Nel 1977 ha pubblicato con il fratello Tano GulloAliminusa. Strada, donna, religiosità, un saggio socio-antropologico adottato come libro di testo in alcuni atenei e i cui capitoli sulle donne in Sicilia sono stati rielaborati dal regista Maurizio Rotundi in forma di documentario trasmesso in prima serata su Rai Uno.[6][7]
Nel 1979, assieme ad Angelo Leonardi, ha ideato e diretto per l'editore Ottaviano di Milano Musicomix, una collana di fumetti sui big del Jazz e del Rock. Il volume su Charlie Parker è diventato un "fumetto in tv"[8] mentre quello su Gato Barbieri, in seguito alla querela per diffamazione presentata dal sassofonista argentino, ha acceso un caso giornalistico nazionale.[9][10] La sentenza del Tribunale di Milano ha dato ragione agli autori, riconoscendo al fumetto la dignità di mezzo espressivo non limitato alle narrazioni di fantasia.[11]
Nel 2008 ha partecipato ai Parallel Events to Manifesta 7, Biennale Europea di Arte Contemporanea, con Beati. On the road in the room, mostra di suoi aforismi e fotopastelli di Flora Graiff, a cura di Luca Beatrice, Castel Toblino (TN), Cappella di Sant'Antonio.[27]
Sue poesie sono esposte nella collezione permanente del Bosco dei Poeti a Dolcè (VR) [28]
Secondo la critica, gli elementi che connotano lo stile poetico di Gullo sono la musicalità, la brevità del verso, il disincanto, l'ironia e il lessico estroso.
Gesualdo Bufalino: «Caro Gullo, è una lieta sorpresa saperLa poeta. E di umorosa bravura, con una propria e ben intonata voce (al di là dei fugaci e veniali imprestiti) fra passione e disincanto».[30] Maria Luisa Spaziani: «Una metrica leggera di eccezionale grazia e musicalità convoglia sentite e comunicative visioni di "piaceri terrestri" eppure "celesti"».[31] Pietro Citati: «Ha molto talento: sia verbale che ritmico».[32] Daniele Piccini: «Fra le voci qui proposte almeno due meritano di essere segnalate: quella di Lillo Gullo, felice e sonora, e quella, risoluta e originale di Paola Mastrocola».[33]
Alessandro Dell'Aira: «Lillo Gullo ha portato con sé, in trincea, un bagaglio di antropologo che gli consente di intendere la sensualità di un piatto di fichi neri assaporati d'estate al paese su una terrazza sospesa tra cielo e mare».[34] Giuseppe Conte: «Il suo lirismo si stempera spesso in ironia e l'ironia si addolcisce di malinconia».[32] Paolo Ruffilli: «Il demone aforistico ha fatto scoprire a Gullo quanta volontà definitoria riposasse dentro di lui e, messosi a servizio della sua vena lirica, gli ha consentito di dare forma di poesia ai tratti e ai contorni solitamente sfuggenti di cose, di atmosfere, di idee, di sensazioni».[35]
Carlo Martinelli: «Un siciliano di Aliminusa che coltiva, sempre più e sempre meglio, il cesello della parola, le labbreggiature – come ama dire –, ovvero il sommesso dire, l'accennare a mezza voce, piano piano. Uno che scava le parole, le distilla, per tentare di scansare il vuoto della retorica, fors'anche il vuoto di molte vite che ci stanno attorno. Quel vuoto che prima o poi insidia tutti».[36]
