Tagliata in una piccola wadi, dotata di ingresso monumentale, vi predomina il colore giallo dell'oro di cui si riteneva fosse fatta la carne degli dèi.
Accessibile e conosciuta fin dall'antichità non attrasse mai particolarmente i ricercatori archeologici e venne per la prima volta svuotata negli anni '50 del '900, ma non esistono testimonianze relative a tale intervento; in tale occasione, verosimilmente furono scattate fotografie dei rilievi a cura di Alexandre Piankoff[2][3]. Il primo scavo sistematico e completo risale al 1983-1984, a cura di Edwin C. Brock[4].
La tomba, molto malridotta, è costituita da un'entrata, un corridoio, una camera sepolcrale in cui si apre l'accesso ad una piccola camera secondaria (tutti i locali disposti lungo un unico asse come tipico delle sepolture della Valle dei Re risalenti alla XX dinastia)[2]. Nella camera funeraria si trova un sarcofago in pietra, non terminato, capovolto che, verosimilmente, proteggeva il sarcofago in legno del re la cui mummia non è stata ancora rinvenuta. In tal senso, quattro coppe in faience recanti il nome di Ramses VII furono rinvenute nei pressi della cache[N 2]DB320 e si suppone che tale possa essere stata la destinazione del corpo, ma non si hanno riscontri certi nel senso[5]. Il sarcofago in pietra reca immagini, leggermente incise e dipinte in verde, delle dee Iside, Nefti e Selkis, nonché dei quattro figli di Horo.
I rilievi del corridoio rappresentano: a sinistra una processione degli dei solari Horakhty, Atum e Khepri preceduti dal re; a destra la processione, preceduta sempre da re, di dei inferi Ptah, Sokar e Osiride, seguiti da alcuni capitoli del Libro delle Porte e del Libro delle Caverne. L'ingresso della camera funeraria è preceduto dalla rappresentazione della dea Uerethekau, protettrice dai pericoli dell'oltretomba e dalle due dee Sekhmet e Bastet[N 3]. Le pareti interne dalla camera funeraria recano brani del Libro della Terra, mentre il soffitto vede la duplice rappresentazione della dea Nut e di alcune costellazioni dello zodiaco egiziano.
Nella KV1 si trova il graffito più antico della Valle databile al 278 a.C.
Note
Annotazioni
^Le tombe vennero classificate nel 1827, dalla numero 1 alla 22, da John Gardner Wilkinson in ordine geografico. Dalla numero 23 la numerazione segue l’ordine di scoperta.
^Si indica con tale termine un deposito in cui, per quanto attiene alla Valle dei Re, vennero trasferiti, in antico, i corpi di alcuni faraoni per sottrarli alle ruberie e alle depredazioni delle mummie per sottrarne gli amuleti nascosti tra il bendaggio.
^Rispettivamente dee della guerra e dell'amore. La dea della guerra, rappresentata da una leonessa, secondo un antico proverbio egizio, si trasforma in Bastet, la dea dell’amore, per chi conosce le giuste formule magiche: Non si conosce Bastet se non si conosce Sekhmet.