«L’anno secondo, secondo mese dell’inondazione, giorno 17, il governatore Neferrenpet venne da Waset con il maggiordomo del re Hori e con il maggiordomo del re Amonkha, figlio di Tekhy… per cercare un luogo per scavare la tomba di User-Maat-Ra Setepenamon (Ramses IV).»
La tomba, preservata da infiltrazioni di acqua piovana e pertanto in buone condizioni, doveva essere ben nota dall'antichità come dimostra l'elevato numero di graffiti, specie di epoca greco-romana, che si possono rilevare sulle sue pareti (oltre 600).[3]
Non risultano registrazioni relative al suo svuotamento e l'unica notizia documentata risale a John Gardner Wilkinson, che la visitò nel 1825-1828, che rilevò la presenza di non meglio precisati corpi in un recesso, vicino alla camera funeraria, indicati come probabilmente appartenenti al Terzo periodo intermedio dell'Egitto.[2]
Lavori di svuotamento, sia pure parziale, vennero successivamente eseguiti da Edward Russell Ayrton, nel 1905-1906, e da Howard Carter, nel 1920; entrambi gli archeologi repertarono gran quantità di suppellettili funerarie: ostraka, ushabti, frammenti di faïence, di legno e di vasellame, alcuni recanti il nome di Ramses II, evidentemente utilizzati, in antico, come rudimentali attrezzi per lo scavo.[2]
Architettura
Sotto il profilo architettonico la tomba si presenta con la classica struttura delle tombe della XX dinastia, ovvero con tutti i locali disposti lungo un unico asse per uno sviluppo di circa m 90. Dalla camera funeraria, tuttavia, si diparte un breve corridoio che fa supporre che il disegno originale prevedesse una tomba molto più lunga e che, per motivi non noti, forse la morte prematura del re titolare, venne ultimata trasformando quella che originariamente doveva essere l’anticamera, nella camera funeraria vera e propria.[4] Di questa tomba esistono due planimetrie coeve alla sua realizzazione: un ostrakon oggi al Museo del Cairo, mentre la più famosa e completa, si trova oggi al Museo Egizio di Torino.[N 2][5]
Il sarcofago, a forma di cartiglio, è il più grande e pesante della Valle con i suoi quasi 4 m di lunghezza e 3 di altezza.[2]
La mummia del sovrano fu ritrovata, come molte altre, nella tomba di Amenhotep II (KV35) ove era stata trasferita, come rilevabile da un graffito dello scriba Penuamon: nell’anno sedicesimo di Smendes, 4 peret[N 3], giorno 11.[4]
Decorazione
La decorazione della KV2 è pressoché intatta: il primo dei passaggi contiene le Litanie di Ra e, per la prima volta nota, una parte del Libro delle Caverne; l’anticamera presenta capitoli del Libro dei morti e la camera funeraria testi di varia provenienza, sulle pareti dal Libro dell’Amduat, dal Libro delle Porte e sul soffitto dal Libri dei Cieli. I locali oltre il sarcofago sono decorati con scene dal Libro delle Caverne e da oggetti che dovevano essere stati qui depositati durante il rito funerario.[5]
Note
Approfondimenti
^Le tombe vennero classificate nel 1827, dalla numero 1 alla 22, da John Gardner Wilkinson in ordine geografico. Dalla numero 23 la numerazione segue l’ordine di scoperta.
^La planimetria, comunque realizzata a lavori ultimati, è in scala 1:28 e rappresenta con esattezza anche i quattro sarcofagi che racchiudevano il corpo del re. Molte parti della planimetria recano l’indicazione della destinazione dei singoli locali e le relative misure in caratteri ieratici.
^Peret è la seconda stagione dell’anno egizio, quella dell’emersione della terra dopo l’inondazione, corrispondente al periodo 27 dicembre-25 aprile. Le altre due stagioni erano Akhet (inondazione dal 29 agosto al 26 dicembre) e Shemu (raccolto dal 26 aprile al 28 agosto.