La struttura è arroccata su una piccola e protetta penisola bagnata dall'omonimo lago. La sua collocazione ha evidenti motivi di strategia difensiva che qui sfrutta sia le condizioni naturali del terreno, sia la presenza dell'importante nodo stradale di collegamento tra Trento e le valli del Sarca e del Chiese.[1]
La forma quadrangolare del complesso trova uno dei segni di maggior interesse nel grande mastio di forma circolare, certamente la più evidente delle preesistenze medievali. L'ampia cintamerlata che circonda l'intero complesso e il grande parco circostante la residenza aggiungono un ulteriore carattere distintivo. Attualmente il castello è proprietà privata. È possibile la visita, previa prenotazione, nonché il pernottamento e la ristorazione.[1]
Storia
Fin dal XII secolo il castello fu proprietà di vassalli del principe vescovo di Trento. La famiglia dei Da Campo ne entrò in possesso nel Duecento e dalla fine del Quattrocento rientrò nell'orbita dei beni vescovili. Passati i secoli di lotta e di contrasti tra le varie famiglie nobili del principato, il castello conobbe gli anni della tranquilla gestione clesiana e madruzziana, periodo al quale sono ascrivibili i maggiori lavori di restauro e trasformazione. Dal XVI secolo Toblino divenne sede periferica della corte trentina. Qui soggiornarono gli illustri ospiti del principe vescovo, si incontrarono i legati pontifici giunti a Trento per il Sacro Concilio e dimorarono molti facoltosi personaggi della corte vescovile.[2]
Tra il 13 e il 14 aprile 1848 fu sede di una battaglia tra i Corpi Volontari Lombardi (che tentavano di marciare sulla città di Trento) e l'esercito imperiale austriaco: questi ultimi tuttavia, in forte inferiorità numerica, si ritirarono in attesa di rinforzi.[3]
Leggende
Il castello deve la sua fama, oltre che alla bellezza dell'ambiente, alle numerose leggende che ha suscitato.
Secondo una di queste, di origine letteraria e non nata dalla fantasia popolare, Toblino sarebbe stato nel XVII secolo luogo di delizie per Claudia, figlia di Lodovico Particella, oriundo di Fossombrone, con Carlo Emanuele Madruzzo, principe vescovo di Trento e ultimo dei Madruzzo. Risultate vane le suppliche al Papa onde ottenere lo scioglimento dei voti sacerdotali, il prelato si sarebbe abbandonato ad una peccaminosa relazione con Claudia. La suddetta relazione fu scelta da Benito Mussolini come soggetto del suo romanzo storico L'amante del Cardinale. Claudia Particella, scritto nel 1910.[4]
Una leggenda avente gli stessi protagonisti del testo di Mussolini, vede Carlo Emanuele Madruzzo cospiratore della morte di Claudia e del fratello Vincenzo, entrambi annegati tragicamente nel lago.[5]
Un'altra storia narra il contrastato amore di Aliprando di Toblino con Ginevra, la bella castellana di Stenico. Una notte, mentre Aliprando rincasava cavalcando lungo un sentiero, fu ucciso da Graziadeo di Castel Campo, suo rivale in amore.[5]
Come raggiungerlo
A Castel Toblino (a 18 km da Trento) si giunge percorrendo la S.S. 45 bis della Gardesana Occidentale nella cosiddetta Valle dei Laghi.