Little Willow

Little Willow
ArtistaPaul McCartney
Autore/iPaul McCartney
GenereFolk rock
Soft rock
Folk
Pop rock
Pubblicazione originale
IncisioneFlaming Pie
Data5 maggio 1997Gran Bretagna (bandiera)
Data seconda pubblicazione27 maggio 1997Stati Uniti (bandiera)
EtichettaEMI/Parlophone
Durata2:55 (album)
3:08 (videoclip)

Little Willow è un brano di Paul McCartney apparso nell'album Flaming Pie (1997)[1].

Il brano

Storia, composizione e registrazione

Ringo Starr aveva sposato Maureen Cox, in origine parrucchiera di Liverpool, l'11 febbraio 1965[2] ed aveva divorziato da lei nel 1975[3]. Dopo essersi risposata, la donna contrasse, nel 1994, la leucemia, e non servirono a nulla le tentate cure: il 30 dicembre l'ex-Beatles girl morì, lasciando Starr, che era anche lui al capezzale, "devastato"[4]. Paul McCartney, quando apprese la notizia della morte della Cox, non riusciva a pensare ad altro, per cui scrisse Little Willow al posto di una lettera, sperando così di aiutare la famiglia della donna. Macca parla di mattina[5].

Little Willow venne iniziata il 21 novembre 1995, lo stesso giorno della pubblicazione dell'Anthology 1; il sound di Flaming Pie era stato proprio ispirato dal progetto The Beatles Anthology. A differenza di Really Love You e Beautiful Night dello stesso album, nelle quali Ringo suona la batteria, canta nella seconda e co-scrive la prima assieme all'amico ed ex-compagno dei Beatles, su questo brano non c'è alcun suo contributo musicale[1], sebbene avesse riallaciato i rapporti con la Cox[4]. L'unico altro musicista ad apparire oltre McCartney sulla traccia è Jeff Lynne, che la co-produce con l'ex-beatle[1].

Pubblicazione ed accoglienza

Flaming Pie venne pubblicato il 5 maggio 1997 nel Regno Unito[1] ed il 27 negli USA[6]. Little Willow è l'undicesima traccia, la quarta del lato B; preceduta da Souvenir, la seguono gli altri due brani legati a Ringo Starr, quindi, nell'ordine, Really Love You e Beautiful Night[1]. Il videoclip di questo pezzo, diretto nel 1997 dal celebre regista John Schlesinger, apparve su The McCartney Years (2007), venendo posto tra quelli di This One e Pretty Little Head; il filmato dura 3:08[7], quindi una manciata di secondi in più rispetto alla canzone, della durata di 2:55[1].

Il critico musicale Stephen Thomas Erlewine di AllMusic ha contrassegnato Little Willow come uno dei numeri migliori di McCartney apparsi su Flaming Pie, ed ha affermato che è uno dei momenti "dolci" del disco in cui Macca lavora su "piccola scala", contrapponendosi a giganteschi arrangiamenti di altre canzoni od a brani ben più rock[6]. Il sito Sputnikmusic annovera invece questo pezzo come uno dei tesori nascosti "fino al primo ascolto" dell'album[8], mentre Altrockchick afferma che si tratta di una bella canzone commovente, delicata e toccante sul tema della morte, difficile da capire per i bambini di Maureen Cox[9]; mentre i tre figli avuti dal matrimonio con Starr erano tutti ventenni al momento della morte della madre, Augusta, la figlia di secondo letto, avuta con Isaac Tigrett, aveva soli sette anni[10].

Formazione

Note

  1. ^ a b c d e f g (EN) Graham Calkin, Flaming Pie, su jpgr.co.uk, JPGR. URL consultato il 2014.
  2. ^ Hervé Bourhis, Il Piccolo Libro dei Beatles, Blackvelvet, 2012., pag. 48
  3. ^ Hervé Bourhis, pag. 122.
  4. ^ a b Bill Harry, The Ringo Starr Encyclopedia, Virgin Books, 2003., pag. 1098 - 1099 dell'edizione iTunes
  5. ^ Bill Harry, pag. 775 - 776.
  6. ^ a b (EN) Stephen Thomas Erlewine, Flaming Pie - Paul McCartney, su allmusic.com, AllMusic. URL consultato il 2014.
  7. ^ (EN) Graham Calkin, The McCartney Years, su jpgr.co.uk, JPGR. URL consultato il 17 agosto 2014.
  8. ^ (EN) sunflower2020, Paul McCartney - Flaming Pie (album review), su sputnikmusic.com, Sputnikmusic. URL consultato il 17 agosto 2014.
  9. ^ (EN) Altrockchick, Classic Music Review: Flaming Pie by Paul McCarntey, su altrockchick.com, Altrockchick. URL consultato il 17 agosto 2014.
  10. ^ (EN) Donna Di Giacomo ed altri, Maureen Cox Starkey, su findagrave.com, Find a Grave. URL consultato il 17 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).