Gigi Zoppello: «Libretto nelle dimensioni, ma grande libro per i contenuti: Lillo Gullo ci ha messo 21 brevissimi aforismi poetici, in uno stile che sembra ormai la sua cifra, o almeno il campo poetico nel quale si esprime al meglio. [...] Sono componimenti nei quali Gullo rivela alla massima intensità e tensione lirica il suo amore per le parole e le immagini. Quando ci chiederanno | di salvare gli oggetti | secondo il suono che li designa, | sappiate che il mio voto | andrà all'imbuto».[37] Maurizio Cucchi: «Lillo Gullo, giornalista siciliano che vive nel Trentino, non è un esordiente in poesia. Ricordo che nel '99 fu tra i vincitori del premio Montale e che la sua raccolta Il disertore è stata pubblicata da Crocetti nell'antologia 7 poeti del premio Montale. In ogni caso questo di Gullo è un raffinatissimo, piccolo libro di versi in cui molto, per immagine o per definizione, si può trovare della vita di ognuno, nei suoi movimenti di passaggio o di improvvisa, magica sospensione, e ha anche il pregio di essere felicemente leggibile».[38]
Francesca De Sanctis: «Ha ragione Squarotti quando scrive che Gullo è un "poeta raffinatissimo, suasivo, giocoso e ironico, avventuroso e amoroso, ma, in fondo, con il ritmo agile, e profondo al tempo stesso, della 'divina malinconia' del cuore". La sua stessa idea di poesia è racchiusa in Appunti per una poesia democratica in cui racconta episodi esemplari di vita. [...] Versi brevi, che racchiudono una riflessione profonda sullo scorrere del tempo e delle occasioni di una vita. In una parola: poesia».[39] Giovanni Tesio: «Diario minimo di due estati in una ("Estate, molle stagione | di cocomeri e baci"), le poesie di Gullo si traducono in una sorta di elogio della stasi e della lentezza, dell'inerzia e del torpore. Un io negato (o meglio "sgovernato") che muove passi di lumaca catturando "calmeria di ozi" e "largheria di vedute". Ma soprattutto una cifra ironica e lieve. Giochi di lettera e di parola, rime argute, lessico estroso, musicalità metastasiana per un canto che "scarroccia" tra dolcezza e volubilità».[40] Salvatore Silvano Nigro: «La memoria è pittorica. Più vicina a Rembrandt che a Guttuso: Penzolanti da uncini in metallo cromato | i quarti della bestia che fu un intero | trasmettono a chi guarda un brivido | al pari della lama del carnezziere | che ne asporta esatte porzioni. E parla un lessico, che ha l'aroma arcano di un dialetto omerico, e non disdegna la rimemorazione più recente».[41]
Renzo M. Grosselli: «Lillo Gullo è maestro di parola. [...] è bello leggere Gullo, le sue parole rare ad esempio: ziri, sodaglie, chiotte, pittavano, tiraloro, carusi, stradalinghe, ingrommato, cirneco, fercolo, giummi, mustazzi, squieto, aquilonare, moltiplicanza, cognito e pelargonio. Per sei ottavi, certo, si tratta di sicilianismi ma nel resto si trova il coraggio che è dei grandi scrittori di forgiare parole nuove… si tratta di un'enfasi, creativa e antica, una voglia immane di fondere parole, di accostarle, farle suonare e distenderle. [...] Una poesia che è fatta soprattutto di parole, ma quando trovi il rigo della malinconia, nel ricordo o nel dolore definitivo della vita, allora il verso di Gullo si fa roncola che toglie il fiato al pensiero. E l'affanna».[42]
Elena Fontana: «Prima che le memorie si sfrangino in luminosi o corrucciati lembi di pensiero, rincorre fragranze d'amore e di sogno... Ascolta l'eco di canti e rumori che la brezza del mare disperde. Mescola il pittoresco degli uomini con quello della natura, creando ritratti inediti di levantina festosità».[43]
Fabio Simonelli: «In Cerimonie della calura Lillo Gullo unisce un registro efficace e lucido come una rasoiata a un immaginario desueto e stranito, a volte gonfio di ironia, a volte amaro come il fiele».[44]
Giampiero Cinque: «Gullo aforista-poeta sfiora ma non tocca. Più che la sentenza che marchia a fuoco o il motto che aspira alla proverbialità, gli si addice l'allusione e il non detto. In un mondo che affoga nelle parole, la parsimonia del linguaggio è necessaria: Imbrattare un foglio candido: | scrivere, in fondo, | è il gesto di un vandalo».[45]
