Ludwik Begleiter è nato nel 1933 a Stryj (allora facente parte della Polonia, oggi in Ucraina), unigenito di un medico ebreo[1].
Rimasto con la sola madre in tenera età, è sfuggito all'Olocausto fingendosi ariano e, ricongiuntosi con il padre, è emigrato a New York dove ha cambiato nome in Louis Begley[2].
Ha esordito nella narrativa a 58 anni con il romanzo autobiografico Bugie di guerra, storia di un ragazzo ebreo che sopravvive nella Polonia occupata dai nazisti spacciandosi per cristiano, vincendo numerosi riconoscimenti letterari tra i quali il Prix Médicis étranger nel 1992[4].
Ha incrociato in due occasioni la settima arte: la prima negli anni novanta con l'interessamento del regista Stanley Kubrick per il suo romanzo d'esordio[5] (ma il progetto non si concretizzò in quanto Steven Spielberg lo batté sul tempo con Schindler's List[6]), la seconda nel 2002 grazie al regista Alexander Payne che ha trasposto Parlando di Schmidt nell'omonimo film[7].