentre da un punto di vista storico-geografico è corretto continuare a chiamare tutta la Maremma settentrionale, senza distinzione tra i territori oggi in provincia di Pisa e quelli in provincia di Livorno, con l'appellativo di Maremma Pisana, il nome con il quale questi territori sono stati conosciuti per secoli. Il suo territorio, dopo la colonizzazione pisana con la costruzione di numerosi borghi fortificati che da Livorno, attraverso Montenero (Livorno), Rosignano Marittimo, Vada (Rosignano Marittimo), Riparbella, Guardistallo, Bibbona, fino aCampiglia Marittima, Suvereto, fino a Populonia, Scarlino fino a Castiglione della Pescaia ed altri centri minori, subì un progressivo abbandono in conseguenza della decadenza della Repubblica di Pisa e della sua successiva conquista fiorentina. Devastata da carestie, Malaria, scorrerie militari ed invasioni periodiche di Locusta migratoria, questa fascia costiera divenne quasi inabitabile, popolandosi solo di selvaggina e zone acquitrinose. Ben presto come le zone più meridionali rimase terra di pascolo e di migrazioni invernali per le greggi.
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Motivo: Se la Maremma, intesa si pisana che livornese, ha un ambito territoriale che si sviluppa da Rosignano verso sud, perché sono citate zone palustri a Livorno, alla foce dell'Arno, a Vicarello...
Anche questo tratto costiero fu caratterizzato, almeno fino alla prima metà del XIX secolo, dalla presenza di numerose zone palustri che progressivamente furono bonificate e prosciugate dal governo lorenese.
Tra le più importanti si ricordano:
le lame costiere che da sud della foce dell'Arno si allungavano verso il Calambrone (del Montino, del Leccio, del Diacciaio, ecc.)
il paduletto di Arno vecchio (nel tratto dell'antico alveo del fiume deviato nel 1604)
il padule del Galanchio, intorno alla foce del Calambrone
la Paduletta a nord-est di Livorno, nella zona intorno all'attuale stazione del Calambrone, lambiva la Gronda dei Lupi ed arrivava fino alla raffineria dello STANIC
i vasti paduli di Stagno Maggiore, della Pantera, di Castagnolo e della Ballerina, da cui emergevano, quasi come isole le tenute di Coltano e di Castagnolo
i terreni acquitrinosi del Mortaiolo, prosciugati tra le fine del XVIII secolo e i primi dell'800
il padule della Chimerla, adiacente all'antica fattoria di Guinceri, che raccoglieva le acque del torrente Isola ed era collegato con quello di Vicarello
Il clima della zona risulta particolarmente mite e soleggiato, grazie anche alla costante ventilazione. Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nei mesi autunnali e primaverili e sono comprese mediamente tra i 700 e gli 800 mm annui, con valori superiori in prossimità dei rilievi delle Colline Metallifere esposti ai venti umidi atlantici.
Nella tabella sottostante sono riportati i dati climatici medi relativi al trentennio 1951-1980, forniti da alcune stazioni facenti capo al servizio idrologico[7].
La zona è particolarmente vocata alla produzione di eccellenti vini, soprattutto nell'area di Bolgheri nel comune di Castagneto Carducci, località citata da Giosuè Carducci nella celebre poesia Davanti a San Guido e nota per il suggestivo Viale dei Cipressi. Proprio davanti all'Oratorio di San Guido si trova la rinomata tenuta dove viene prodotto il Bolgheri Sassicaia, uno dei migliori vini del panorama italiano e mondiale. Tale area, storicamente appartenente alla Maremma Pisana, viene annoverata nella Maremma Livornese, la cui denominazione di tipo geografico risulta essere del tutto recente.
Altri vini di pregio prodotti nella Maremma Pisana - non solo storica ma anche geografica - sono quelli a denominazione di origine controllataMontescudaio (il cui territorio di produzione interessa l'omonimo comune e quelli limitrofi, oltre ad alcuni vini della Val di Cornia prodotti nell'omonimo Val di Cornia all'estremità meridionale delle province di Pisa e Livorno.
Note
^AA. VV., Atlante storico mondiale, De Agostini, Novara 1993.
^*AA.VV, La Maremma Pisana: da Livorno a Piombino in Toscana (collana Guide Rosse) , Touring club, 1997, pp. 417-429.
^Lando Bortolotti, La Maremma settentrionale 1738-1970. Storia di un territorio. Milano, 1976.
AA.VV, La Maremma Pisana: da Livorno a Piombino in Toscana (collana Guide Rosse) , Touring club, 1997.
AA.VV, La Toscana paese per paese, Bonechi, Firenze 1981.
AA.VV, Vie d'acqua, vie di terra, Felici editore, S. Giuliano Terme 2006
Paolo Bellucci, I Lorena in Toscana - Gli uomini e le opere, Firenze 1984
Giuliana Biagioli (a cura di), Riparbella: terra della Maremma Pisana dalle origini ai nostri giorni, Forlì 2004.
Lando Bortolotti, La Maremma settentrionale 1738-1970. Storia di un territorio, Milano 1976.
Antonio Ferrini, Descrizione geografica della Toscana, Tip. all'insegna di Clio, 1839
Mario Mirri, Marco Della Pina, La città e il contado di Pisa nello stato dei Medici (XV-XVII sec.), Università di Pisa Centro di documentazione e ricerca sulla storia dell'agricoltura e della società contadina. Pacini, Pisa 2000.
Emanuele Repetti, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Firenze 1846.
Piero Ugolini, Castagneto Carducci. Un paese della Maremma toscana, 1982
Attilio Zuccagni-Orlandini, Indicatore topografico della Toscana granducale, Firenze 1856.
Storia di Montescudaio, a cura di R.P.Coppini, Pisa 2009
Aurelio Pellegrini, Il gancio alla gola, Pisa 2003