Enrico Grandesso: «Gullo canta anche scene e personaggi di paese – le donne "stradalinghe", il barbiere arbitro dei pettegolezzi locali, venditori e sensali; o il violinista orbo che Pregava con i sette coltelli delle note | e con occhi che somigliavano a denti | ed era come se scuoiasse satanassi...».[46]
Salvatore Ferlita: «Un'arietta, quella che soffia tra le pagine di Gullo, in grado di far vibrare tutte quante le corde dell’esistenza, portandosi dietro la felicità soave come pure una perdurante malinconia. Ne viene fuori un "repertorio" seppiato di "fatti", tenuto assieme da una sorta di collante ironico, di sapienza graffiante: deterrente fondamentale, in questi casi, in grado di tenere a bada gli smottamenti improvvisi del cuore».[47] Giorgio Bárberi Squarotti: «Come rapido è il testo, così il metro è breve, sempre sorretto da una suasosa musica che alacre suona e dice attesa, gioia, avventura, riflessione, soprattutto emozioni d'amore. Penso a componimenti esemplari, come Pani e baci, tre quartine veloci e armoniose che inventano con ilare ironia tutta una sequenza di metafore e di similitudini preziose e bizzarre per raccontare un'immaginazione d'amore, di grazia e di festosità unica: Porta briglie d'oro | e mani di mestolo: | ho mari da versare | (con cavallucci e coralli). | Porta mollette | e un canestro di vento: | ho cieli da stendere | (con rondini e con stelle). | Porta labbra di rose | e un pugnello di farina: | è la provvista degli amanti | (pani pochi, baci tanti)».[48]
Pubblicazioni
Saggi
Conoscenza e impegno: le proposte del razionalismo critico, Verifiche, anno III, n. 2, Trento, giugno 1974
(con Tano Gullo), Comandiera o subalterna?, in Quaderni Siciliani, Palermo, nn. 9-10, ottobre-dicembre 1974
Popper e lo storicismo, Verifiche, anno IV, nn. 3-4, Trento, 1975
(con Tano Gullo), Aliminusa. Strada, donna, religiosità. Prospettive socio-antropologiche della cultura contadina, Roma, Savelli Editore, 1977
Profumi trentini nell'America di Galep, in I cinquant'anni di Tex Omaggio ad Aurelio Galleppini, a cura di Roberto Festi, presentazione di Sergio Bonelli, Trento, Comune di Trento, 1999
(con Roberto Festi), I colori delle Dolomiti nei manifesti di Franz Joseph Lenhart, Trento-Bolzano, Banca di Trento e Bolzano, 2000
(con Roberto Festi), Adolf Vallazza - Paolo Vallorz, Disegni, Trento-Bolzano, Banca di Trento e Bolzano, 2003
Galep e il Trentino, in Tex Willer. Settant'anni a cavallo della storia italiana, Milano, Sergio Bonelli Editore, 2019 ISBN 978-88-6961-402-6
Remo Wolf. La luce e l'ombra, in Remo Wolf, catalogo della mostra a cura di Giovanna Nicoletti, Comune di Arco, Assessorato alla Cultura, Palazzo dei Panni, Atelier Segantini, Arco (TN), 2005
Fumetti
(con Angelo Leonardi), Gato Barbieri, disegni di Fabio Visintin, interventi di Giorgio Gaslini e Umberto Santucci, Milano, Ottaviano Editore, 1979
(con Angelo Leonardi), Rolling Stones, disegni di Max Longo, Milano, Ottaviano Editore, 1979
^Arrigo Polillo, Ma il gran Gato si è offeso, Il Giorno, 6 marzo 1979.
^Il fumetto incriminato, Prima Comunicazione, 6 marzo 1979.
^Gianni Brunoro: «Per la prima volta nella storia giuridica italiana viene riconosciuto ai fumetti un importante diritto civile, quello di occuparsi di personaggi pubblici anche dal punto di vista biografico». Citato in C'è il diritto al "fumetto", immagine privata e pubblica, L'Eco di Padova, 15 marzo 1979.